Linea d'ombra - anno IX - n. 59 - aprile 1991

STORIE/ALI IL NOSTRO VICOLO Ahmed Ali traduzione di Alessandro Monti La mia casa era si.tuata in Koocha Pandit. La porta della mia stanza era divisa in due metà. Se chiudevo la parte inferiore quella superiore si trasformava in finestra. La finestra si apriva sulla strada stretta. Di fronte vi era il negozio di Siddiq, il bania, e accanto vi era il negozio di Aziz, il carpentiere, e tutt'attorno vi erano i negozi dei portatori di palanchino, del venditore di farmaci, del venditore di foglie di be,tel,e ancora pochi altri adiacenti, come il macellaio, l'emporio e il venditore di dolci. La gente poteva andare in altre parti della città passando attraverso il nostro Mohallah; sotto le mie finestre circolava ogni sorta di persone. Qualche volta un individuo tutto vestito di bianco passava oltre, cercando di ripararsi dal sole bruciante dell'estate con un ombrello. Qualche volta una persona tutta agghindata con un vestito inglese passava oltre, quasi sfiorando con piede cauto l'acqua sprizzata sul selciato o facendosi da parte con un balzo quando qualcuno ne versava ancora, evitando ragazzi e monelli, o fulminandoli con occhi di fuoco quando costoro lo contemplavano a bocca aperta. Qualche volta il passante s'infuriava e alzava il bastone o l'ombrello per colpire i ragazzi, ma i monelli correvano via, gridando, "Guardate ragazzi, che spettacolo!" Allora si udiva la voce burbera di Mirza, il venditore di latte: "Cosa state combinando, bricconi! Non avete niente da fare a casa?" E se di fronte a lui c'era un cliente, Mirza non mancava di lamentarsi: "Che razza di madri hanno. Lasciano che la loro progenie se ne vada in giro a vagabondare come dei tori consacrati. E i bricconi non hanno niente altro da fare se non imprecare e fare danni." E gli occhietti rossi avvampavano e grattandosi la barba triangolare si volgeva al cliente e prendeva il caglio dal vaso di argilla o il latte dal calderone e aggiunta un poco di panna in cima al latte dava il tutto al cliente. Dicevano che Mirza provenisse da ottima famiglia. Il padre lo aveva cacciato di casa quando era ancora un ragazzo perché non riteneva a memoria le lezioni; e dopo aver vagabondato in giro per alcuni giorni aveva deciso di mettere su negozio. Successivamente il padre gli aveva chiesto diverse volte di ritornare a casa, ma Mirza aveva rifiutato. Si era quindi sposato e gli affari avevano preso a prosperare. I dolci da lui fatti con la panna erano rinomati per la loro eccellenza, e il suo latte era delizioso. Ogni volta che una persona veniva a comprare del latte, lo versava agitandolo da una ciotola, d'argilla in una tazza, e poi lo rifaceva in senso opposto sempre con movimento oscillante, sino a farlo gorgogliare di schiuma frusciante. Poi tagliava una porzione di panna da sopra il latte che era nel calderone, e lo faceva con tanta abilità che il latte non era neppure disturbato. Qualche volta la moglie sedeva in negozio. Era ormai diventata vecchia. Aveva il volto tutto grinzoso, la schiena piegata e le gengive senza denti. Tuttavia la fronte spaziosa e la carnagione chjara proclamavano la sua origine da buona famjglia. Il loro giro d'affari era diventato fiacco, ih quanto non potevano lavorare sodo a causa dell'età. Il loro unico figlio era morto, e non vi era nessuno che potesse dar loro una mano. 72 Nei giorni della Non-Cooperazione, quando il ~ovimento per la libertà sorgeva tempestoso in ogni parte del paese, il figljo di Mirza si era unito con alcuni amici a un corteo. L'aria risuonava delle grida di Bande matram e Mahatma Gandhi ki jai. Un battaglione di Tommies era appostato alla Torre dell'Orologio. Il Sovrintendente di Polizia, il Deputy Commissioner e altri funzionari inglesi osservavano nervosamente la furia della folla che dimostrava la rabbia della nazione contro il Governo coloniale. La marea di gente tumultuò in avanti, ma fu sospinta indietro dai Tommies. Diverse persone irruppero tra le file passando di fianco, e il Deputy Commissioner diede parola all'Ufficiale in Comando perché facesse aprire il fuoco. La pioggia di proiettili ne uccise molti, e il figlio di Mirza fu tra questi ... Quando dopo mòlto tempo fu permesso al la gente di portare via i morti, gli amici riportarono a casa il corpo del figlio di Mirza. Tutti i negozi erano chiusi e il vicolo era deserto. Il sole invernale splendeva cinereo e pallido. Dalle cunette di scolo nelle strade, non pulite da giorni, si levava l'odore della putrefazione. Quando il corpo del figlio morto fu portato a casa Mirza e sua moglie furono come schiantati. Non potevano credere che loro figlio, vivo appena un'ora prima, che andava in giro ridendo e quella stessa mattina aveva preparato i dolci e risciacquato il calderone e dopo era andato a vedere i suoi amici, non fosse più vivo ma morto! Guardavano il corpo imbrattato di sangue e la moglie di Mirza abbracciò il corpo morto e lacerò l'aria con le sue urla. La gente cercò di allontanarla dal cadavere, ma lei non voleva staccarsi dalle spoglie del figlio. "Tesoro, amato mio", si lamentava e talvolta un gemito le prorompeva dalle labbra, facendole dire: "Possa Dio distruggere questi Faranghi. Hanno assassinato il mio amato. Possano morire!" Mirza si precipitò fuori dalla casa come se fosse impazzito. Siddiq Bania aveva aperto il negozio e quando Mirza vi passò davanti con i capelli tutti in disordine, Siddiq lo chiamò a gran voce, domandando: "Ti compiango, fratello. Cosa è accaduto?" Non vi era traccia di lacrime negli occhi di Mirza; il suo volto era tuttavia una maschera di dolore. "Per me è finita. Il mio tutto, mio figlio, è morto" borbottò, allontanandosi verso casa sua. I clienti che si trovavano di fronte al negozio chjesero a Siddiq cosa fosse realmente accaduto. Siddiq si piegò in avanti e gettò lo sguardo sulla figura di Mirza che si allontanava. Soffiò una forte folata di vento e il vicolo si riempì di poi-vere. Un pezzo lacero di carta si sollevò nel l'aria e, dopo essere stato agitato qui e là, ricadde a terra. I capelli tagliati corti di Mirza furono a loro volta agitati dal vento; poi egli svanì in una viuzza laterale. "Accaduto? Era andato per partecipare alla non-cooperazione, e gli hanno sparato uccidendolo. Perché la gente non pensa ai propri affari? Ecco sistemato come si deve chi si ribella contro il Governo! Era un così bel giovanouo; ma è diventato vittima di quelle formiche d'Inferno e dei Khaddariti." Mentre parlava infilò un cucchiaio nell'imboccatura di un vaso. Molti vasi erano fissati l'uno accanto all'altro nel muro e somigliavano a una colombaia. Dopo aver preso una cucchiaiata di cereali Siddiq la porse al cliente. Costui, che stava ascoltando Siddiq con noncalanza, incominciò ad avvolgerla ill un pezzo di tela. Gli occhi glj caddero tutto a un tratto sui cereali, e disse:

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