~ JI~ GALLIOEDITORI via Borgo dei Leoni 70 44100 Ferrara - rei. (fax) 0532-202266 I Il Cavaliere Azzurro I Giuseppe Rensi Lo scetticismoesteticodelLeopardi Ford Madox Ford ]osefConrad - Unricordopersonale Georg Markus Freude il segretodell'anima La biografia I Bibliotheca Philosophica I Martin Heidegger Il concettodi tempo Johann G. Fichte Karl von Clausewitz Sul PrincipediMachiavelli Wolfgang Welsch La terranell'operad'arte Kunò Fischer L'arguzia I Rithimorum I Peter Szondi L'orachenon hapiù sorelle Studi su PaulCelan Bruno Snell Il camminodelpensieroedellaverità Studisul linguaggiogrecodelleorigini I Biblioteca Storica I Ariette Farge La vitafragile Violenza,poteri e solidarietà nellaParigidelXVIII secolo Distribuzione PD.E. IL CONTESTO su "Politica ed Economia" (n. 6, 1985), Enzo Mingione aveva segnalato, proprio al fine di capire quali inserimenti i paesi sviluppati offrono oggi agli immigrati dal Terzo Mondo, l'importanza di distinguere due diverse componenti della domanda: quella per attivare la quale la clandestinità/irregolarità è ~ssenziale, e quella per la quale quel requisito è un "accessorio non indispensabile". D'altra parte, diverse ricerche su scala locale hanno mostrato come, anche in presenza d'una possibilità concreta di regolarizzare la propria presenza, permanga comunque una quota nient'affatto irrilevante di "clandestini''. Scartati gli ultimi arrivati che non ricadono nei termini fissati dalla legge, scartati i malandrini professionisti (il cui business non prevede regolarizzazioni), scartati anche i ritardi dovuti a disinformazione, rimane comunque un numero cospicuo di persone che hanno evitato di regolarizzarsi per timore di perdere un impiego già trovato. In realtà anche in questo caso, come in diversi altri (si pensi, per citare· forse il più esplosivo, a quello della ricerca di casa), è quasi inevitabile giungere a domandarsi in quale misura sia ragionevole - se non per esigenze di "pulizia" analitica contingente- circoscrivere il problema ai solj aspetti connessi al fenomeno migratorio. Questa considerazione mj introduce direttamente a uno dei nodi interessanti posti in evidenza nel secondo dei libri che intendevo segnalare, (F. Calvanese e E. Pugliese, Il caso della-Campania, edito da Angeli nella collana "La presenza straniera in Italia"). Il quadro che emerge dall'esposizione ragionata dei risultati d'una indagine diretta (prima parte del libro) e di quelli di specifici approfondimenti successivi su tematiche particolari, enfatizza infatti (sin dalle prime pagine dell'introduzione Pugliese la sottolinea come una questione doppiamente importante: sotto il profilo interpretativo e sotto quello delle possibili strumentalizzazioni ideologico/politiche) la compresenza di immigrazione e disoccupazione autoctona. L'apparente paradosso - argomenta l'autore - rivela la propria "razionalità" soltanto a condizione di mettere in luce le caratteristiche della domanda e della struttura occupazionale locali, oltre che la reale incidenza quantitativa degli occupati extra-comunitari sul totale degli addetti impegnati nei medesimi lavori. II risultato di tale lavoro (la ricerca ha tra l'altro il pregio di chiarire come quella proposta dagli autori non si'auna semplice variante d'una impostazione classicamente "domandista", quanto piuttosto l'assunzione di un approccio che - reagendo a indirizzi analitici prevalentemente orientati a ricondurre i fenomeni alle sole caratteristiche soggettive degli immigrati; e d'altra parte non limÌtandosi all'uso di categorie tutto sommato ancora astratte se non definite anche in termini territoriali (terziarizzazione, sommerso, piccola industria, eccetera) - permette di mostrare come i ruoli assegnati ai lavoratori immigrati costituisca uria delle tessere significative di un mosruco ben più ampio e complesso: "È l'i"nteromodello occupazionale della Campania che, per effetto dei processi di deindustrializzazione e delocalizzazione industriale, sta ora degradando" (p. 17). Analogamente, si può aggiungere, quasi ridicola è apparsa - quando ancora la Tv aveva tempo di occuparsi di questi problemi, seppure troppo spesso in cruave scandalistica . - la gravità sentenziosa e stupita còn la quale si constatava come in aree di partkolare addensamento di immigrati (ad es. il litorale napoletano e casertano), questi ultimj,non usufruissero di "servizi disponibili" che poi in loco risultavano praticamente inesistenti o totalmente inefficienti per gli stessi "cittadini italiani". Per non parlare del farisaismo puteolente - degno di una vignetta di Altan - di chi si soffermava pensoso sui riscru di guerra tra poveri, quasi che la maggior parte degli assassinii quotidiani cui la cronaca ci ha abituati fosse- per ciò che attiene esecutori materiali e vittime-qualcosa di molto diverso. Ritornando af libro in questione, è comunque opportuno precisare che l'approccio adottato dai ricercatori non distoglie neppure per un attimo la loro attenzione dall'obiettivo-specifico cui mrrano: riuscire a fissare le linee d'una tipologia essenziale e non effimera di soggetti sociali, per quanto il complesso di fenomeni posti sotto osservazione (come sa bene chiunque lavori sul tema) rioordi per molti versi "un bers<;1gliomobile" (p. 19). Il libro si raccomanda dùnque non soltanto come apporto all'approfondimento e all'affinamento.del la conoscenza di particolari aspetti dei processi migratori, ma anche perché fornisce stimoli ed elementi per una riflessione di più ampio raggio e perché contribuisce - per lo più implicitamente - alla critica di molti luoghi COIJ1uni,distorsioni, omissioni e superficialità ritrovabili nella letteratura del passato decennio sull'argomento. . Non rimane che sperare che i pregi che ho trovato e cercato di evidenziare in questi-due libri recentemente apparsi caratterizzino la discussione nella prossima Conferenza sull' emigrazione, organjzzata dal governo italiano, dalla quale ci si attende sostanziosi aggiornamenti delle informazioni, miglioramenti delle fonti statistiche disponibili, e decisi passi avanti sul . piano delle proposte interpretati ve, anche come presupposti necessari per ulteriori adeguamenti della legislazione e della normativa vigenti. Auspicarlo non implica sottacer'e il ruolo essenziale giocato negli anni passati dal volontariato di varia ispirazione, soprattutto nei confronti di specifici gruppi etnici nella fase del primo inserimento. Va però osservato in primo luogo l'evidente carattere vicario di tali iniziative, in tal senso preziose anche tome indicatori di gravi ritardi e carenze dell'intervento pubblico che non sarebbe né giusto né opportuno tollerare. Tanto più tenendo conto - ed è la seconda osservazione - che l'impostazione assistenzialistica che in quelle iniziative tende a prevalere a causa dell'entità stessa dei problemi da fronteggill!e, soprattutto nella prima fase di inserimento degli immigrati, può perversamente contribuire a ritardare o rendere più difficile la presa di coscienza collettiva della loro vera identità: quella - comprensiva di tutti i diritti e doveri relativi -di lavoratori italiani.
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