nell'ignobile e letale colonia penitenziaria che fino a poco fa chiamammo Città del Messico. Maiale davanti a Dio Ho sette anni. Nella fattoria osservo attraverso la finestra un uomo che si segna e comincia ad ammazzare un maiale. Non voglio vedere lo spettacolo. Quasi umani, ascolto urli premonitori. (Quasi umana è, dicono gli zoologi, l'interiorità del maiale intelligente, più ancora dei cavalli e dei cani.) Creature di Dio, le chiama mia nonna. Fratello maiale, avrebbe detto San Francesco. E adesso la coltellata e lo sprizzare del sangue. Io sono un bambino ma mi chiedo già: Dio ha creato i maiali perché fossero divorati? A chi risponde: alla preghiera del maiale o a colui che si è segnato per sgozzarlo? Se Dio esiste, perché sòffre questo maiale? La carne frigge nell'olio. Fra poco mi ingozzerò come un maiale. Ma a tavola non mi farò il segno della croce. Fine di secolo Il sangue sparso chiama vendetta. E la vendetta non può dar vita che ad altro sangue sparso. Chi sono: il guardiano di mio fratello, o quello che hanno addestrato ad accettare la morte degli altri, e non la propria? In nome di che cosa posso condannare a morte gli altri per ciò che sono o pensano? Ma come lasciare impuniti la tortura o il genocidio o la morte per fame? Non voglio niente per me: desidero soltanto · il possibile impossibile: un mondo senza vittime. Come raggiungerlo non è in mio potere; sfugge alla mia piccolezza, al mio povero tentativo di vuotare il mare di sangue che è il nostro secolo con il cavo tremolante della mano. Mentre scrivo arriva il crepuscolo. Vicino a me le grida che non hanno smesso non mi lasciano chiudere gli occhi. (da Los trabajos del mar, I983) POESIA/PACHECO Le rovine del Messico I, 6 Sale dal fondo il vento della morte. Il mondo si spaventa per il fragore della morte. La terra esce dai suoi cardini di morte. Come fumo segreto avanza la morte. Dalla sua gabbia profonda sfugge la morte. Dal più profondo e torbido nasce la morte. II, 1 Cresce nell'aria la polvere, riempie i cieli. Si fa terra e perpetua caduta. È l'unica cosa eterna. Solo la polvere è indistruttilfile. 3 Da quella parte della città che per diritto di nascita e di crescita, odio e amore, posso chiamare la mia (sapendo che niente è di nessuno), non resta pietra su pietra. Quella che lì non vedi, che non c'è né tornerà a levarsi mai, fu in un altro mondo la casa dove sono nato. Il viale popolato di senzatetto mi ha insegnato a camminare. Ho giocato nel parco oggi pieno di tende e baracche. Il mio passato è finito. Le rovine si disfanò dentro di me. Ce n'è sempre di più, sempre di più. La caduta è senza fondo. 7 Agli amici che non vedrò più, alla sconosciuta che uscì alle sei dal quartiere Granjas-Esmeralda o da Neza per andare al suo lavoro di sarta o di operaia; a quella che andava alla scuola per imparare computisteria e inglese in sei mesi, voglio chiedere scusa per la loro vita e per la loro morte. Prego che mi perdonino perché non hanno mai trovato il loro vero volto nel corpo di tanti che adesso si disintegrano nella fossa comune e dentro di noi continuano a morire. Morto che non conosco, donna nuda senz'altra faccia che il gesso funebre, il sudario dei calcinacci, l'ultima 57
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