L'EVASIONE Joyce Cary traduzione di Marisa Caramella Da molto tempo pensavamo di ripropon-e qualcosa ci Joyce Cary; in particolare que~to racconto, che figura nelle antologie sui "migliori racconti inglesi del '900" e che ci aveva ricordato - con l'idea che lo spunto venisse proprio di lì-il film di Kazan Il compromesso. L'occasione è an-ivata con la riproposta da Sen-a & Riva di Mister Johnson, un romanzo del '39 da cui Bruce Baresford ha tratto da poco un film che si annuncia molto interessante. Cary. nato a Londonden-y (Irlanda) nel 1888 e morto a Oxford nel 1957, è considerato un umorista, ma nella sua vasta opera letteraria l'umorismo è stato per lui il modo di confrontare storie di individui con storia sociale e collettiva, sec'ondo un'ottica comunque individualistica e anticonformista, e à tratti anche un po' anarcoide. In passato è stato molto tradotto. Ricordiamo i romanzi derivati dalla sua esperienza di vita africana negli anni Dieci e Venti (Aissa è salva, 1931; La strega africana, 1936; oltreaMr. Johnson), la trilogia di SaraMonday (Diario di Sara Monday, 1941; Pellegrini del mondo, 1942, e La bocca del cavallo, 1944, noto in altra traduzione come La·bocca della verità), Gioia e paura (1948), Prigionieri della grazia (1952), Liberi e prigionieri (1959, postumo). Tom Sponson, a cinquantatré anni, era un uomo di assoluto successo. Aveva messo in piedi un'azienda di prima categoria, sposato una donna affascinante, e si era fatto costruire, in un quartiere residenziale di Londra, una bella casa, non così moderna da esser pretenziosa e non così convenzionale da essere noiosa. Aveva buon gusto: Suo figlio, Bob, diciannove anni, frequentava Oxford con profitto; sua figlia, Aprii, sedici anni, era stata ammessa a una buona scuola, non dava segno di volersi truccare, indossare vestiti scollati, o flirtare. Si considerava ancora troppo giovane per questi frivoli passatempi. Eppure era allegra, affettuosa e si godeva appieno la vita. Nonostante tutto questo, da · qualche tempo, Tom aveva l'impressione di lavorare molto per molto poco. Sua moglie, Louie, gli dava un bacetto sulla guancia tutte le mattine, quando usciva per andare in ufficio, e un altro la sera, quando tornava a casa, se non era fuori, a qualche ricevimento. Ed era ovvio che la sua vita era completamente assorbita dai figli, dai vestiti, dalla cura del corpo, dalla casa pulita ed elegante, dalle opere di carità, dal bridge, dal tennis, dagli amici e dai ricevimenti. I figli erano ancora più assenti, presi ciascuno dalle rispettive occupazioni e amicizie. Erano gentili con Tom, ma se per caso gli capitava di entrare in una stanza mentre stavano intrattenendo un amico, percepiva subito una sensazione di imbarazzo. Perfino quando erano soli, mostravano al suo arrivo un leggero disagio, e cambiavano discorso, di qualunque cosa stessero parlando. Cosa che non sembrava succedere quando erano in compagnia della madre. A volte li sorprendeva tutt'e tre insieme, intenti a ridere di qualcosa, per esempio, ma non appena si accorgevano della sua presenza smettevano di ridere e lo guardavano come se fosse spuntato dal pavimento. Non solo, ma se chiedevà loro il perché di quell'ilarità, suamoglie diceva, "Noncapiresti" oppure, "Niente" oppure, "Te lo dico dopo", ma non glielo diceva mai, dopo; si sbarazzava di lui con qualche frase, tipo"Oh, ridevamo di qualcosa che aveva detto Aprii, un'assoluta stupidaggine." Lui diceva a s.estesso "Non solo non hanno bisogno di me, ma mi considerano anche un fastidio. Sono ingombrante. Superfluo." Una mattina, mentre stava per salire in macchina, quando sua moglie uscì per salutarlo come al solito, inventò improvvisamente una scusa, disse, "Un attimo solo, ho dimenticato una lettera," rientrò in casa, andò alla scrivania, poi tornò fuori di corsa, salì in macchina e si allontanò, fingendo di dimenticarsi del consueto saluto. Subito ebbe la sensazione di non poter più sopportare nemmeno un minuto di quell'esistenza; non aveva·senso. Non era come se sua moglìe o i ragazzi dipendessero ancora dal suo lavoro; avrebbe potuto vendere l'azienda il giorno dopo, e mantenere comodamente tutti e quattro con il ricavato. Il lavoro gli sarebbe mancato, sì, era il suo principale interesse. Ma se doveva rinunciarci per amore di libertà, per evadere da quella vita priva di senso, l'avrebbe fatto, certamente. E allegramente. Mentre girava intorno a Trafalgar Square, mentre cioè percorreva le poche, ultime centinaia di metri che lo separavano dal suo ufficio, si disse che hon poteva continuare così. Era come se nell'istante in cui si era rifiutato di scambiare il consueto saluto con la moglie, si fosse interrotto un contatto. Il trasportatore a cinghia nel quale era stata intrappolata la sua vita si era fermato come per un corto circuito, per la rottura di un interruttore. No, non poteva continuare in quel modo. E così, invece di imboccare ·Io Strand, proseguì dritto fino al garage del West End. Un'ora dopo era su un treno diretto a Westford, un posto di mare dove una volta aveva passato le vacanze estive con tre amici dell'università, prima del matrimonio. Sulla rete portabagagli c'era una valigia nuova con un pigiama nuovo, un paio di scarpe, un nuovo necessaire da toilette, come per una vacanza al mare - perfino dei tascabili nuovi per le giornate di pioggia. Era febbraio, ma quando arrivò a Westford si sorprese, per un attimo, di trovar chiusi entrambi gli alberghi. Solo il pub del villaggio, The case is altered, era aperto agli avventori. Seduto a un tavolo del locale, si accorse di essere l'unico cliente, oltre a un viaggiatore di commercio, un certo Sims, un giovane dignitoso che gli rivolse la parola con la più formale cortesia e mostrò subito una decisa tendenza a parlare di politica - politica, per dirla con lui, "di altissimo livello". A suo parere, disse, quello che facevano i parlamenti e quello che dicevano i dittatori non aveva nessuna importanza; quello che importava erano le statistiche e l'economia. "Si può dire quello che si vuole alla televisione e alla radio - è così che fanno i dittatori - ma la gente non si nutre di parole. Si berrà qualunque balla, ma non potrà certo vivere di aria fritta. Prima o poi quei tipi devono affrontare i fatti." 61
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