STORIE/FALCIDIA Non rimase pietra su pietra; e un vastissimo spazio desolato si presentò agli occhi laddove si era innalzata la superba torre di Babele dello sport calcistico. stessa, l'antica, disusata, spettacolare pratica della defenestrazione : attuata ora per lo più in beffarda analogia con i modi dello sport esecrato, secondo la tecnica dei calci di rigore sui corpipalloni da scagliare di piede nel vuoto, il più lontano possibile. Per l'intera città- vie, piazze, abitazioni - si scatenò una dispersa e furibonda èaccia libera all'uomo. Sulla base delle indicazioni diligentemente seppur occultamente raccolte durante i giorni della dura cattività, e quindi formalizzate-nelle ultime liste di proscrizione, gli uomini miti e sottomessi che avevano ingozzato in silenzio tutta la fecci<l'delcampionato, braccarono come segugi, in ogni luogo, i tifosi più accaniti e notori: dalle cantine alle terrazze sui tetti, ai nascondigli tra i ruderi antichi fin nei confessionali e nelle cripte delle chiese ad orario notturno di Adorazione Perpetua. E senza pietà ogni sportivo raggiunto fu massacrato financo sui gradini degli altari o abbracciato alle statue dei Santi, senza riguardo alcuno né al sesso né ali' età, in una sorta di rivisitazione di bibliche stragi, di leggendarie carneficine. Perfino non pochi bambini in età tenerissima - già visti sventolare bandierine dai loro carrozzini infantili, o uditi ripetere con voce stridula gli slogans appresi dai loro padri - furono uccisi crudelmente, ghermiti per i piedini, roteati velocemente e scagliati contro i muri prima bruttati di scritte sportive ed ora di sangue e di materie organiche in grumi ripugnanti. Alcuni infelici, distintisi particolarmente nel produrre l'ingrato frastuono delle tròmbette a gas mangiaozono, proprio con quelle trombe stesse furono enfiati come otri fino allo spasimo, da sopra e da sotto; e fatti crepare come palloncini libratisi troppo in alto nel cielo. Va da sé che ogni auto che esibisse ancora i simboli del funesto campionato venne sfasciata, rovesciata, data alle fiamme; e così furono devastati tutti i negozi.che avevano addobbato le loro vetrine di emblemi patriottico-calcistici. In alcuni casi vi trovaronÒ la morte anche i proprietari, intervenuti in disperati tentativi di difesa. Per citarne uno fra tanti, il padrone di una rinomata pizzicheria fu strangolato con i filari delle sue celebri salsicce; altri furono soffocati nei banli di pesce salato o sott' olio; alcuni, legati e cosparsi di miele, furono gettati in pasto alle formiche ingolosite dal profumo di nettare. Né meno spaventose le tragedie che si consumarono nel chiuso delle pareti domestiche: la moglie che con un pesante martello confisse ·un grosso chiodo nella tempia del marito immerso nel sonno; o quel ragazzetto che sgozzò freddamente nei loro letti quasi tutti i suoi familiari, ardenti tifosi della prima ora. Così, fratello contro fratello, padre contro figlio, sposa contro lo sposo, amante contro l'amante, in ùna sequela di eventi tremendi, orrorosi, inumani. Gli uomini miti, ormai travolti dall'odio e dalle erinni della vendetta, procedevano sveltamente e metodicamente nella loro carneficina, silenziosi e implacati, come silenziosi e sottomessi erano stati per un tempo per loro infinitan:iente lungo. Al massimo si scambiavano, quando'era necessario, brevi richiami, rapidi indicazioni di successivi appuntamenti di morte, e a bassa voce si tenevano in contatto via radio con gli altri gruppi in azione in altre zone della città. Al termine di quella notte interminabile - mancava ormai poco al primo sorgere dell'alba - tutti i ribelli convennero da ogni parte intorno all'enorme mole dello Stadio Olimpico, pronti a conquistarlo come una fortezza munita. Si arrestarono · muti, preda di una tensione insostenibilè, a una cinquantina di metri dal gigantesco· edificio. Dopo qualche minuto di alto, tragico silenzio, vidi la mia figura che si gettava avanti di slancio, incitando con cenni imperiosi all'assalto finale, alla presa di quella Bastiglia del pallone. Tutti avanzarono di corsa, sempre più velocemente, armati di pesanti travi·come di arieti, di arpioni e di corde come per un arrembaggio, di scale mobili e multiple come nell'ultimo atto di un epico assedio, frombolando tutte le pareti vitree con proiettili di ogni genere. Ma lo stadio era vuoto e spalancat9, indifeso; sicché, dopo un attimo di sconcerto, abbattuti i pennoni delle bandiere, ebbe inizio un brulicante lavoòo di demolizione sistematica.' Le strutture in cemento armato furono infine fatte saltare con cariche dirompenti di esplosivo. Non rimase pietra su pietra; e un vastissimo spazio desolato, irto di minanti macerie, si presentò agli occhi laddove si era innalzata la superba torre di Babele dello sport calcistico. Il piccolo Hans Direttoresponsabile d llarivista è SergioFinzi. Laredazione è compostad SergioFinzi,VirginiaFinzi Ghisi,GiulianoGramigna,ErmannoKrumm,Moreno Manghi,MarioSpinella, ItaloViola. Neisuoi16anni_divita IlpiccoloHans hamantenuto un orientamento costante, viavia·_arricchendolo eprecisandolo.Tematicafondamentale è lapsicoanalisi, siane, suoiaspettieorici,ch_eneisuoiaspettistorici, lungouna mappache,a partiredaFreud,passaperFerenczi, Hermann,Lacan,Bion,MelaniaKlein,Winnicott. Magli interessidellarivistasonoancherivoltiallalinguistica, allaletteratura,llescienzenaturali,alleartivisive, all'architettura. · Apartiredaln.69larivistaescepressolacasaeditrice Moretti & VitalidiBergamoed è distribuita d Giunti. Il primonumerodellanuovaserie,dedicatoa Leforme estremedell'amore, è inlibreriadaquestoaprile;glialtri trenumeridiquest'annosarannodisponibili a partire rispettivamente dagiugno,tto6redicembre. 91
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