Linea d'ombra - anno IX - n. 60 - maggio 1991

CONFRONTI bandonato le tradizioni sapienziali e la mitologia, per trasferirsi nel prosaico mondo della pubblicistica (e anche questo è un ulteriore segno della sconfitta, o insufficienza del laicismo). Già nell'Uomo Senza qualità il mercante Amheim, di nobili origini, voleva ostinatamente mettere insieme due cose opposte e incommensurabili: gli affari e l'anima. Un'attitudine che ritroviamo· ai giorni nostri, in una forma diffusa, socializzata, e senza la curvatura tragico-ironica che c'era in Musi!. Certo, quello che è stato detto una volta, magari casualmente, non dovrebbe tiranneggiare il mer-. cante per tutta la vita, come lamentava Adorno. Ma i punti di svolta, le irregolarità di percorso, i cortocircuiti intellettuali andrebbero evidenziati e non occultati (senza contare che, almeno da noi, non provocano mai silenzi temporanei, pause di riflessione...). Sappiamo che il personaggio mitico di Proteo assumeva mille forme per sottrarsi a chi lo interrogava. Forse allora la spudoratezza di cui parliamo è m·enoinnocente di quello che appare. Forse questo ingenuo titanismo, questo desiderio smisurato e superomistico di essere tutto, potrebbe rive- .I arsi come un'accorta mossa tattica che "spiazza" l'interlocutore e lo disarma. immediatamente; un espediente retorico per neutralizzare ogni obiezione e mettersi bene al riparo. Ecco, Cacciari incarna questo fenomeno in tutta la sua luminosa ambiguità. Sembrava un po' troppo affascinato da]]"'efficacia", da quella "razionalità" del capitale che illustrava con grande precisione? Ma no, è diventato uno studioso mistico. Aderiva con eccessivo pathos al pensiero negativo? Ed ecco che scopre Simon Weil. Appare troppo chiuso dentro l'asfissiante orizzonte del "mode (no", dentro laculturadellacrisi? E subito ti sforna il trattato di angelogia. Nella sua ampia · produzione saggistica c'è il m!!- glio e il peggio della cultura occidentale. Lui è sempre pronto a fornire l'ingrediente che manca, la suggestione o l'aroma in più: sia esso la Potenza, l'Estasi, la Legge, l'Invisibile, l'Inizio. Eppure il lettore, frastòrnato da questo eccesso di spezie, trattiene infine una sola cosa: lo stile. Anzi si potrebbe osservare che nel momento con cui quasi tutti condividono gli stessi "contenuti" (pace, solidarietà, etc.), questi ultimi tendono a svuotarsi: il come conta più del cosa, il mezzo diventa il vero messaggio. E certo lo stile di Cacciari emerge vistosamente anche dall'intervento occasionale, dal resoconto (sempre deformante) di un'intervista: ha un repertorio limitato ma un suono inconfondibile (non occorre diventare gli esegeti della sua opera omnia: nel frattempo si rifrange, come in un prisma, la totalità). E, anche solo per restare agli interventi occasionali, è uno stile che esprime evidente insofferenza e disprezzo verso altre posizioni, e poi supponenza, ostentazione intimidatoria di sicurezza; il suo temoè spazientito, ~i chi sta perdendo il proprio tempo a spiegare ovvietà a dei poveri di spirito. Se deve esprimere un giudizio critico su delle visioni del mondo le liquida come "rottami invisibili",. "balbettii", cose "miserevoli". Insomma: durezza, . sussiego superiore esibizione di noia, modi bruschi risoluti, saccenteria da eterno liceale in cerca di applausi. A ben vedere, tutto ciò che la sinistra considera elegante è signorile, e a cui segretamente aspira. Libero naturalmente Cacèiari di esprimersi come meglio crede. Ricordiamo però che un grande critico come Debenedetti associava uno stile appunto "signorile" alla capacità di rinunciare ad una superiorità schiacciante, per potersene tornare in fretta ad una pensosa solitudine. Mentre qui c'è addirittura unO scialo verboso di battute sprezzanti, gratuitamente aggressiva! Il punto non è rimproverare a qualcuno svolte o conversioni, per quanto radicali, improvvise. Ma perché far finta di nulla? Se si vuole coniugare decisionismo e. Annuncio va benissimo. Però l'intrepida esplorazione di luoghi così distanti ed impervi del panorama cUlturaledovrebbe pur provocare qualche percettibile mutamento nello stile; che, invece, è l'unica cosa sempre uguale, l'unico elemento invariato, intorno a cui ruota tutto il resto vertiginosamente e rumorosamente. Lettera 2· 7 internazionale · Rivista trimestrale europea Edizione Italiana Pietroburgo, Un inedito di Pasternak Richard Rorty, Nadine Gordimer, Perché il romanzo Octavio Paz, Mito e realtà del moderno Juan Goytisolo, Parigi capitale del XXI secolo? J. Sta~obinski, F. Diirrenmatt, Sette secoli di Svizzera IN EDICOLA E LIBRERIA Abbonamento annuo 1991 edizione italiana L. 40.000; cumulativo con un'edizione estera (francese, tedesca, spagnola o ceca),. L. 80.000. Versa~enti sul ccp. n. 74443003 intestati a LETTERA · INTERNAZIONALE s.r.l., via Luciano Manara 51 - 00153 Roma, o con asse_gnoallo stesso indirizzo. 39

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