Linea d'ombra - anno IX - n. 60 - maggio 1991

MANCATO INCONTRO · Maria ]udite de Carvalho traduzione di Maurizio Bevi/acqua In quegli ultimi dieci anni di vita all'estero il suo entusiasmo era assai diminuito e aveva perso molte delle speranze che ancora gli restavano. Ora tornav.a per la prima volta stanco e triste, più ancora completamente sfiduciato. Quando passò la frontiera s'accorse còn sorpresa di non provare più la felicità che aveva sentito o aveva creduto di sentire ogni volta che veniva, come adesso, a trascorrere le vacanze con la famiglia. In luogo di quella sensazione ne aveva avvertita un'altra, quasi fisica e quasi dolorosa tanto era riitida - quella di chi è ammalato ed entra in un ospedale, dove tutto è bianco silenzioso e pulitissimo, adatto a una cura. Duarte si lasciò curare. Forse, in fin dei conti, era meglio così. Ritornò alla sua vecchia vita, incredibilmente la stessa dopo tanto tempo, facendo il possibile per dimenticare l'altra, più recente, che cominciava a sembrargli sfumata e fluttuante, come sognata. Fece di tutto per riadattarsi, sebbene nel suo sforzo ci fosse una certa dose dell'abbandono e del '.'succeda quel che succeda" di chi si stende su un divano. La domestica, graziosa e sempre molto seria, gli portava ogni mattino la colazione. La madre, alle nove e mezza, veniva, di buon umore e fresca, profumata di saponetta, a baciarlo in fronte. Lui sorrideva alla madre e non sorrideva alla domestica. Era tutta una questione di cose da collocare al posto giusto, e con buona volontà pure. L'ambiente di casa gli stava facendo effetto, lo coinvolgeva come prima, era come se non ne fosse mai partito. Una casa dove tutto e tutti stavano dove dovevano stare, nel luogo che gli competeva. Era stato precisamente questo che, forse quindici o venti anni prima, gli aveva fatto venir voglia di fuggire lontano ma che lui ora, così sfiduciato, considerava in un certo qual modo confortevole e quasi dolce. Il padre continuava ad andare tutti i sabati in campagna, da una sorella vedova, a passare il fine settimana .. Luisa veniva la domenica a prendere il tè, ora senza la madi;e, morta quell'inverno d'angina. Era un'abitudine vecchia d'anni. Quanti? Lui aveva sempre evitato le abitudini o forse s'era abituato in seguito a non averne, non sapeva bene. Adesso, però, era come se s'arrendesse senza lottare. La prima domenica se ne stette in casa a guardare Luisa che trovò quasi interessante, quasi carina, e ad ascoltarne i silenzi, inaspettatamente pieni di ricordi. Quanti anni avrà avuto? - si chiese. Trel)tadue, trentatre? ... Sì, doveva essere così, quasi trentatre anni. Per quale motivo non si sarà sposata? Non era brutta, proprio per niente, a ben vedere ... Era ricca, e se questo semplificava perfino le situazioni difficili, figurarsi quelle semplici come la sua ... Ci sarà pur stato un motivo ... Qual era? Un amore non corrisposto? Ma era ancora una buona ragione, questa? Magari non era niente di tutto questo, forse lei'era solamente una di quelle donne fredde alle quali gli uomini non interessano, che, per meglio dire, non provano interesse per nulla, una di quelle donne che si lasciano vivere. Nei quindici giorni che ogni anno veniva a passare a Lisbona, Duarte l'aveva vista appena, sempre • frettolosamente, tra mille faccende dà sbrigare e gli amici che dalla mattina alla sera lo trascinavano da una parte e dall'altra. Solo adesso notava la grande differenza rispetto alla ragazza di diciassette o diciott'anni che aveva conosciuto, col trucco pesante e gli sguardi languidi, che impregnava le case in cui entrava di zaffate di profumo e con la quale aveva avuto un vago flirt senza conseguenze. La donna che gli stava davanti non aveva nulla della Luisa che aveva conosciuto. C'era una grande serenità nel viso allungato, dai lineamenti distesi, nei suoi grandi occhi castani che brillavano come una fiamma in assenza di vento. Il giorno dopo la madre gli chiese: - Non hai mai notato che Luisa h<,1un debole per te? -Cosa? - Proprio così. È chiaro. Lo sanno tutti, l'hanno sempre saputo tutti. Solo tu non te ne sei mai accorto. Ce l'ha da piccola, insomma, da ragazzina. Non te ne ho mai parlato perché sapevo che non volevi sposarti, ma ora... · Duarte la guardava meravigliato. Cosa voleva dire con quella storia? Aveva, per caso, deciso di farlo sposare con Luisa? Il che, a pensarci bene, non era cosa da far tanta meraviglia. Era tipico della madre uscirsene con le idee più inattese, già complete e ben organizzate dalla sua immaginazione fin troppo fertile. - Ti prevengo che non intendo sposarmi - dichiarò freddamente per stroncarle le possibili e più che probabili illusioni. - Invece dovresti farlo. La vita da studente che conduci ormai non ·si addice più alla tua età. Gesummio, non avere casa, vivere negli alberghi ... Luisa è una brava ragazza, sembra una persona d'altri tempi. Le piaci ... Se è seria? Come poche, puoi crederci. · Ma Duarte non volle sentire altro. Uscì di casa seccato, desideroso di fuggire, come una volta. Da tempo gli capitava d'infuriarsi ogni volta che la madre gli parlava della serietà di questa o quella.donna. C'erano molte cose in lui, ben nascoste, che reputava personali e che lo turbavano quando le sentiva chiare Disegnodi Almoda N~greiros (1930, do // Portogallo Milano, Elecla 1985) 71

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