Linea d'ombra - anno IX - n. 60 - maggio 1991

una cultura si evolve solo attraverso i suoi contatti: è l'interculturale a formare il culturale. E, così come l'individuo può essere filantropo o misantropo, le società possono valorizzare i loro contatti con gli altri o al contrario il loro isolamento (ma senza mai riuscire a praticarlo in modo completo). Ritroviamo qui i fenomeni di xenofilia e di xenofobia e, per quanto riguarda la prima, con manifestazioni come l'infatuazione esotica, il desiderio di evasione, il cosmopolitismo, mentre, per la seconda, con le dottrine della "purezza del sangue", l'elogio delle radici, i culti patriottici. Come giudicare i contatti tra culture (o la loro assenza)? Si potrebbe dire in un primo tempo che sono necessari entrambi: gli abitanti di un paese si avvantaggiano di una miglior conoscenza del proprio passato, dei propri valori, dei propri costumi, così come della loro apertura alle altre culture. Ma questa simmetria è evidentemente ingannevole. Innanzitutto, l'immagine di unità e di omogeneità che una cultura ama dare di sé a se stessa deriva da una inclinazione dello spirito e non dall'osservazione: non può tr.attarsi che di una decisione a priori. Anche nel suo interno, una cultura si forma con un lavoro costante di traduzione (o si dovrebbe dire di "transcodificazione"?), da un lato perché i suoi membri si suddividono in piccoli gruppi (di età, sesso, provenienza, appartenenza socio-professionale), dall'altro perché le strade Frontiera turco-bulgara (foto di luigi Baldelli/Cantrasto). SAGGI/TODOROV stesse per il cui tramite comunicano non sono i,somorfe: l'immagine non è convertibile in linguaggio senza residui, così come è vero il contrario. Questa "traduzione" incessante è in realtà ciò che assicura a una società il suo dinamismo interno. Per di più, anche se l'attrazione per lo straniero o il suo rifiuto sono entrambi attestati nei fatti, si direbbe che siano molto più numerosi gli atteggiamenti di rifiuto. Prolungamento sociale dell'egocentrismo infantile, atavismo animale, o minimo investimento psichico: la spiegazione che se ne può dare è di poco rilievo; basta osservare il mondo che ci attornia per constatare come chiudersi su di sé sia più facile che non aprirsi. Anche se si ritiene che sono necessarie entrambe le cose, solo la seconda richiede uno sforzo cosciente e implica un dover essere distinto dall'essere. Si può chiamare, con Northrop Frye, transvaluation questo ritorno su di sé di uno sguardo investito dal contatto con l'altro, e dire che è un valore in sé mentre non lo è il suo contrario. Contro la tendenz·osa metafora delle radici, si dirà che l'uomo non è una pianta e he sta in questo il suo privilegio; e così come il progresso dell'individuo (del bambino) consiste in un passaggio dallo stato in cui il mondo non esiste che nel e per il soggetto, a un altro in cui il soggetto esiste nel mondo, il progresso "culturale" consiste in una pratica della transvaluation. Il contatto tra culture può fallire in due modi diversi: nel caso di una massima ignoranza reciproca le due culture resistono, ma 45

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