INCONTRI/SINGER Come 50 anni fa: un quartiere, un parco di divertimenti, una spiaggia che lei nel 1975, in Ricerca e perdizione, hadescritto così: "A sinistra l'oceano lampeggiava efiammeggiava in un misto di acqua efuoco. Sulla destra roteavano le giostre e c'erano giovani che sparavano ad anatre di latta. Su rotaie che emergevano da una galleria e poi si inerpicavano direttamente nel cielo azzurro chiaro, ragazzi montavano cavalli metallici, mentre ragazze sedute alle lorospalle strillavano. Musicajaizpulsava,fischiava, strideva. Un uomo meccanico, un robot, rideva sordamente. Davanti a una' specie di museo, un gigante nero faceva capriole con una donna minuscola su ciascun braccio. Avvertivo che in quel luogo era in corso una catastrofe mentale, una mutazione di cui nel mio vocabolario non esisteva il nome e nemmeno un accenno di idea". Rico'minciare a vivere, a Seagate, per lei fu difficile. Immensamente difficile. Le faccio un esempio. Per. anni ho avuto un solo, ossessivo desiderio: quello di guadagnare 15dollari alla settimana. Mi dicevo: "Se riesco a guadagnare 15dollari posso pagare l'affitto della mia piccola camera (allora pagavo 5 dollari alla settimana); e col resto mangiare al self-service (dove ero solito mangiare, due volte al giorno)". Sì, furono anni molto difficili. Ma non mi sono mai lasciato prendere dalla disperazione ... Ero completamente sconcertato. Non era strana solo la lingua che si parlava a New York: mi sembravano anormali anche gli oggetti e le circostanze di vita che incontravo in America. Mi ricordo che in Polonia non avevamo cucchiai rotondi: i nostri erano un po' allungati, stretti. E quando vidi per la prima volta un cucchiaio americano, esclamai: "Non solo si parla una strana lingua, qui: anche i cucchiai sono malfatti". Direi che in molti modi siamo riusciti a integrarci; abbiamo vissuto e lavorato in modo sperimentale, e continuiamo a farlo. Ma per altri versi abbiamo fallito, e siamo ancora prigionieri del nostro fallimento. Come si usa dire, abbiamo commesso l'errore della nostra vita! Dall'America mi aspettavo che mi lasciasse vivere - ma non sapevo per quanto tempo avrei potuto farlo. Speravo che i nazisti non ce la facessero a raggiungermi anche a New York. Temevo che anche lì bussassero alla mia porta, e mi trascinassero poi in un campo di concentramento. Ma più o meno sapevo cosa l'America rappresentasse, e cosa potesse promettermi. E in vari modi le sue promesse le ha mantenute. Anche se le ha trasmesso uno dei suoi tipici malanni, lafretta (lei porta due orologi al polso: uno sopra e uno sotto il polsino della camicia ...), l'America le ha dato la fama, l'ha accostata all'immortalità. A Stoccolma ho incontrato molte persone: ho conosciuto quelli che hanno il potere di concederti l'immortalità - perlomeno letteraria... - e anche quelli che la cercano disperatamente ... Bisogna considerare queste cose con un grano di sale in zucca. In fondo, non sono cose così importanti ... Cosapensò, cosa provò quando seppe di aver vinto il Nobel per la letteratura? Le dirò: non ho mai cercato di vincerlo. Non ho mai pensato per un solo attimo che un giorno, forse, mi sarebbe stato assegnato. Quel giorno stavo per, uscire con mia moglie Alma per fare colazione nel Drugstore qui sotto, ali' angolo; Alma mi disse: "Vai 52 avanti tu, ti raggiungo tra dieci minuti". Così mi incamminai. Alma mi raggiunse con notevole ritardo. Le chiesi: "Perché sei così in ritardo?". E mia moglie mi rispose: "Qualcuno mi ha detto che hai vinto il Premio Nobel". Le dissi: "Chi ti ha detto una simile sciocchezza?" . "Alcune nostre vicine ne stavano parlando mentre uscivo di casa" . Le risposi: "E tu pensi davvero che possano dare il Premio Nobel a uno scrittore yiddish, perdipiù in questo periodo dell'anno? Facciamo colazio~e, e dimentichiamoci queste assurdità". Mangiammo in silenzio. Tornando a casa - da qui al Drugstore ci sono poche decine di metri -vidi davanti ali' entrata automobili, fotografi, cameramen, giornalisti. E per un attimo pensai anch'io: "Allora l'ho vinto davvero, il Nobel..." E tutti mi fecero la stessa domanda: "È sorpreso, signor Singer? È felice?". Risposi: "Quanto può durare la sorpresa di un uomo? E fino a quando può essere felice? Sono già stato sorpreso, sono già stato felice - pochi . attimi fa. E adesso sono lo stesso povero sciocco che sono sempre stato". "Sia ch'egli scriva di una prostituta, di un ladro, di un assassino, di un apostata o di chiunque altro - sono parole di Henry Miller-, Singer immerge il suo personaggio in un'aura di santità. Vi sono ritratti di santi uomini (...) tolti dai quadri di Rembrandt. Pe,fino i logori e familiari oggetti della casa o dell'officina o della bottega, sono immersi in una calda luce di religiosità e di rispetto. Il tempo qui non ha alcun peso. Questi personaggi. emergono vivi dall'eternità del!' ebreo. (....) Le loro esistenze sono sature di scopo e di significato(..:) Sempre si ha un senso di adempimento ... " Personaggi e esistenze esuberanti.frutto di un animò essenzialmente introverso ... Sì è vero. So che il fatto di essere un introverso mi permette di scaricare il mio fardello esistenziale su qualcun' altro. Non mi piace essere compatito. Visto che ne ho la scelta, preferisco parlare degli altri, non di me stesso. Oltre che un introverso, si considera anche un essere malinconico? Siamo tutti degli introversi! In un certo senso pensiamo un po' troppo a noi stessi. Mà scrivere racconti e romanzi usando solo la prima persona e le proprie esperienze personali è un errore che preferirei evitare. I bambini sono davvero i suoi migliori lettori? Anche questa è una mia battuta, ma è vero: e le dirò perché. Un bambino non potrà mai essere ipnotizzato dall'autorità. Se dice a un adulto che un libro è stato scritto da Shakespeare, o da Milton, noterà che i nomi di Shakespeare e di Milton lo ipnotizzeranno. Inevitabilmente considererà il libro bello. Ma per un·bambino un nome non significa nulla; il nome dell'autore non gli interessa. Ho visto bambini rifiutare dopo poçhe pagine grandi libri, storie stupende: a loro non interessavano. Gli adulti sono spesso ipnotizzati anche dalla pubblicità: se un libro è pubblicizzato sulla prima pagina del "New York Times", penseranno a priori·che si tratti di un buon libro. I bambini non si fanno mai simili illusion1. In altre parole: un bambino si lascia guidare solo dal proprio gusto, e in questo senso il bambino è un lettore perfetto.
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