Linea d'ombra - anno IX - n. 60 - maggio 1991

INCONTRI/BANVILLE A me non verrebbero mai in mente i romanzi di Eco, perché il mio stile è molto migliore! Non so se c'è un nuovo filone letterario ma certamente c'è una nuova tendenza del mercato editoriale, basta andare alla Fiera di Francoforte e vedere quanti rampolli di Umberto Eco sono reclamizzati nei vari stand. Successe la stessa cosa a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta con il realismo magico di Garcia Marquez dopo la pubblicazione di Cent'anni di solitudine. Un fenomeno nefasto, il realismo magico si fonda sulla cattiva coscienza del romanziere che riesce a conciliare l'abbandono lirico e fantastico con l'impegno politico. Mi sembra che Eco abbia inventato un genere disonesto artisticamente come il realismo magico. Eco invece è un grande critico, un vero artista della critica. Il mio amico John McGahem, che è uno dei nostri più grandi scrittori, una volta ha detto che il romanzo è una forma poetica, perché c'è la prosa e il verso e poi c'è la poesia che può essere irr prosa o in versi, ma, quando c'è, è inconfondibile. Non c'è neppure un granello di poesia nei romanzi di Eco, mentre la poesia abbonda nei suoi saggi. Purtroppo i romanzi di Eco e quelli che stanno uscendo ora alla maniera di Eco sono diventati un fenomeno editoriale. Questo è un problema che mi fa molto infuriare. C'è un legame tra Nightspawn e A Book of Evidence? Si tratta di rivisitazioni del "detective nove!"? E di che altro? 2/91 Mohandas K. Gandhi / Martin Buher / Judah L. Magnes Devono gli ebrei farsi massacrare? Un carteggio di straordinaria attualità fra il padre del pacifismo contemporaneo e due maestri del pensiero ebraico. 78 L'opera di uno scrittore è costituita di tanti volumi distin'ti, ma ovviamente collegati in un'disegno più vasto. Penso che The Book of Evidence sia un'opera molto più seria, anche dal punto di vista formale: Nightspawn era l'espressione di una profonda sfiducia e di un disgusto sentimentale per la forma stessa del romanzo. Non è un grande libro, ma per me è molto importante perché mi è servito per porre alcuni punti fermi nella mia riflessione sul romanzo come genere letterario. Ero molto influenzato da Beckett, come tutti. Beckett è il nostro più grande prosatore. Ma mi fa piacere credere che ci sia un legame tra i due romanzi. f'er The Book of Evidence i critici hanno ricordato Lolita e Dottor Jekyll. Nel romanza lei sembrçi rimanere in bilico tra l'idea della storia e quella dell'intervento umano che modifica.il corso degli avvenimenti. Che cos'è un omicidio se non una interferenza umana sul corso di un'altra vita? · Non ci avevo mai pensato. È molto interessante. Un omicidio . è un'opera d'arte? No, direi proprio che è il contrario, almeno in The Book of Evidence il delitto è la cosa meno importante, no'n solo per Freddie Montgomery, ma anche artisticamente, Se c'è una morale - e io certamente non ho scritto il libro con una morale - ma se c'è una chiave di lettura, essa è che i1delitto non è neppure volontario, è piuttosto ilfallimento dell'immaginazione. Il protagonista non riesce a vedere la donna, un altro essere umano come reale e questo gli permette di prenderla a martellate in testa. Nella riduzione cinematografica del romanzo Freddie dice: "Non ci avevo fatto caso. È stato come imbattersi in qualcuno per ia strada, quando si sta pensando intensamente ad altro". È un crimine totalmente preterintenzionale. Lei ·ha pubblicato sull'"lrish Times" nel 1989 una bella intervista con Claudio Magris in occasione della pubblicazione in Inghilterra di· Danubio. Sente una qualche affinità con lo scrittore triestino? Certamente sì, Danubio sembra un lib o di viaggio, una riflessione filosofica, in effetti è un libro di poesia. lmomenti più belli sono i piccoli episodi privati. Nella mia recensione, di cui Magris fu molto soddisfatto, dicevo che il romanzo non celebra nazioni, né propugna idee, ma piuttosto celebra la gente. È quello che vorrei fare io nei miei romanzi e ho fatto la stessa .scelta stilistica di Magris: sono i dettagli che contano. Sono i particolari che rendono Lo lita un'opera d'arte, non l'intreccio. Lo lita è nelle parole stesse di Nabokov "la creazione dell'America" e quell' enorme,.stupendo continente non è stato mai·raccontato con più amore che nel romanzo di Nabokov. L'ultima domanda èfin troppo ovvia: quali scrittori italiani conosce e apprezza? Innanzitutto bisogna dire che gli editori inglesi e americani non si preoccupano affatto di tradurre opere di scrittori europei. Specialmente Londra è diventata, sé fosse possibile, ancora 'più chiusa e insulare nell'epoca thatcheriana. Recentemente, oltre a Magris, ho letto Kafka e Tolstoj di Pietro Citati. Ho letto Antonio Tabucchi, che mi interessa. A giugno dell'anno scorso, quando era in Irlanda, ho intervistato Moravia, che ammiro, ma che non amo. Mi piaceva di più come saggista. Debbo ammettere éhe conosco troppo poco la letteratura italiana contemporanea.

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