Linea d'ombra - anno IX - n. 60 - maggio 1991

armamenti. Il mondo "dopo. l'egemonia" potrebbe non essere molto diverso. In verità, potrebbe essere migliore. Gli americani scherzano, dicendo che "la Guerra Fredda è finita e il Giappone ha vinto". La battuta, in ogni caso, nasconde una verità profonda. Nessuno discuterebbe l'affermazione di Woodrow Wilson, fatta, come dice Helleiner, nel momento in cui la potenza finanziaria degli Stati Uniti stava superando quella inglese: "Coloro che finanziano il mondo devono anche capirlo". Ma Wilson aggiungeva che essi devono anche "governarlo con lo spirito e con la mente". Su . questo i giapponesi non sono d'accordo. Come molte altre nazioni che in un modo o nell'altro sono state dipendenti dàgli Stati Uniti, essi. sono offesi dall'evangelismo americano. Ma al contrario di molti altri, non sono essi stessi evangelici. Sono indifferenti al vecchio passatempo atlantico di insistere sulla divisione di principio tra destra e sinistra; di fatto, sono culturalmente indifferenti a tutto ciò che sta oltre i loro confini. Si preoccupano solo di ciò che un commentatissimo rapporto a Nakasone sull'argomento, nel 1986, chiamava "armonia": un mondo senza rischi finanziari. "Dal Piano Marshall a oggi", osserva Robert Gilpin nella silloge di Newland, "le successive amministrazioni americane hanno usato gli aiuti stranieri e condizionato i flussi finanziari per sostenere gli obiettivi della politica estera statunitense". Il Giappone non lo farà. Non ha interessi all'estero che non siano di tipo economico, e ne ha molti che chiaramente lo sono. Da tutti i punti di vista, è molto diverso dagli Stati Uniti. Questo è già evidente nella sue decisioni a proposito dell'Assistenza per lo Sviluppo all'Estero. La stampa giapponese le ha occasionalmente descritte come "strategiche". Ma, come spiega J uichi Inada nel suo saggio compreso nel volume di Newland, questo in passato significava semplicemente "in linea con la strategia degli Stati Uniti", ed è una definizione che il governo non ha mai usato in proprio. Le scelte dell'Assistenza per lo Sviluppo all'Estero sono prese dai burocrati del Ministero del Commercio Internazionale e dell'ln° . di.Istria, dell'Agenzia per la Pianificazione Economica e dal Ministero delle Finanze e Affari Esteri, e sono sempre basate su un terreno economico. (Gli aiuti e i prestiti sono stati anche libèrati da vincoli. Il governator~ della Banca Inter-americana, per esempio, recentemente ha espresso la sua soddisfazione per i I fatto che sono i giapponesi, adesso, a finanziarla. Essi non esigono che i destinatari degli aiuti commercino con loro. Sanno che il commercio in generale, con chiunque nel mondo, alla fine si risolverà in un loro vantaggio. E, al contrario degli americani, si preoccupano poco della situazione politica locale.) Se è possibile individuare una strategia oggi a Tokyo, questa consiste nel creare rapporti garantiti dal fatto di poggiare sull'interesse reciproco piuttosto che sulla forza militare. L'attuale crisi del Golfo mostra come ciò possa farsi. Quando, nell'ottobre 1973, l'Organizzazione dei Paesi Arabi Esportatori di Petrolio smise di rifornire le "nazioni non amiche", il Ministero del Commercio Internazionale e dell'Industria scoprì con orrore che il Giappone aveva una riserva di soli 49 giorni, e che l'equivalente di 45_giorni era già stato avviato a destinazione all'interno del sistema. In un'intervista rilasciata a uno dei programmi televisivi della BBC da cui Horsley e Buckley traggono il loro libro, il responsabile del Ministero per le Risorse Naturali ricorda che, quando spiegò la situazione alle "persone importanti" (il Primo Ministro Tanaka, Nakasone, allora Ministro del Commercio Internazionale e dell'Industria, e altri) chiarendo che avevano una riserva di soli quattro giorni, costoro persero com- . pletamente la testa. "Com'è possibile", gridò Tanaka, "che si sia commessa una tale sciocchezza?" Si riprese rapidamente, fece prendere al Giappone le giuste distanze da Israele e ordinò al • IL CONTESTO Ministero di non permettere più che accadesse una cosa simile. E così è stato. Al momento si pensa che vi siano 700 miliardi di barili di greggio disponibili rtel mondo. Ma coloro che li forniscono sono i_naffidabili,e il loro prezzo è andato crescendo. Il contributo economico del Giappone alle forze anti-Saddam non è altro che un educato riconoscimento all'Onu. Nel frattempo, il Ministero del Commercio Internazionale e dell'Industria ha vietato la costruzione di nuovi impianti industriali alimentati a petrolio e ha rivolto la sua attenzione all'equivalente dei 700 miliardi di barili conosciuti in catrame petrolifero. Ha chiesto alla Mitsubishi di completare le prove tecniche su questa nuova "Orimulsione", come viene chiamata (poiché si trova per lo più nel bacino dell' Orinoco, al centro del Venezuela); si è assicurato che sia conveniente (i venezuelani astutamente tengono il prezzo basso); ha dichiarato trattarsi di "carbone" (per aggirare'il suo stesso divieto); e ha. chiesto alle centrali elettriche del paese di convertirvisi. Il paese è pragmatico e se i suoi partner non scherzano o si i-velano inaffidabili, andrà dovunque. Nell'ultimo saggio del volume di Newland, Takashi Inoguchi si concentra su un solo problema. Il Giappone non è una potenza nucleare e non ha intenzione, per quanto se ne sa, di diventarlo. E una difesa sicura contro un attacco nucleare, del tipo previsto dalla "Strategie Defence Initiative" (per la quale il Giappone stesso ha acconsentito a compiere alcune ricerche), è lontana anni. Ma non c'è ragione per temere che il Giappone sia minacciato dalla Cina, guerre nucleari locali nel Medio Oriente o nell'Asia meridionale, se dovessero verificarsi, non lo danneggerebbero, e da quando Inoguchi ha scritto il suo saggio la minaccia sovietica, se pure era reale., è scomparsa. La politica preferita del Giappone ha adesso campo libero. · George L. Mosse Ebrei in. Germania fra assimilazione e antisemitismo Jakob Hessing La maledizione del profeta Tre saggi su Freud Abraham B. Yehoshua Elogio · della normalità Saggi sulla Diaspora e Israele l Editrice La Giuntina l Via Ricasoli, 26 - 50122 J<'irenze Nuo,o distributore: Garzanti Editore 19

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