Linea d'ombra - anno IX - n. 60 - maggio 1991

"4s~~ indotto che la affliggeva, di tenere in piedi il matrimonio con il poeta Ted H_ughese allevare due figli, e quella di dar voce all'"altra" che nasconde dentro di sé. Il matrimonio traballa, ovviamente, a detta di Steven-son, perché il comportamento paranoico ed esigente di Sylvia non poteva che spingere Hughes nelle braccia di un'altra donna, e la Plath, separata, riesce finalmente a scrivere le sue magnifiche poesie, nelle ore oscure e depresse dell'alba, prima di occuparsi di casa e bambini. Alla fine non ce la fa più. · Va detto che la.polemica tra i gruppi femministi e Ted Hughes, che veniva incolpato del suicidio della moglie, assunse all'inizio degli anni Settanta toni molto violenti. Davanti agli attacchi, Hughes mantenne un riserbo dignitoso. Ma evidentemente Olwyn si è assunta, secondo i modelli più triti riservati dalla società patriarcale alle "donne di famiglia", il ruolo di vendicatrice del fratello, e ha deciso di farlo sostenendo questa operazione editoriale che non si deve ·esitare a definire diffamatoria. Un'operazione non molto riuscita, però, dato che ogni episodio denigratorio viene riportato solo e sempre "per sentito dire del sentito dire", e ha quindi scarso valore. Non essendo la scena letteraria un tribunale, di fronte a queste testimonianze vaghe, la Plath può contare; invece che sull'intervento severo di un giudice, soltanto sull'arringa di qualche recensore, e sull'intelligenza di lettrici e _lettori,che, si spera, prenderanno con le molle i commenti e le dichiarazioni rilasciate da suocere, cognate, zie, madri, amici di Ted Hughes e mogli degli amici di Ted Hughes. L'invito da rivolgere a chi leggerà questo pezzo è di compeCONFRONTI rare una copia del libro (una sola, per far guadagnare all'autrice il minimo possibile) e_passarla a un vasto giro di amiche e conoscenti, per mostrare a tutti come non si sc_rive di un poeta. È uscito di recente, da Leonardo Editore, un altro libro, scritto in prima persona, questa volta, da William Styron, l'apprezzato autore di Le confessioni di Nat Tumer e La scelta di Sophie. Anche Styron soffre di depressione ciclica ma, contrariamente a Sylvia Plath, è riuscito a sopravvivere fino agli anni Novanta e può quindi usufruire delle più recenti scoperte della medici- . na psichiatrica, per quanto riguarda la terapia di quella che è ormai considerata una vera e propria malattia, con basi biologiche, al di là del vissuto personale che può o·meno complicaria, e scatenarla con maggiore o minore gravità. Anche Styron è stato in casa di cura, ma volontariamente, per sfuggire alla propria periodica, incontrollabile volontà suicida. È stato curato senza elettrochoc e ha coraggiosamente deciso di offrire una testimonianza preziosa su questo male · oscuro. Sarebbe bastato che Steverison si informasse meglio sui progressi della medicina moderna, e avrebbe potuto.scagionare Ted Hughes, piuttosto che i vari parenti e amici' dalla coda di paglia, dall'accusa di istigazione al suicidio, omissione di soccorso, o qualunque altra infiammi le fantasie paranoiche, queste sì, dei vari personaggi che gravitavano intorno a Sylvia Plath. L'unico che avrebbe potuto salvarla dal suicidio era il dottor Horder, che ci provò, ma non riuscì a trovare con sufficiente tempestività un istituto accettabile alla Plath, che aveva già 11 ... alegher fioeui, che semm fottuu!" Le benefiche bastonate del Tessa· Paolo Giovannetti In Ore di città di Delio Tessa è riprodotta (alla p. 195) una fotografia decisamente inquietante, e anzi tanto più enigmatica in quanto si inserisce in un contesto di banalissimi e un po' zuccherosi ricordi di un "bel mondo" milanese · distrutto dal. tempo. Vi si può distinguere, a sinistra, un ridicolo vecchietto, "impalato come uno spaventapasseri", con bastone da passeggio, cappello in testa e coperta sulle spalle a mo' di poncho; mentre a destra compare una figura nerovestita, di cui non vediamo il viso, che sta sferrando una plateale bastonata ali' ometto. Il contrasto tra la borghese innocuità del vecchio (sorpreso dall'obiettivo