CONFRONTI 1958 e nel 1965). This Side Jordan non è un romanzo interamente africano: la non-comunicabilità delle due razze risulta anche dall'impianto narrativo, fondato sul parallelismo (destinato, geometricamente parlando, a non favorire la convergenza) di due trame, con al centro due distinti protagonisti, il ghaniano Nathaniel Amegbe e il britannico Johnnie Kestoe, influenzati e determinati, nei loro comportamenti, da due distinti retroterra culturali. Di sicuro, la comprensione che la Laurence ha avuto del problema africano era di tipo più culturale che politico. Prima del romanzo, infatti, aveva pubblicato nel 1954 un piccolo, prezioso libro, A Tree far Poverty (Un albero per la povertà), una raccolta di storie e poemi della tradizione somala. E il fatto che tali componimenti non fossero.semplicemente tradotti dal somalo in inglese, bensì "rinarrati", la dice lunga sul desiderio di capire e penetrare una cultura "altra" senza cadere nella trappola del possesso e della violenza linguistica. Sembra che l'Africa sia un continente che rimane dentro a chi ci abbia abitato sufficientemente a lungo per farsi penetrare dai suoi ritmi e dai suoi miti. Allontanatasene fisicamente nel 1957, esperienze, incontri e, soprattutto, intuizioni le rimasero nell'animo. Nel 1962 si separò dal marito e, con i due figli, tornò in Inghilterra, dove si stabilì per dieci anni. C'è una traccia comune a tutte queste migrazioni: il culto della memoria, ovvero della potenzialità creativa della distanza fisica e temporale dai luoghi. Lontana dal!' Africa, la ricreò (e la comprese) in un romanzo, in un libro di racconti, The Tomorrow-Tamer (Il domatore del domani), pubblicato nel '62, ma soprattutto nel libro di esperienze e ricordi dell'Africa orientale The Prophet's Carnei Beli (La campana da cammello del profeta), del 1963, unanimemente giudicato il più bel libro canadese di viaggi. E con questo, una pagina, molte pagine della sua vita si chiudono. Per esempio, il matrimonio. Per esempio, il periodo africano. Ma dentro era rimasto il principio creativo della memoria e della tribù. Tribù come comunità concentrata, ristretta, culturalmente autonoma. Nella campagna inglese (visse a Elm Cottage, confidenzialmente chiamato Elmcot, a Penn, nel Buckinghamshire), da Neepawa germinò Manawaka. O meglio, si definì la coscienza (tribale appunto) del primo personaggio del ciclo. La Hagar Shipley di The Stone Angel (L'angelo di pietra) aveva già preso forma a Vancouver, ma fu perfezionata in Inghilterra, nel 1964. L'angelo di pietra del tjtolo è la statua che orna la tomba della famiglia patema di Hagar ed è il simbolo di tutto un passato e, anche, della morte che incombe sulla protagonista. Hagar, la formidabile novantenne stizzosa che vive con il figlio Marvin e la nuora Doris e che ama rabb.iosamente la vita. Tutto il romanzo è narrato in prima persona ed è tramato di lunghi flashback. Provocati da impressioni sensoriali che scatenano il meccanismo associativo, gli squarci nel passato fanno conoscere al lettore il suo tempestoso matrimonio con Bram Shipley e i peccati di orgoglio e di silenzio che lo minarono ("Non era passato molto tempo da che ci eravamo sposati quando sentii per la prima volta che il mio sangue e le mie viscere si sollevavano per incontrare i suoi. Lui non lo seppe mai. Feci in modo che non se ne accorgesse.") Ma nello stesso tempo, questi ricordi danno alla vecchia Hagar la visione di un passato con il quale, necessariamente, deve fare i conti. Si dice che, morendo, si riveda in un lampo tutta la vita trascorsa; a Hagar viene concesso di abituarsi all'idea della morte e di conquistarsi - 32 seppure all'ultimo momento - un attimo di saggezza, la visione perfetta che riconcilia il suo lo di novantenne con il percorso di un'intera esistenza. Gli errori rimarranno errori ma, almeno, Hagar avrà la visione di un "pattern" in cui sistemare tasselli prima caotici e dolorosi. La topografia di Manawaka è, qui, quella imprecisa dei ricordi: strade polverose, campi secchi .d'estate e ricoperti di nevi traditrici d'inverno, nelle quali rimangono intrappolati neri stalloni. Manawaka comincia a precisarsi con il secondo romanzo, A ]est of God (Una burla di Dio, 1966), dal quale Paul Newman ha tratto il film Rachel, Rachel, misteriosamente trasformatosi per i distributori italiani in La prima volta di Jennifer. Attraverso gli occhi di Rachel Cameron, trentaquattrenne insegnante elementare a disagio con se stessa e con il mondo, le strade si popolano di sguardi nei quali la protagonista crede di vedere riflessa e derisa la propria insicurezza. È di nuovo una · narrazione in prima persona, ma la ricerca interiore di Rachel avviene, quasi, a suo dispetto. Per giungere alla dolorosa interezza, a un rapporto meno contratto e vittimistico con il mondo esterno, Rachel deve passare attraverso l'ordalia di un rapporto sentimentale "sbagliato" ma, soprattutto, di una fallace gravidanza. Un figlio per sconfiggere la pulsione di morte che Rachel si porta dentro; e quando, finalmente, sceglie la vita, quella. crescita dentro il suo corpo si rivela per un tumore. Ma, ormai, le scelte sono state fatte: Rachel e la madre si trasferiranno a Vancouver e per la ragazza - oramai una donna·che ha superato il suo personale "rito di passaggio" - l'esistenza ricomincerà su altre basi, sia nei rapporti con gli altri che in quelli con se stessa. Morgoret lourence (foto Korsh,Ottawa/ Miller Comstock 1977).
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