mismo di Ceronetti è il pessimismo di chi borbotta sui mali della società contemporanea accusando sempre "gli altri" della degenerazione, incapace di riconoscersi corresponsabile, o comunque compartecipe, di quella realtà. Poco importa che lo scrittore viva davvero con coerenza, a livello personale, il suo personaggio (anche D'Annunzio lo faceva). I suoi libri restano falsi proprio perché quel personaggio viene esibito e ideologizzato. Ed è "giustificata" da questo narcisismo ed esibizionismo di fondo che l'ideologia reazionaria riemerge apertamente e violentemente, mascherata da riflessione "filosofica", in affermazioni come questa: "Vissuto, accolto bene, il castigo è meraviglioso; Si tratta soltanto di discernere i nessi, capire che la colpa senza il castigo è un intollerabile e funesto peso. Quanta crudeltà è nell'abolizione della pena capitale! Quanti assassini sarebbero felici di subirla, purché senza gli abbominevoli rinvii che dissolvono vigliaccamente il senso divino del castigo!" (p. 289, corsivo mio). La cultura laica è. apparsa seriamente turbata. Le interviste rilasciate da massimo Cacciari (sull"'Unità" e su "Panorama") a proposito delle posizioni espresse çlal papa, hanno .destato sorpresa e scandalo. Il "Manifesto", nel dare conto dellç_dichiarazioni di Cacciari, commenta con un brivido di ammirazione: "drastico, come · sempre risoluto", uno che insomma "taglia corto". Ora, senza entrare nel merito della discussione, bisognerebbe chiedersi: com'è che questo modello intellettuale esercita, proprio a sinistra, un fascino così irresistibile? Non sarà che un fatto del genere dimostra il fallimento (o la latitanza) di qualsiasi cultura di sinistra? CONFRONTI Il lettore, naturalmente, è spinto a identificarsi con questo autore-eroe: come il dannunziano d'inizio secolo si sentiva un superuomo se riusciva a sedurre una sartina, così il ceronettiano di, oggi si sente permeato di misticismo cosmico rimpiangendo i tempi andati, e può auto-assolversi, con !,'autore, e montare in cattedra e giudicare e condannare a destra e a manca con sublime protervia. Mentre, proprio perché i problemi di cui· parla Ceronetti sono veri, proprio perché il mondo è sempre più orribile e gl\ uomini sempre più disumani, abbiamo bisogno di libri che scuotano i lettori, che li provochino, che li mettano in crisi. Proprio il contrario di quelli di Ceronetti. · L'erudizione è l'altro aspetto dell'estetismo che quasi sempre inficia la pagina ceronettiana: personalmente non riesco a sentirmi in colpa perché non so a memoria l'Europea Garzanti, che sospetto Ceronetti tenga sulla scrivania, come D'Annunzio il TommaseoBellini. Intellettuali e pudore Filippo La Porta Da un po' di tempo un fenomeno nuovo caratterizza la nostra vita culturale. È un modo di essere, un comportamento tipicamente italiano, forse ancora più diffuso degli altri vizi endemici variamente deprecati (opportunismd, conformismo, etc.): una spudoratezza in buonafede. Qualche esempio recente. Walter Veltroni, responsabile per il PDS dei mass-media e ospite frequente dei dibattiti televisivi, elogia in prima pagina e con grande rilievo sull'Unità la scelta del silenzio da parte dello scrittore americano Salinger. Enrico Ghezzi, inventore di "Blob", spesso presente sullo schermo con il suo narcisismo sornione, dichiara di ammirare, di Lucio Battisti, la quasi invisibilità pubblica, l' assenza dai riflettori dello spettaco- Disegno di Fronco Motticchio. 38 Il lettore si sente partecipe di un "rito" (la lettura) che comprende solo in parte, ma proprio questo "non comprendere" gli dà l' illusione di far parte di un'élite squisitissima e raffinatissima (Cercinetti dichiara infatti di scrivere per lettori pochissimi, forse per nessuno: le tirature di alcuni suoi libri testimoniano il contrario). E infine: di fronte a un pessimismo apparentemente tanto radicale, di fronte alle continue e infocate denuncie della prostituzione dell'arte e della poesia ad opera della cultura di massa, resta la sensazione che pubblicare presso Einaudi e Adelphi, ricevere recensioni e interviste dal "Corriere della Sera" ecc ..sia un sintomo di profonda incoerenza. Comprensibile però, ancora una volta, in termini dannunziani: quanto più mi dichiaro autore d'élite, tanto maggiore sarà il mio successo presso il pubblico "middlebrow", ansioso di quei "certificati di garanzia" (recensioni, premi, pubblicità ecc.) che case editrici piccole e defilate non potrebbero dare. lo. Nicolini, ex assessore della Cultura più famoso d'Italia con molti meriti), consigliere comunale del PDS e detentore di varie rubriche giornalistiche, non perde occasione di schierarsi con gli "ul- · timi" e scrive perennemente che il fallimento sociale di un persona è il segno inequivocabile del suo valore. L'ex leader di Potere operaio vorrebbe salvare il concetto di comunismo in quanto critica allo stato dal punto di vista etico: apprendiamo così la sua commossa scoperta di qualcosa ( l'etica) che l'intera cultura dell'operaismo aveva virilmente espunto da sé. Non si tratta beninteso di riconoscimenti ipocriti, o del solito trasformismo, o di fulminei pentimenti (fino a prova contraria rispettabili). Tutt'altro. Quello che colpisce è una sovrana mancanza di pudore, una candida improntitudine. Non intendo prescrivere una rigida coerenza, un legame ricattatorio fra teoria e prassi. Enzensberger ricordava che spesso la coerenza significa "scuola, gruppo, chiesa, caserma o partito". Però nell'esprimere le proprie posizioni· si dovrebbe almeno tener conto di dove si sta, di ciò che si è. (E poi il pudore, come sapevano gli antichi, è una passione prima di essere una virtù ...) Sembra proprio che oggi si desi- . dera soprattutto una cosa: essere semplicemente tutto. Il sogno arcaico, primordiale, di poter essere tute le cose, di realizzare in sé la coincidenza degli opposti, ha ab-
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