Linea d'ombra - anno IX - n. 60 - maggio 1991

STORIE/CARY poliziotto, continuò, "Che cosa vuole? Perché dovrei rispondere alle sue domande?" Il poliziotto, un omone della West Country con la faccia rossa, rispose, in tono di disapprovazione, e di scusa, che non gli aveva fatto alcuna domanda. Aveva l'elmetto in mano, appoggiato allo stomaco, come un timido ansioso di tener occupate le mani. Tom si accorse subito che quei modi gentili, esitanti, erano pura affettazione. Assurdità ipocrite. Disse brevemente, "Be', non me le faccia, allora, perché non ho intenzione di rispondere." "Bene, signore," disse il poliziotto. "Senza offesa, spero." E se ne andò. Perfino il gesto con cui, girando l'angolo, alzò il mento e si mise in testa l'elmetto, irritò Tom. Sembrava carico di tutta quella sicurezza dell'autorità, di tutta quella calma superiorità del potere, che tanto offende il privato cittadino. Tom salì in camera sua in preda alla furia, e cominciò a far la valigia. Doveva andarsene immediatamente. La cosa ·che lo faceva infuriare era l'idea di essere stato seguito, spiato. Louie doveva essere andata alla polizia. Che diritto avevano di perseguitarlo a quel modo? Non aveva fatto niente di male; in realtà stava solo. cercando di fare proprio la cosa più giusta, la cosa più sensata. Senza dubbio, Louie era offesa; forse ferita nell'orgoglio. Non voleva che gli amici venissero a sapere che il suo Nello City di Londra (foto di Benoit Decoux/Reo/Controsto) 64 matrimonio era fallito. Ma ora, se la cosa fosse diventata di pubblico dominio, sarebbe stata solo colpa sua. Lui aveva fatto tutto il possibile per evitarlo. Suonò il campanello per chiedere il conto prima di ricordarsi che non funzionava; nessuno dei campanelli funzionava. Ma quasi subito apparve una cameriera, come per telepatia. Guardò sorpresa la valigia di Tom, piena a metà, e disse che la colazione era pronta e che di sotto c'era una persona che lo aspettava. "Qualcuno che mi aspetta?" chiese Tom. "E chi?" "Nella sala da pranzo, signore ... un uomo." "Che tipo di uomo?" La cameriera non lo sapeva, e sembrò stupita dalla domanda. Se ne andò quasi di corsa, e Tom si rese conto di aver alzato parecchio la voce. Tom chiuse di colpo la valigia. Ovviamente la cameriera era una spia proprio come Mr. Sims, di certo, e i baristi che, si sa, sono sempre in combutta con la polizia. Era chiaro che il poliziotto aveva parlato con il barista, e poi, come poteva aver saputo di lui, la polizia, se non da spie dislocate riel pub? Tutt'a un tratto Westford gli sembrò detestabile quanto il quartiere residenziale dove abitava, piena di gente che voleva sempre qualcosa da lui, che parlava di lui, che lo sorvegliava. Di certo tutti nel pub parlavano di lui----'di quella vicenda misteriosa, della sparizione di Mr. Sponson. E chi era l'uomo che lo aspettava di sotto? Probabilmente un . agente investigativo. Scese per le scale di servizio con la sua valigia. Sarebbe scappato dal retro. Ma in fondo alle scale c'era il barista, che ~zò gli occhi a guardarlo con aria pensierosa; e quando si girò verso l'atrio vide suo fratello, Fred. Prima ancora di rendersi conto ·che quello era Fred, si trovò a stringergli la mano. "Salve, vecchio mio, come stai? Una vera fortuna, incontrarti in questo posto," disse Fred. "Cosa vuoi dire, incontrarmi in questo posto? Mi prendi per scemo? Sei venuto a cercarmi ... immagino che ti abbia mandato Louie?" "Mio caro Tom, questo non è affar mio. È solo che ... ci sono due o tre cosette, riguardo ai nostri affari di famiglia ... cose di nostro padre ..." Fred era nell'esercito, col grado di maggiore. Lui e Tom erano sempre stati buoni amici, ma non avevano nessun affare di famiglia in comune, se non i ricordi. Fred era sposato, con tre figli, l'eredità patema era stata divisa molto tempo prima, e all'improvviso Tom perse la pazienza. "Ascolta, Fred," disse. "Non so come tu abbia fatto a trovarmi ... immagino di essere continuamente spiato ... ma non serve a niente inseguirmi a questo modo. Non riuscirai a farmi tornare a casa." "Caro ·Tom, non mi sogno nemmeno di provarci, a farti tornare. In effetti questa tua ide:,tdi prenderti una vacanza, una vera vacanza, mi piace moltissimo. Erano anni che non facevi niente del genere. Perché non vieni a sciare con me in Norvegia?" Diede una pacca sulla spalla a Tom con un sorriso che era solo un pochino troppo cordiale, troppo fraterno. Tom spinse via la sua mano dalla spalla. "Non dire assurdità," rispose. "L'idea è che i matti vanno presi con le buone, no? Bisogna assecondare il poveretto qualunque cosa dica."

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