Linea d'ombra - anno IX - n. 60 - maggio 1991

1· eo N FR o N TI I La canadese venuta dall'Africa Ritraffo di Margaret Laurence · Chiara Vatteroni Margaret Laurence è morta da tre anni e i mesi - non molti in verità - durante i quali la sua salute si è trasc.inata tra le paludi di un tumore.ai polmoni in fase terminale assomiglian·o nel racconto dell'amica Joan Johnston a un'epica dell'amicizia femminile e della sorellanza, agli edificanti racconti che magnificano la vittoria della vita sulla morte. Una donna consapevole della morte imminente, scrive le proprie memorie e, quando ormai i tasti della macchina .da scrivere diventano troppo faticosi, si arma di un piccolo registratore e incide cassette su cassette di ricordi; un'amica tenace le sbobina a ritmo serrato: Anche la semplice azione della trascrizione, in un certo senso, serve a sconfiggere la morte, perché lenisce - in pàrte - quel senso di disperata impotenza e inutilità che attanaglia "chi resta". Ebbene, data una forma definitiva a una esperienza ancora "in fieri" ma, allo stesso tempo, già de~tinata alla conclusione, Margaret Laurence avrebbe potuto, forse, concentrare le proprie forze sulla lotta contro la malattia, con terapie e trattamenti. Ma anche il plot della sua morte doveva trovare compimento, cbme l'autobiografia. Era un rito segnato da lettere, fiori, telegrammi di amici: la scrittrice/creatri_ce diviene a sua volta personaggio e si sottomette a una necessità esterna e superiore: "Con tutte queste lettere e messaggi, sarei troppo imbarazzata a non morire più." Parlare di uno scrittore già deceduto significa parlare di un ciclo chiuso, all'interno del quale c'è spazio per le teorizzazioni e la ricerca di un significato coerente e armonico. Margaret ·Laurence è morta nel mese di gennaio del 1987, ma il suo ciclo narrativo si era già chiuso nel 1974, anno in cui pubblicò l'ultimo romanzo del cosiddetto "ciclo di Manawaka". Dopo il '74 si.eradedicata esclusivamente alla pubblicistica e al sostegno delle molte cause civili alle quali aveva garantito il suo carismatico appoggio. Sì, carismatico, perché nella letteratura canadese, in quella femminile canadese e in quella femminile per così dire "sovranazionale", Margaret Laurence si è conquistata un posto di primissimo piano, con un numero relativamente limitato di romanzi. I suoi libri sono inclusi nelle "reading list" scolastiche e nel 1972 era stata nominata "Companion of the Order of Canada", la maggiore onorificenza accordata dal governo canadese. Eppure, di questa eccezionale autrice nulla è ancora noto in Italia, a parte un racconto apparso recentemente su "Linea d'ombra" (Mettere inordine la casa, trad. di Ilide Carmignoni, nel n. 41, .settembre 1989). Dunque, Margaret Laurence- née Wemyss, glorioso nome di una famiglia delle Highlands scozzesi - nasce nel 1926 nella provincia di Manitoba e, più precisamente, nella cittadina di Neepawa: nomi esotici, dall'aura indiana e quasi mitica che, · assieme alle origini celtiche, parlano di un ricchissimo patrimonio -di razze e culture. E da Neepawa, quasi come in una cosmogonia pellerossa, ~i materializza la topografia, a un tempo esatta e nebulosa, diManawaka, la cittadina delle prairies canadesi divisa in due dalla ferrovia. Da una parte "quelli che contano", dall'altra i diseredati, i meticci, gli "altri da noi." Manawaka è, allo stesso tempo, più e meno di un luogo romanzesco; Manawaka è un territorio della memoria delrautrice, ma anche dei suoi personaggi, perché solo un romanzo - • A ]est of God-vi si svolge percettibilmente. Negli altri quattro libri, la cittadina emerge dal passato dei personaggi narranti, ~ dalla loro memoria. Neepawa/Manawaka è memoria anche per Margaret Laurence che, infatti, visse nelle prairies solo fino ai sedici anni per poi trasferirsi aWinnip.eg per studiare alla locale università. Sarà forse qa questo personale ciclo di avvenimenti che nasce il mito privato e letterario di Manawaka, un luogo fittizio che incarna un passato da domare, razionalizzare, assorbire in penosi processi di auto-definizione interiore. ' Nulla può più essere uguale a se stesso: al termine di crisi esistenziali più o meno devastanti, le eroine della Laurence pervengono sempre a un ricco "insight" dal quale possono sperare, se non la pace interiore, almeno un più saldo equilibrio del!' io. Anche nel suo privato, Margaret Laurence ha compiuto ~olti percorsi ricchi di implicazioni mitiche. Nel 1949, infatti, si trasferì con il marito in Inghilterra e, nel 1950 in Africa, prima in Somalia e poi, dal 1952, in Ghana; dove rimase per cinque anni. Proprio in Africa la Laurence compie il suo apprendistato letterario. Ma, al di fuori dei dati puramente e tecnicamente biografici - oppure proprio grazie a questi - si disegna un'affascinante ipotesi per la genesi della sua vocazione letteraria. C'è una curiosa affinità con la vicenda del personaggio principale di un romanzo americano di una dozzina di anni fa. In The Women's Room di Marilyn French (trad. it. Donne, Bompiani 1978), Mira è una donna che si trova di fronte a un eterno dilemma: alle soglie del coronamento di una tardiva carriera universitaria, deve decidere se seguire o no l'uomo che ama e che per lavoro si deve trasferire in Africa. Da una parte . c'è l'amore, forse quéllo vero, dal!' altra il desiderio di un'autonomia lavorativa e intellettuale. In mezzo, gli usurati schemi che impongono alle donne di sacrificare la realizzazione di sé per:fare ... che cosa? "Cuocere il pane, coltivare i fiori, occuparsi dei qambini". Ebbene, Mira non se la sente e abbandona il grande amore al suo destino africano (e alle cure di un'altra donna che accetti il triplice schema). Forse, Margaret Laurence accettò il suo destino africano anche perché alla fine degli anni . Quaranta non esisteva neanche lo spazio mentale per possibili alternative. Fece il pane? Coltivò un esotico giardino? Forse, ma non necessariamente. La scrittura divenne una meravigliosa alternativa e fu conquistata attraverso la memoria, la cultura, i miti di un'altra razza, ascoltando e cercando di capire la negritudine. L'esperienza di una (impossibile?) convivenza tra colonizzatori è colonizzati fu talmente forte da costituire l'ispirazione per il primo romanzo, This Side Jordan (Da questa parte del Giordano), scritto parzialmente in Ghana e poi completato al ritorno in Canada, a Vancouver, dove i Laurence si stabilirono e dove fu pubblicato nel 1960. Margaret Laurence aveva capito che i giorni dei "padroni bianchi" erano contati, ma la sua visione del momento di transizione che stava affrontando quella parte di Africa (l'affrancatura dalla dipendenza dalla Gran Bretagna) era fondamentalmente ottimista e dichiaratamente liberale, i_nlinea con quei movimenti politici bianchi operanti in Africa e di cui DorisLessingdàampia testimonianza in A Ripple from the Storm e Landlocked (pubblicati rispettivamente nel 31

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