SCIENZA/FODOR Da domande sulla natura sui mev,i computazionali dovrà emergere un 'immagine dell'architettura della mente. e io penso che abbia sostanzialmente ragione - che vi siano due problemi ai quali occorre dare una risposta naturalistica. Il primo è: perché i pensieri possiedono le conseguenze causali che hanno, qual è la giusta teoria causale delle catene di pensieri e come i pensieri danno luogo ad azioni? Secondo Hume, la giusta risposta è data dalle leggi dell'associazione, mentre noi pensiamo - o perlomeno io penso- che la giusta risposta deve essere data in ternùni di processi e computazioni sintattiche. L'altro problema è: come mai i pensieri possiedono il contenuto che hanno? Per Hume i pensieri sono immagini. Questa risposta però non è corretta. Infatti noi non avremo una-teoria naturalistica · degli stati mentali finché non sapremo spiegare il loro contenuto come spieghiamo le loro conseguenze causali. Ciò che mi sembra interessante nel calcolatore come modello psicologico è che sembra render conto di come è possibile che i pensieri abbiano le loro conseguenze causali in un modo che spiega esattamente perché l.~catene di pensieri sembrano così simili a inferenze. Ciò accade perché essi sono strutturati esattamente come le inferenze. Sono trasformazioni su simboli che dipendono da proprietà della forma di questi ultimi e dalla relazione fra la loro forma e il loro contenuto. Ma perché questa insistenza sulla necessità di dare una spiegazione naturalistica della mente? Perché si preoccupa tanto difon:zire unapossibile riduzione fisicalisticadei processi mentali? Stiamo cercando di rendere la psicologia una scienza rispettabile, e penso che una scienza rispettabile sia correlata con ,le scienze fondamentali àllo stesso modo in cui lo sono, per esempio, la geologia, la metereologia, o la biologia. Di che relazione si tratta? Una scienza non fondamentale, una scienza rispettabile, deve poter dire in modo fisicalista sotto quali condizioni le proprie leggi sono soddisfatte. Negli ultimi quarant'anni gli studi sul linguaggio naturale si sono sviluppati in un modo quasi casuale, tranne alcune eccezioni, come il programma chomskiano. Chi cerca di ricostruire un frammento d'inglese alla Montague, chi cerca di fissare, a mondi possibili, il comportamento degli operatori modali nella semantica e così via. Pochi si chiedono quali sono le conseguenze dei metodi e degli strumenti utilizzati, per esempio, per quanto riguarda la loro compatibilità con un modello della mente. Se cercassimo di stabilire dei criteri di adeguatezza per una teoria del significato delle lingue naturali, perché non imporre direttamente la seguente condizione: una teoria del significato non deve essere in contrasto con l'esistenza di un linguaggio del pensiero? In altre parole, a . fianco di altre condizioni di adeguatezza (per esempio, condizioni di apprendibilità), si potrebbe richiedere che una semantica non utilizzi strumenti troppo potenti, o contrastanti, con l'ipotizzabile struttura del linguaggio del pensiero. Cosa ne pensa? La sua proposta è un po' fuorviante. Se accetta l'ipotesi del linguaggio del pensiero, allora nel se·nsodi Montague, o Barwise e Perry, o di chiunque lavori nel campo della semantica standard, non esiste semantica per il linguaggio naturale. Comprendere il linguaggio naturale significa tradurlo nel linguaggio del pensiero, un'operazione sintattica, dal mio punto di vista. V'è una semantica per il linguaggio del pensiero: questo è il linguaggio che ha una semantica, mentre tutto il resto ha delle proprietà semantiche solo in sensq derivato. V'è una semantica per il linguaggio del pensiero, ma non è essa stessa rappresentata mentalmente: è una teoria della relazione fra la mente e il mondo. La nozione primitiva di questa semantica si riferisce ai concetti di soddisfazione, verità, o riferimento, o forse di condizione di verità. È precisamente per render conto di queste nozioni cl'\e occorre una semantica naturalistica. Prenda, per esempio, l'italiano. La sua sintassi deve essyre psicologicamente sensata. Perché? Perché specifica le proprietà che determinano il fatto che un singolo elemento (token) è un elemento di un certo tipo (type) enunciativo, ed è ragionevole pensare che per comprendere ima singola espressione italiana occorre conoscere il suo tipo. Così, data una ragionevole idealizzazione, questi livelli di rappresentazione linguistica sono simili al modo in cui il calcolatory lavora con un linguaggio. Ma in questa otti_ca non esiste alcuna computazione della rappresentazione semantica di un enunciato italiano; v'è solo il problema di tradurre l'enunciato nel linguaggio del pensiero, è non v'è bisogno di comprendere il linguaggio del pensiero: lo si usa. Così la teoria di questa semantica è la teorja di come la mente è correlata con il mondo, e questa, di nuovo, non è rappresentata nella testa di nessuno, se non in quella di Dio. Spiego lo stesso punto in un altro modo. Nella mia teoria il pensare si sviluppa così: le proprietà sintattiche degli enunciati - rappresentazioni di proprietà sintattiche - hanno un ruolo causale nel pensiero. La rappresentazione che la teoria semantica produce delle relazioni fra il linguaggi.o e i suoi modelli non ha affatto un ruolo causale nel pensiero. Essa dice solo come devono essere le relazioni tra la nostra mente e il mondo affinché certi stati del mondo contino come condizioni di verità per un pensiero. Dunque la semantica, in questa impostazione, si rivela un tipo di scienza molto diversa. I suoi legami con la psicologia sono differenti rispetto a quelli che hanno sintassi, fonologia o altri classici aspetti linguistici. Dunque la sua teoria lascia anche aperta la possibilità di cambiamenti radicali nel nostro sistema di concetti. Dopo tutto, non è plausibile che la relazione fra noi e il mondo sia fissata una volta per tutte, e questo è stato sottolineato da molti filosofi della scienza. Nella sua impostazione, ilfatto che le parole siano usate per convogliare-il contenuto semantico che effettivamente hanno non è una proprietà intrinseca del linguaggio. L'evoluzione della storia dipende dalla relazione fra la mente e il mondo, ed è possibile che essa cambi. . Sì, d'altra parte, però, può anche darsi che la relazione fra la mente e il mondo debba essere considerata fissa e in un certo senso inalterabile. So che sembra strano a molti, ma a me sembra inevitabile: l'insieme delle ipotesi scientifiche che siamo capaci di produrre è geneticamente determinato, e naturalmente non contiene necessariamente la "vera scienza". A me sembra che questo sia possibile, anzi, necessario quando si pensa all'esistenza di un sistema di rappresentazioni in cui i 'processi di pensiero hanno luogo, e il cui potere espressivo è fisso. Se ciò è vero, allori:iè inevitabile il fatto che noi potremmo non avery una capacità rappresentativa a esprimere delle verità scientifiche. Dopotutto, pensiamo che ciò sia possibile per altre specie. Un 'ultima domanda. Che cosa pensa sia ·centrale per il suo programma? Quali sono gli aspetti che ora sta sviluppando, e che 83
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