STORIE/CARY "Sì," disse Tom. "Prima o poi. Ma di_solito poi, tardi, troppo tardi. Guardi cos'è riuscito a fare Hitler con la sua Grande Bugia. Guardi quanta gente continua a ingoiare bugie e veleno, anche adesso. Cosa possono fare, poveretti? Niente, se chi fa tutto quel baccano possiede anche una polizia forte e senza scrupoli." Tom era un progressista, un deciso sostenitore delle Nazioni Unite. Solo una settimana prima diceva esattamente le stesse cose che ora stava ascoltando; probabilmente con le parole prese dagli stessi giornali. Ma ora, tutt'a un. tratto provava un moto di repulsione per Mr. Sims, era furibondo con lui e con tutte quelle brave persone del club e del golf, sempre così pronte a fare quelle conversazioni senza senso, a rifiutare di guardare in faccia la realtà, semplicemente. Specie il fatto ovvio, chiarissimo, che la civiltà stava andando a quel paese proprio per via di tutti quei luoghi comuni, quelle falsità, quelle chiacchiere politiche senza senso, quelle assurdità. . Mr. Sims scosse la testa e osservò che la polizia non era riuscita a salvare lo Zar. "No," disse Tom. "Lo Zar è stato fatto fuori da una falsità di qualità superiore. Lo Zar credeva che la gente lo amasse, e mandò le sue Guardie al fronte. Ma i Bolscevichi promisero alla gente l'età dell'oro, bell'e pronta. E vinsero. Erano migliori bugiardi e imbroglioni più furbi. Il povero vecchio Zar ingannava solo se stesso, loro ingannavano tutti." All'improvviso Tom colse lo sguardo di Mr. Sims fisso su di lui con espressione interrogativa e spaventata. Il viaggiatore di commercio era sconvolto. Era così abituato alle chiacchiere senza senso, al vecchio disco consumato che gracchiava la solita ben nota canzone, che quella risposta lo sbalordiva. "Un'idea davvero nuova," mormorò Mr. Sims. "Molto inte-' ressante." Sembrava sempre più spaventato. "Mi scusi," borbottò Tom, e si affrettò verso l'atrio. Quasi di corsa. Aveva paura di perdere la pazienza con Mr. Sims, che era ovviamente una brava persona, una bravissima persona, che leggeva i giornali migliori, le migliori assurdità. La cosa che gli faceva più rabbia di Mr. Sims era che le assurdità di Mr. Sims erano le sue stesse assurdità di solo una settimana prima. Sims era uno specchio nel quale Tom_vedeva riflessa la propria stupida faccia. E il fatto, di cui ora era conscio, di aver sempre saputo che le proprie assurdità erano assurdità, non lo faceva sentire per niente meglio. Tutte le volte che le aveva enunciate, alle colazioni di lavoro, al club, in treno, la mattina a colazione con tutta la famiglia, aveva sempre avuto una costante, profonda sensazione: Dio mio, che assurdità! Per anni aveva nascosto quella consapevolezza, proprio come aveva sempre fatto finta di non apprezzare niente al mondo quanto la vita familiare. Quante volte si era vantato della comprensione e della devozione che gli dimostravano moglie e figli, quante volte aveva detto d_ireputarsi fortunato in confronto a tanti altri che si · ritrovavano a contare poco o nulla in casa propria. Perché, perché aveva continuato a raccontarsi tutte quelle bugie, a vivere una vita di ipocrisia? Era come se fosse stato drogato -oppure semplicemente l'aria era sempre così piena di assurdità, di luoghi co_muni, che era impossibile per chiunque vedere la verità, perfino la più evidente, la più ovvia delle verità? Non era forse solo per un colpo 62 di fortuna, che era riuscito a scappar fuori all'aria pura? E come se -le parole stesse richiedessero un'azione, Tom indossò il mackintosh e uscì fuori. Stava ancora piovendo, ma all'estremità opposta della baia il cielo era nitido e chiaro, come se Io stesse guardano attraverso una lente. Le nuvole grigie brillavano di luce diffusa, e la brezza sapeva di sale marino. Il mondo intero sembrava lavato come i ciottoli della spiaggia. Tom si incamminò sul lungomare. Il fascino più notevole di Westford, ai vecchi tempi, era stato la piccolezza, la mancanza di spirito di iniziativa dei suoi abitanti. A parte i due alberghi, entrambi antiquati, addirittura ostili agli stranieri, c'erano solo una dozzina o giù di lì di pensioni, sul lungomare e l'intera città consisteva praticamente di quei venti o poco più edifici che davano sul mare, e della strada principale del vecchio villaggio, dalla quale si staccavano altre strade, ad angolo retto. C'era quella che veniva definita una Marine Parade, ma si trattava semplicemente di un sentiero lastricato parallelo al lungomare con, sul lato che dava sull'acqua, una striscia d'erba naturale sulla quale erano state sistemate una mezza dozzina di panchine. Sotto, la magnifica spiaggia non aveva né molo né cabine balneari. Il ricco proprietario terriero che possedeva Westford era contrario alle . cabine, e i turisti estivi potevano usare soltanto le tende affittate _dalcomune. Non c'erano giardini municipali, né palchi d' orchestra, né minigolf, né altre attrazioni, a involgarire il posto cbe, a parte l'assenza delle cabine balneari, avrebbe potuto tranquilla- . mente esistei-e ancora negli anni Sessanta del secolo scorso. Si stava alzando il vento, e grosse onde andavano a frangersi sulla spiaggia. Il mare si fece quasi nero, e le facciate umide delle case, nonostante i colori allegri, cominciarono ad assumere un aspetto tetro. La città sembrava assolutamente vuota; non si vedeva un solo essere umano. L'unico essere vivente in circola~ zione era un cane col muso nel canale di scolo - quando Tom apparve alla sua vista, girando un angolo, l'animale sussultò e lo guardò, mandò un solo, acuto latrato, e galoppò via, completamente traumatizzato da quell'intrusione. Ma la tetraggine stessa dello scenario, il martellare monotono delle onde, il sibilo della pioggia nelle pozze, comunicavano a Tom il tipo di piacere che si· ricava di solito dallo sfidare un nemico. Era stimolato, eccitato. Senti va la propria forza; senti va di aver fatto la cosa giusta. Aveva preso un'Ìmportante decisione e salvato la propria vita, e così scese giù alla spiaggia e si mise a camminare avanti e indietro, vicino alle onde, fino a quando la pioggia non si fece troppo fitta. Aveva le scarpe piene di sabbia, e ricordò di essere partito con un solo vestito. Tornò verso il pub, con l'intenzione di leggere uno dei nuovi romanzi polizieschi che aveva comperato. Nel piccolo atrio dell'ingresso, il portiere, che fungeva anche da barista, lo stava aspettando con il registro, e, seguendo un impulso che al momento non capì e si rifiutò di analizzare, Tom, dopo un attimo di esitazione, firmò con il nome di Charles Stone e diede un indirizzo falso. Si sorprese di se stesso - detestava quel genere di stratagemmi - ma solo venti minuti più tardi, sdraiato sul letto al piano di sopra, col suo libro, si rese conto che era stato necessario comportarsi a quel modo, che era stato saggio a seguire il proprio impulso. "In un primo momento, agitati come. saranno," disse a se stesso, "potrebbero benissimo chiedere alla
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