inglese ha tratti caratteristici particoldri. Se lo si paragona a,lla letteratura inglese, al modo di scrivere inglese, rivela, per dirla in breve, un approccio celtico che è molto diverso da quello inglese. Ma mentre queste caratteristiche esistono, esse non · creano necessariamente una letteratura nazionale." Vi,wle spiegarci cosa intendeva dire con ciò? In Irlanda ci sono stati scrittori grandissimi, Yeats, Joyce, Shaw, Synge, Wilde, ma un gruppo di grandi scrittori, di grandi personalità individuali non costituiscono una tradizione. In un certo senso rendono la vita difficile a chi viene dopo di loro. Ci sormontano come statue terribili che· occhieggiano dietro le nostre spalle. Sarebbe certamente più facile avere una grande tradizione, come quella del romanzo ottocentesco inglese, a cui adeguarsi o a cui reagire. Per quanto riguarda iLromanzo - escludendo naturalmente Joyce e Beckett - abbiamo alcuni. , novellieri come Frank O'Connor che avevano una visione sentimentale dell'Irlanda che io rifiuto. Nel 1980 in un'altra occasione lei ha detto che "la colonizzazione dell'Irlanda è stato un male, ma ilfenomeno della letteratura anglo-irlandese è stato un bene ... L'imposizione dell'inglese - uno strumento linguistico pragmatico e razionale - sulla griglia dei ritmi del gaelico e - fatto più importante - sulla particolare sensibilità obliqua degli irlandesi ha prodotto una lingua al tempo stesso meravigliosamente espressiva e poeticamente imprecisa." Il suo primo romanza "irlandese" Birchwood inizia con le parole "Sono, dunque penso" che riaffermano la condanna della vita umana al logorante lavorìo dellamente. Uncapovolgimentodelmottocartesianoallamaniera di Beckett. E con B.eckett viene alla mente il motto di un altro irlandese, ilfilosofo Berkeley con il suo Esse est percipi. La vita umana condannata alla mutevole imprecisione dei sensi. In che cosa consiste la "particolare sensibilità obliqua degli irlandesi"? . Sono convinto che le più fertili interpretazioni del pensiero filosofico da parte degli artisti sono state le interpreta?-ionierronee. È molto più creativo sbagliare. L'imposizione della lingua inglese ha creato una nuova armonia, generata dal contrasto, una musica irlandese; Prendiamo Joyce e Beckett. Il primo è senza dubbio uno scrittore cattolico. È uno scrittore il cui lavoro si deve vedere sulla pagina. So che Joyce diceva che la sua opera doveva essere detta, cantata, ma io non ci credo, la sua è l'opera di uno scrittore cresciuto nella tradizione cattolica, guelfa di Sant' Agostino e di San Tommaso, i pragmatici, i creatori dei sistemi interpretativi. Mentre se consideriamo l'opera di Beckett, vediamo che è molto più retorica. Quella sì che va letta a voce alta, c'è una costante. · cadenza biblica, perché Beckett era protestante e i protestanti, a differenza dei cattolici, sono sollecitati a leggere la Bibbia. Si crede che Beckett sia stato l'erede di Joyce, invece erano due scrittori completamente diversi. Quando si parla di tradizione letteraria irlandese, si deve sempre tener conto della molteplicità degli elementi costitutivi: la tradizione culturale cattolica apostolica romana e quella protestante anglicana. Non vorrei sembrare nazionalista ma Dublino culturalmente è sempre stata una capitale molto più cosmopolita di quanto non sia stata e non sia ancora oggi Londra. La letteratura irlandese è una letteratura europea prima che una letteratura nazionale, anche quando era in gaelico. INCONTRI/BANVILLE I letterati, i poeti che scrivevano in gaelico avevano studiato nelle università di Salamanca, di Parigi, erano stati a Roma, avevano contatti con tutta l'Europa. Voglio dire che, benché la società irlandese sia sempre stata una società chiusa, i letterati che essa ha prodotto guardavano all'Europa. Questo spiega perché la classe politica del nuovo Stato, dopo l'indipendenza dall'Inghilterra, abbia avuto paura della letteratura fino a imporle una rigida censura per molti decenni. Molta gente liquida il fatto dicendo che la censura dello Stato Libero d'Irlanda prima, negli anni Venti, e quella della Repubblica fino agli anni Settanta fu una vera follia, un fenomeno kaflàano. Non è così. La censura fu il prodotto della filosofia politica di gente come De Valera, che voleva conservare una società semplice, una società che avrebbe dovuto· avere una disciplina simile a quella delle società fasciste. Fu una filosofia politica di stampo fascista senza fascismo. Un fatto molto interessante e molto più complesso di quanto· si crede. Ed ebbe successo, ancora oggi abbiamo una società molto chiusa perché · non si esercitò la censura solo sulla letteratura, ma anche sui costumi. Un fenomeno molto diffuso, ampio, variegato di cui ancora non è stato fatto uno studio serio. Tornando alla letteratura, in una precedente intervista lei ha rifiutato la teoria di Aldous Huxley della "musicalizzazione" del romanzo e cioè la tendenza a conformare le strutture narrative a quelle della musica. Nei suoi romanzi c'è un continuo riferimento alla tradizione pittorica, Botticelli, Leonardo, Michelangelo e ora in A Book of Evidence, la pittura olandése, c'è inoltre una qualità pittorica nella sua scrittura. Si può nel suo caso parlare di una "pittorizzazione" del romanza? Il Book of Evidence è interamente basato su quello che lei ha chiamato "pittorizzazione": è una presentazione spettacolare, visiva. Il protagonista, l'estensore della deposizione scritta, Freddi e Montgomery sembra dire costantemente: "Guarda che spettacolo mi ha presentato il mondo." Doctor Copernicus è invece interamente basato su forme musicali, c'è un capitolo di variazioni, . ci sono fughe. Questi sono i misteri del metodo di lavoro. Una volta qualcuno chiese a Joyce perché si era preoccupato di creare quel sistema elaborato di corrispondenze omeriche. Rispose che era solo un modo di lavorare, che è. una risposta molto più complessa e interessante di quanto sembri. Quello che intendeva dire era che lo scrivere è un fatto arbitrario. Ogni scrittore serio arriva a un punto in cui può dire: "Adesso ho imparato a fare quello che facevano i miei predecessori, e ora?" Quandò ho scritto Birchwood - mi piaèe in questo caso chiamarlo, come ha suggerito lei, il mio romanzo irlandese - mi sono posto il problema se andare avanti e io che direzione, se dovevo riscrivere altre versioni della stessa cosa, come ha fatto Beckett. Nel saggio su Proust Beckett ha detto che l'unico modo di progredire è in profondità. Questa è un'altra fondamentale differenza tra lui e Joyce. Joyce scelse di allargare, ampliare il campo all'infinito e cessò di essere un artista, divenne un'altra cosa, un creatore di miti, ma non più uno scrittore. Mentre Beckett scelse la via dell'arte, quella di rifinire all'infinito. Ora se Joyce è l'ampiezza e Beckett la profondità, cosa rimane a noi? Ma tornando alla impalcatura omerica di Ulysses, arrivato a pagina 50 Joyce si era reso conto che andando avanti così avrebbe 75
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