IL CONTESTO Vilnius, febbraio 1991 (foto Tonsirig/Sobo-Reo/Contrasto). dipende direttamente dai ministeri di Mosca). Infine, la Finlandia indipendente (a differenza della Svezia) ba sempre mantenuto una politica dell'immigrazione estremamente restrittiva. Non è necessario condividere l'estremismo nazionalista di una parte degli estoni per vedere che l'Estonia si trova in una situazione non paragonabile a quella della Finlandia. La tutela dei diritti civili e linguistici della minoranza russa dovrebbe essere definita contestualmente al riconoscimento dell'indipendenza dell'Estonia, della Lettonia e della Lituania. I paesi baltici eran·o,già prima dei morti di Vilnius e di Kaunas, sull'orlo di una guerra civile (tra baltici e russi). Se un Gorbacev privo di Shevardnadze non si dimostrerà capace di frenare questo processo, la guerra civile ci sarà, l'esercito sovietico interverrà ovviamente a fianco degli insorti russi, con tutte le prevedibili. conseguenze. (Le truppe sovietiche in Estonia sono già 100.000 uomini, per una popolazione di 1 milione e mezzo.) Ii problema imperiale sovietico Prima di valutare le prospettive future dell'Unione sovietica, sarebbe bene valutare quel che non è avvenuto. John Lloyd, che è stato uno degli osservatori più attenti del quadro esteuropeo (e che ha sempre espresso forti riserve nei confronti del nazionalismo baltico) ha di recente osservato che "Gorbacev rimane quel che è sempre stato, un dittatore non eletto, anche se era uno che sembrava volere una società in cui la dittatura non fosse più la norma"4 • Detto ciò, lostessoLloyd continua a ritenere che nessuno possa permettersi il lusso di rinunciare a sperare in Gorbacev. Condividere questo giudizio non significa comunque auspicare una dissoluzione pura e semplice dell'impero sovietico. Il problema 14 _baltico, piuttosto, sollèva due ordini di problemi relativi all'atteggiamento del gruppo dirigente sovietico. Il primo è quello di natura specifica, e cioè la posizione sull'indipendenza dei paesi baltici. I movimenti indipendentisti di questi paesi (la cui rappresentatività delle popolazioni locali è da tempo assodata, in più di una elezione) non si considerano e non si sono mai considerati secessionisti dall'Unione sovietica, perché non hanno ·mai riconosciuto l'annessione sovietica del 1940. In altre parole, i nazionalisti baltici hanno sempre offerto al gruppo dirigente sovietico una via d'uscita onorevole, che- permetteva anche di -separare i problemi baltici da quelli, moltò più complessi, delle altre repubbliche occidentali (Ucraina, Bielorussia, Moldavia) e delle repubbliche meridionali asiatiche. Nel Baltico non si spara (o meglio, si spara da una parte sola); in Georgia la guerra civile tra georgiani e osseti è già iniziata. I baltici non hanno alcÙninteresse a essere messi sullo stesso piano dei georgiani. 5 Un riconoscimento tardivo dell'indipendenza baltica da parte dei sovietica non è forse una soluzione perfetta dal punto di vista del diritto internazionale; ma i vantaggi politici ed economici di uno sganciamento quasi indolore dei paesi baltici sono evidenti per entrambe le parti. Una volta fatta questa concessione fondamentale, i sovietici avrebbero tutto il diritto di reclamare-la tutela dei diritti delle minoranze slave. Ma si tratterebbe di un accordo di diritto internazionale (come lo è l'accordo finnico-svedese sulle isole Àland) nel quadro del quale i paesi scandinavi potrebbero esercitare una influenza positiva. Il secondo errore del gruppo dirigente sovietico potrebbe essere definito un errore di cultura politica (come ha riconosciuto Shevardnadze), e cioè quello derivante da un atteggiamento nei confronti del nazionalismo che potrebbe essere definito residuale. In una logica di questo tipo, il nazionalismo è visto non quale elemento fondamentale del mondo industriale (quale è stato ed è)
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