Linea d'ombra - anno IX - n. 60 - maggio 1991

dicesti io non volli venire e fu per questo che ci lasciammo. - Ed è anche per questo che sono qui, ora, Luisa. Io ho sempre desiderato ... Lei continuò senza ascoltare: - Molte volte, più tardi, mi sono pentita di non essere venuta con te a Sintra, quel giorno. La vita mi ha insegnato che quello, in fondo, è poco e molto importante allo stesso tempo. Credo che non sia questo che aspettavi che ti dicessi, ma è la verità. Ti ho aspettato per anni, Duarte. Non ricordo più quanti, ma sono stati tanti. Vivevo per mesi col pensiero dei quindici giorni che saresti venuto a passare'coi tuoi genitori. Forse questa è la volta buona, dicevo a me stessa. Ma non era mai. Tu arrivavi e partivi, era come se mi passassi accanto senza vedermi. Una volta c'incontrammo per le scale di casa tua e manco mi riconoscesti. È vero, però, che io ero irriconoscibile, ero stata malata. Stavo per darti la mano ma tu chinasti il capo, molto cerimonioso. Ricordo che quel giorno piansi molto e passai la notte accorgendomi che la mia vita era stata un fallimento per colpa tua. Avrei compiuto trent'anni due mesi dopo. I trent'anni sono molto tristi, molto deprimenti per le donne che rimangono zitelle ... Io ero rimasta zitella per aspettarti e m'ero dimenticata di aver diritto a un marito, a dei figli, a· un 1 esistenza normale. Quella notte decisi di pensare a me, di seguire un'altra strada, d'interessarmi a qualcuno. Forse l'amore nelle donne è più elastico, più passivo che negli uomini ..Loro scelgono; noi., qual:ìi sempre, finiamo per volere bene a chi ci ha scelto. Penso d'avèr voluto molto bene a Francisco ... - Credi?. - Sì. Gli anni passano e noi perdiamo la certezza delle cose. Sono già quattro anni ... Non so più bene cosa ho pensato e cosa ho provato. Lui era sposato ma viveva separato dalla moglie. Voleva STORIE/CARVALHO divorziare per sposarmi. Sono sicura che l'avrebbe fatto. Purtroppo è morto, in un incidente. La nostra relazione è durata quasi un anno. Ne ebbi un grande dispiacere e pensai di suicidarmi.· Si strinse nèlle spalle. - Ma sono qui, davanti a te, a prendere il tè. Scese il silenzio. Duarte le chiese: -E poi? - Poi ce ne fu un altro. Uno più giovane di me. Aveva un carattere difficile, complicava l'esistenza in un modo morboso. Tutto finì da sé, senza che nessuno di noi avesse fatto nulla. Ho sentito dire che si è sposato, che è andato in Africa. Ed è tutto. Era solo questo che volevo dirti. Perché mi guardi Duarte? Lui azzardò: -Senti, io ... Si fermò all'improvviso a metà della frase, senza finire. Luisa sorrise. Era un sorriso appena abbozzato, senza allegria , che non 1~arrivava agli occhi. Infine si alzò, prese la borsa senza smettere di sorridere e di guardarlo. - Lo sapevo. È divertente, Duarte, ho passato la vita sapendo le cose prima ancora che me le dicessero. Sapevo che prima o poi tutto ciò sarebbe accaduto. È strano, non trovi? Grazie per il tè. È · stato meglio non aver messo il cappello di piume. Non ne sarebbe valsa la pena ... - Senti, Luisa ... Sentire cosa? Dire cosa? Lei stava uscendo, a testa alta, in fretta, quasi di corsa fra i tavoli e stava già perdendosi tra la gente per la strad~. Duarte, quella settimana stessa, partì per Parigi. Copyright Maria Judite de Carvalho 1959, 1989. ERRATA Nel numero 58 abbiamo attribuito per errore la traduzione del racconto di Stig Dagerman a Fulvio Ferrari, mentre è di Gino Tozzetti. Ce ne scusiamo con entrambi. non mi metto a competere con loro faccio finta di niente e !'.imbavaglio poi li copro di stracci e li strapazzo ma passa via compatto e maniacale e reca oltraggio volgendosi a chi muore: -Avanti con la vita, su, coraggio! Alcune delle poesie di Patrizia Cavalli apparse nello scorso numero sono state afflitte da vari refusi, imperdonabili nel caso della poesia. Le riproponiamo scusandocene con i lettori e l'autrice. * * * È predisposto per i miei risvegli un rigido paesaggio dove non trovo immagini o pensieri ma lugubri-e modesti ragionieri. Ai bordi del mio sonno a sentinella sempre a quell'ora vengono a cercarmi decidono che è l'ora della sveglia. Contano gli anni subito e i terrori le perdite i guadagni: in mano loro il tempo è una fettuccia consumata la vita sembfa ormai persa per strada. In pieno giorno però io li confondo mi mostro sempre più smodata e futile. Moriranno anche loro, sì, che muoiano, canaglie stupide ignoranti, che ne sanno? Non sanno mica che sono io lo sbaglio: . * * * È a Roma è.di mattina è a casa mia è tra le undici e le undici e tre quarti, sale dal cuore e va fino alla testa si ferma sopratutto dietro gli occhi e poi scende e s'ingorga nella gola precipita feroce nel mio sesso, comincia Io sconcerto del dolore. Sarebbe amore se a concertarlo a.vessi qui il Maestro. * * * Quasi sempre chi è contento è anche volgare; c'è nella contentezza un pensiero che ha fretta e non ha tempo per guardare Chi è fermo nel dolore non frequenti gli allegri e disinvolti corridori · ma solo i passi lenti dei suoi uguali. Se una ruota s'inceppa e l'altra gira quella che gira non smette di girare ma avanza quanto può e trascina l'altra in una corsa povera e sghimbescia finché il carretto si ferma o sì rovescia. * * * Che sia questo quartiere? Che sia Roip.a? Che siano i Romani? Che siano gli italiani? Ma la noia, il cupore, i gruppetti! Tempo di guerra, di carestia, in famiglia si fanno i gruzzoletti. Ditta e terrore, terrore della Ditta, se non ti unisci alla falsa battaglia, sparisci subito, vattene in campagna.

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