durante una gita in montagna, come certifica il paesaggio sullo sfondo) e la violenza dell'aggressione, non può immaginarsi più grande. Il testo di commento ci dice che l'anziano signore "era uno dei primi notai di Milano, presidente del Consiglio Notarile, Sindaco di Legnano"; e la didascalia - "Dò una legnata all'uomo più buono del mondo" -rivela l'identità dell'aggressore. mascherato, cioè il Tessa in persona. Si tratta di uno scherzo, evidentemente, di una foto quasi espressionista sì, ma più per caso che per scelta. Eppure nello stesso volume, poche pagine prima, l'autore ci aveva già parlato di un altro grande vecchio milanese (questo ·un poco più noto, dato che si chiama Alessandro Manzoni), e il tono non era merio sottilmente irrispettoso, se infatti vi leggiamo: "Per conto mio preferisco che un uomo fatto sperimentato i metodi delle cliniche psichiatriche e giustamente ne diffidava. Invece l'autrice di questa biografi.a sceglie di raccontare gli ultimi giorni della poetessa nei minimi dettagli· denigratori: descrive una donna in preda alla depressione, responsabile anche economicamente, quasi per intero, di due bambini molto piccoli, malata di influenza, confinata iii un gelido appartamento londinese sommariamente arredato; e si sofferma, per farci capire quanto fosse egoista e capricciosa, a sottolineare come incongruo il suo compo,rtamento: a due giorni dal suicidio, la Plath "mangia di buon appetito" alla tavola di un'arnica che, spaventata dal suo stato mentale, la ospita per il fine settimana; e si preoccupa anche di un certo vestito da cocktail e dei bigodini. Si fa perfino il bagno più volte al giorno. Stevenson insinua addirittura che la Plath abbia tentato il suicidio senza convinzione, "soltanto" per attirare l'attenzione: per fortuna c'era il buon dottor Horder a smentirla,' e la nostra biografa è costretta a sorvolare rapidamente su questa ipotesi. Che bellezza se avesse potuto stabilire con la solita certezza del sentito dire che la Plath infilò sì, la testa nel forno dopo aver messo. al sicuro i bambini, ma lo fece tanto per fare, sicura che qualcuno sarebbe arrivato a soccorrerla. Se Sylvia Plath non fosse stata così orgogliosa da nascondere la gravità del proprio stato a Olwyn, piuttosto che a Ted Hughes, · piuttosto che alla madre, come Stevenson ripete ossessivamente per tutto il libro, probabilmente sarebbe ancora viva. Chissà perché non l'ha fatto. adulto ignori del tutto i capolavori piuttosto che conoscerli e detestarli. / Promessi Sposi portano in loro stessi i mali che li hanrio resi in tempi andati il libro scolastico per éccellenza. È così semplice il romanzo e alla superficie è così di facile Ìettura che sembra - scusatemi la parola - l'opera di un semplicione e invece è il portato di un genio!". Un sçcondo "semplicion~", dunque, certo molto amato ma anche.impercettibilmente attaccato, se non addirittura dileggiato da chi come Tessa - raccontano 1 biografi - era sempre stato unpessimo studente, e certo Manzoni l'aveva letto controvoglia. Bastonare i vecchi più mansueti, insomma, e non rispettare i padri letterari (le due cose finiscono, poi, ·quasi per coincidere: l'anziano della foto era soprannominato il Babbin). Tessa, voglio dire, non è quel bravo figliolo che superficialmente può sembrare, soprattutto quando serive in lingua: non è affatto il cantore un po' malinconico di una Milano ottocentesca e vagamente provinciale, minacciata e ormai quasi del tutto sfigurata dalle trasformazioni politiche e sociali degli anni Venti e Trenta; no, nella sua opera lo scrittore collabora direttamente a quella rovina, ne diventa un vero e proprio artefice in prima persona, e si fa meticolosamente carico della crisi attraverso lo strumento del linguaggio. Anche negli articoli spesso piuttosto dimessi della sua produzione giornalistica (di cui oggi possediamo una seconda raccolta:.Critiche contro vento. Pagine "ticinesi" [1934-1939], a cura di Giuseppe Anceschi, per l'editore Giampiero Casagrande di _Lugano) si impone talvolta il lutto per un mondo 35

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==