Linea d'ombra - anno IX - n. 60 - maggio 1991

IL CONTESTO I confini dei curdi Tra Iraq e Turchia Pino Corrias Domenica 21 aprile, tre settimane dopo l'inizio del più imponente, drammatico e sanguinoso esodo umano della storia recente, truppe Usa sono entrate in Iraq per proteggere il popolo curdo massacrato dall'esercito di Saddam Hussein. Il primo campo de_ll'operazione "Provi de Comfort", i marines lo hanno fatto a Zakho, venti chilometri sotto al confine turco, la città che sino al 18 aprile era ancora in mano alla Guardia repubblicana. Nelle sue strade sono morti almeno 3 mila civili. Per conquistarle gli iracheni sono entrati legando i bambini vivi al muso dei tank. Tre giorni dopo, il 23 aprile, Saddam si incontra a Baghdad con i leaders curdi e dichiara che è disposto a concedere l'autonomia. Quel la stessa autonomia che una legge del 1970 già garantiva, ma che è.sempre rimasta solo sulla carta. Per l'ennesima volta i curdi "danno fiducia" e chiedono un ombrello protettivo di truppe Onu. Il 25 aprile gli iracheni si ritirano da Zakho e smilitarizzano una fascia di 35 kilometri. Quelle che seguono sono immagini, parole, storie, impressioni registrate nei giorni immediatamente precedenti all'intervento diretto di Usa, Gran Bretagna e Francia. Rifugiati curdi dopo il bombardamento di Zakho !foto di Morie Dorigny/ Rea/ Contrasto). Iraq del nord, valle di Sinat, a dieci chilometri dalla città di Zakho assediata, dopo una notte di pioggia passata nel campo •profughi a cercare di dormire raggomitolati davanti al fuoco sotto a un telone marrone che fa acqua, con il rumore dei colpi di mortaio sparati dalla Guardia repubblicana e portati fino a qui da raffiche di vento che li fanno rotolare come tuoni. All'alba, nella quiete del cielo azzurro, il verde dell'erba ghiacciata si riflette in microscopici frammenti di specchio e uno sbuffo di vapore accoglie il sangue viola e caldo dell'agnello che cola allargandosi in una pozza dondolante. L'agnello ha gli occhi acquosi e le zampe sottili. Trema. Il pastore che gli ha appena tagliato la gola dice: "Muore in fretta, non si accorge del male. Muore prima". I bambini -venuti fuori da queste tende straccione indurite dal freddo della notte - con le facce ancora piene di sonno, i piedi nudi, i pantaloncini sporchi, stanno intorno a guardare questa minuscola morte istantanea. Questa morte senza importanza che si consuma in silenzio e poi finirà a bollire. Nella valle di Sinat, in mezzo agli accampamenti a perdita d'occhio dei curdi in fuga, è il gesto ostinato della vita a prevalere sull'immobilità della morte. È il disordine della sopravvivenza a vincere la compostezza dei corpi morti assiderati. È il rumore dei bambini che stanno davanti ai grandi fuochi o intorno a un agnello che diventa cibo, a coprire il silenzio dei bambini che ogni mattina gli adulti seppelliscono ai bordi del campo. 5

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