bensì come un problema che viene dopo i problemi economici e sociali; in questo senso è un problema residuale. È ovvio che in una tale logica non è mai il momento buono per affrontare i problemi nazionali; prima mettiamo a posto i problemi dell'economia, poi quelli nazionali si risoveranno più facilmente, forse si risolveranno da soli. Il fatto è che il nazionalismo definisce gli stessi confini della società; finché non si risolvono le sue istanze, in un senso o nel!' a~tro, è difficile cominciare a risolvere i problemi di qualsiasi società, per non parlare di quelli di una autocrazia come quella sovietica. Alcune delle proposte sovietiche ai baltici nel 1990 ricalcavanò proposte degli stessi baltici del 1988: ma era oramai troppo poco, troppo tardi. Ma non è ancora troppo tardi per raggiungere una soluzione pacifica. Bisogna riconoscere che, dopo i morti di gennaio, malgrado alcune provocazioni gratuite da parte sovietica, c'è stato un atteggiamento responsabile da parte dei baltici, e i sovietici non ·sembrano voler aggravare ulteriormente la situazione. Gli estoni hanno potuto proseguire il rafforzamento dei loro legami con i finlandesi, non ultimi quelli in campo economico. Gli stessi risultati dei referenda svoltisi nella primavera nei paesi baltici, e in particolare i risultati in Estonia e in Lettonia (con la presenza di osservatori internazionali) dimostrano che almeno una parte delle comunità slave di quei paesi è favorevole all'indipendenza. I paesi baltici non sono una Irlanda del Nord; gli indipendentisti non "vincono perché sparano". Vincono perché li votano5 • Il nazionalismo Quali sono le alternative reali rispetto al problema dell'impero sovietico? Le valutazioni (in Italia e altrove) sembrano oscillare tra un entusiasmo acritico per la distruzione di una "prigione di popoli" e una malcelata nostalgia p,r i bei tempi della guerra fredda6 . Come sempre, potrebbero avere ragione sia i pessimisti (per i costi di una dissoluzione dell'impero sovietico) sia gli ottimisti (sull'inevitabilità di questa dissoluzione); il risultato sarebbe comunque catastrofico. Ma sarebbe bene tenere conto di due fattori ulteriori. In primo luogo, se l'Unione sovietica fosse realmente sul punto di dissolversi, qualsiasi amministrazione americana sosterrebbe la sua ricostituzione a qualunque costo. Se Bush non sembra volere lo smembramento dell'Irak baatista (che non è attualmente una potenza nucleare) non si capisce perché dovrebbe volere la dissoluzione dell 'Urss (che è 1aseconda potenza nucleare). In secondo luogo, viene dato un poco troppo per scontato che non esista più un apparato repressivo sovietico funzionante. In realtà la dinamica degli avvenimenti sovietici dell'autunno del 1990 sembra ricalcare in grande quella degli eventi polacchi dell'autunno del 1981, culminati nel colpo di Stato di Jaruzelski (il cosiddetto "male minore"). Le condizioni per un colpo di Stato militare sovietico esistono già da tempo, e non è detto chè non stia già avvenendo. Questo non significherebbe il ritorno a Breznev; sarebbe comunque un'altra cosa. In a-ltreparole, la fine dello Stato sovietico (distinta dalla fine del comunismo come norma di legittimazione) è estremamente improbabile, e le soluzioni ai problemi dei diversi nazionalismi avverranno comunque nel quadro di tale continuità statale. Proprio per questo è auspicabile un approccio differenziato ai problemi nazionali. Se è vero che lo stato nazionale è intrinseco ali' industrializzazione, ciò non significa che ogni 'potenziale Stato nazionale debba realizzarsi come tale, anzi. Il mondo reale è fatto di tanti Stati imperfettamente nazionali (e di moltissimi Stati nazionali non realizzati). L'ultimo tentativo serio di realizzare uno Stato perfettamente nazionale avvenne nel 1939-45. La soluzione sovietica consisteva nel dichiarare che'il problema del nazionalismo ILCONTESTO Versi scritti durante le feste di Nat,ale del 1989 Fernando Bandini O 1989, anno di calcinacci. Eccoti questi stracci in dono, è tutto quello che rimane delle bandiere dell'anno passato. Ma tu prima di scendere nel baratro di una qualche discarica-geenna dammi in cambio il rombo delle tue fràne ch'io lo regali, strenna di Natale a chi amo, ai vivi, ai morti, a chi non è ancor nato. · Camminavano in molti, alacri ed arsi dalla sete dei buoni. E quante volte li vedevo alzarsi sulla punta dei piedi per guardare lontano. Ora il presente pesa come una pietra e la visione del futuro arretra di là dall'occhio umano. Non cade solo un muro, muore un lungo Da-sein, il teso elastico del secolo si spezza, molti cuori si afflosciano. C'è chi ancora si abbarbica ali' altezza del proprio sogno, chi dentro le spire del suo drago mentale si dibatte: ma non può risarcire anni di lotta, anni d'innamorata rabbia. Ti prego, dunque, vattene sempre da me, fede in astratti veri, che anch'io non abbia ~ l'orgoglio per onore, la pietà di me stesso per amore verso gli altri; perché demoni scaltri irretiscono con stupendi inganni l'anima stanca e nobile dei vecchi. ~ .Ma tu, anno di folgori,. dimmi perché mi cedono i ginocchi davanti a questa vacuità del tempo in cui sospeso è il mondo e ancora sbatto gli occhi quanqo già si è smorzato il tuo bagliore, gelida bianca luce di una breve implosione che inghiotte fino in fondo il collasso e il silenzio. · Dimmi se il cielo cova una nuova cometa per il viaggio di nuovi Re, se dobbiamo aspettarli - io che aspettavo Natale, la sua aureola di lumi e la sua pace. E ho visto solo te spargere intorno la tua fredda brace, sola bianca meteora di un inverno che passa senza neve. 15
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