INCONTRI/SINGER Proverò a spiegarmi. Tutti i profeti, le persone profondamente religiose, le persone eccezìonali, hanno un amore immenso per la vita. Non possono certo sostenere di disprezzarla, né desiderano che essa si estingua. Noi amiamo la vita: ma Dio non sembra dimostrare per la vita lo stesso amore, come ci si potrebbe aspettare, e allora io protesto. Dico aJl'Onnipotente: "Ci hai creato, e allora perché ci distruggi? Hai generato in noi amore per la vita: perché ci dimostri così spesso di disprezzarla, e lasci che sia annientata per ragioni futili ed insignificanti?". Ecco perché protesto. All'Onnipotente continuo a ripetere: "Perché non hai per la vita tutto l'amore che ho io?". Naturalmente so che in realtà il suo amore è due miliardi o tre miliardi più grande del mio: ma non· lo . dimostra ... Cosa significa essere ebrei? SopratÌutto, cosa significava, bambini, essere ebrei.nel ghetto di Varsavia all'inizio del secolo? . I nostri insegnanti, e anche i nostri genitori, ci dicevano che essere ebrei è la cosa più importante del mondo. Quando mio padre voleva dire "un uomo deve mangiare", diceva "un ebreo deve mangiare". Non che i gentili non dovessero mangiare, ma un · ebreo per mio padre era l'esempio perfetto di un essere umano. Noi_fummo educati con queste certezze; e lo scopo delle nostre vite era proprio quello di essere ebrei. So che la stessa cosa era spiegata anche ai bambini cristiani: la cosa più importante per loro era di essere cristiani devoti. E suppongo che ai bambini musulmani si spieghino le stesse cose, e si chieda loro di esseré dei buoni musulmani, per non perdere la felicità in questo mondo, e in quello a venire. Oggi so che non sono ebreo perché ho scelto di diventarlo; forse i miei genitori, o i miei nonni fecero quella scelta; io no, io l'ho semplicemente ereditata. Ciò nonostante, se qualcuno ora mi chiedesse di scegliere una religione, sceglierei ancoraquellaebraica. L'hanno scelta imiei genitori, sono cresciuto secondo i suoi principi. Non si tratta certo di un atto di libero arbitrio. Non è una mia scelta libera. Mi segue dal momento in cui sono venuto.al mondo. Quali sono gli aspetti specifici dell'essere ebrei? Direi prop.rio la convinzione che l'uomo sia nato per scegliere Dio, per amarlo, per vivere secondo i suoi comandamenti, per credere a coloro i quali - come Mosè - parlarono con Dio. Se lei avesse chiesto a mio padre: "Qual è lo scopo della sua vita?", non avrebbe avuto nessuna esitazione a risponderle: "Servire Dio". È la stessa cosa che i cristiani pii, e quanti credono profondamente inDio, hanno sempre affermato di volere: "Servire Dio". Lei pensa di essere stato un buon ebreo? Non sono stato un uomo buono; come potrei credere di essere un buon ebreo? Ho commesso molti torti, nella mia vita, e continuo a commettere errori. Ho violato molte leggi studiate nella Bibbia o nel Talmud. Mi piacerebbe essere un uomo onesto, e un buon ebreo: ma come si fa? Lei ha continuato a scrivere in yiddish ... Quand'ero un ragazzo nessuno mi disse che lo yiddish stava morendo. Per me era una lingua del tutto viva: la parlavo con i 50 miei genitori, la famiglia, gli amici, persino a scuola. Consideravo lo.yiddish una lingua viva: solo molti anni più tardi scoprii che è una lingua in via di estinzione. Così chiesi: "Perché sta morendo? Com'è che è una lingua morta?". Mi risposero che lo yiddish è parlato da poche persone: non come il russo, o l'inglese. Chiesi ancora: "Dove sta scritto che una lingua debba essere parlata anche solo da alcune centinaia, o alcune migliaia di persone?". Più tardi mi fu segnalato che l'inglese, ai tempi di Shakespeare, era parlato solo da 2 o 3 milioni di persone. In ognì caso: una lingua, per essere viva, non deve necessariamente essere parlata eiamilioni di persone (come spesso è il caso, oggigiorno ...). E forse lo yiddish è la lingua migliore per parlare e scrivere di fantasmi ... Sì l'ho affermato una volta, quasi per scherzo. Mi chiesero appunto perché scrivo in una lingua in via di estinzione. Risposi: "Mi piace scrivere di fantasmi, e ai fantasmi non c'è niente che piaccia più di una lingua morente". Ovviamente era solo uno scherzo ... (Una volta, molti anni fa, in un paesino della Polonia Orientale, visitai una libreria yiddish. Il proprietario della libreria era un mio amico, scrittore a tempo perso-quindi a tempo pieno. Rimanemmo seduti per ore a discutere. Fuori nevicava, faceva freddo: e noi, dentro, seduti, parlavamo del futuro dello yiddish e della sua letteratura, proprio come stiamo facèndo noi ora. Il tutto durò oltre quattro ore, proprio come adesso. Venne il momento di lasciarci, e di tornare alle rispettive famiglie. Il mio amico e io salutammo la libreria, e uscimmo. Una volta fuori, notai che stava chiudendo la porta non con una semplice serratura, ma con due, tre, quattro chiavi diverse. Gli chiesi: "Cosa fai? È inverno, nevica, fa freddo. Nessuno è entrato nella tua libreria in tutte queste ore. Di cosa hai paura? Pensi davvero che quelle serrature ti possano servire? Chi mai oser~ rubare i tuoi libri yiddish?". L'amico mi rispose: "Non chiudo la porta, con tutti questi chiavistelli perché ho paura che qualcuno mi rubi qualche libro. No; ho paura che un autore nottetempo entri e rni lasci qui qualche suo libro ...") Ha paura della morte? Non posso dire di averne più di qualsiasi altro essere umano. Non mi aggiro per il mondo tremando di paura ali' idea di ammalarmi. So che morirò, e mi sono abituato all'idea: come tutti noi ... Nel libro La famiglia Moskat ha scritto: "La morte è il Messia. Questa e la sola verità". Lo pensa per davvero? È una frase che faccio dire al protagonista del libro: non la dico io. Ma certo anch'io avrei potuto sostenere che la morte è i1Messia, e più di una volta ... Però, proprio come nei sogni, in letteratura la morte non esiste ... È vero che nei sogni i morti sono vivi. Ho conosciuto centinaia di persone che sono ormai morte, e che nei miei sogni si ripresentano vive, e-da vive agiscono. E la stessa cosa è in letteratura, almeno nella mia. Nelle mie opere parlo di ebrei che ho conosciuto in Polonia: so che quasi tutti ormai sono morti, torturati, ammazzati. Eppure parlo di loro come se fossero ancora vivi.
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