POESIA/PACHECO cortesia dell'infinita distruzione: tu, sepolto vivo; tu, mutilata; tu che sopravvivesti per soffrire prima la caduta e poco dopo l'indicibile asfissia: perdono. Non posso darvi niente. La mia solidarietà a che cosa serve. Non sposta macerie, non sostiene le case né le ricostruisce. Invoco, al contrario, per uscire dalle mie tenebre, la mano impossibile che rton esiste e non può afferrare ma tuttavia si stende in uno spazio del dolore, nei confini del niente. Foto di Héctor Gorcìo. Perdono per essere qui a contemplare, dove ci fu un edificio, il buco profondo, la voragine della mia propria morte. 10 Con che facilità nelle poesie di prima parlavamo della polvere, della cenere, del disastro e della morte. Adesso che sono qui non ci sono più parole · capaci di esprimere ciò che significano la polvere, la cenere, il disastro e la morte. 11 Asciughiamo tutta l'acqua della citta, distruggiamo· per usura i campi e gli alberi. Invece di terra ai nostri piedi è rimasto un sepolcro di fango arido e rancoroso, malignamente incapace di difendere ciò che sosteneva.
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