Linea d'ombra - anno IX - n. 59 - aprile 1991

STORIE/RAMO - sanno che è per i morti. Anche loro un giorno moriranno, ma ahimé per loro non ci sarà della legna da bruciare. Si spiega così l'abituale area di silenzio. Sia per invidia sia per compassione i cani di Benares ti accompagnano per un tratto su I la strada del ghat del le cremazioni. Di fatto conoscono la natura e gli odori di ogni bramino - sanno chi stuzzicare e chi fiutare a distanza, e chi insultare con un lungo e poco convincente abbaiare. Sono anche profondi conoscitori (sempre i cani) della vera natura dei morti: se buoni o maligni, se di vita truffaldina o santa, lo possono dire dal figlio o dal discepolo che cammina in testa, con il vaso delle ceneri. I botoli di Benares·possono riconoscere da cento iarde se il morto è una persona in odore di santità. C'è una storia ancora corrente a Benares. Quando non molto tempo fa morì Sadhu Shivarajji tutti i botoli di Dashashwamedh Ghat stettero in silenzio presso la pira come vecchi, vecchi amici. Trascorsero là l'intera notte, accucciati sulle zampe posteriori, e uno o due ringhiarono anche, quando il fuoco della pira incominciò a spegnersi. Questi sono fatti, e se uno ha voglia di averne conferma deve solo chiedere a Madhobha; lui è bene informato su tutto quanto accade ai ghat di Benares, di sotto, di sopra e anche di mezzo, e questo grazie alla sua Mohini. Quando hai finito di tirare il tuo carretto sino ai ghat e Jamnalal ha spinto il suo, e ti concedi un attimo di riposo appoggiato al muretto che funge da parapetto, bisogna ancora portare la legna da bruciare giù dove c'è lo spazio per la cremazione. Lo spazio non è sempre libero. Come potrebbe essere? Stanno bruciando qualche altra persona e così ti rintani in un cantuccio, e lì ammucchi la tua legna da bruciare. I Dom si prendono adesso cura della faccenda. È loro diritto, secondo la volontà del cielo. E come chiunque sa bene, a Benares è il cielo a regnare. Il corpo non è ancora arrivato, e l'attesa fà intirizzire Madhobha, poiché l'aria è ancora intrisa di bagnato. Egli siede sui gradoni del gqat e guarda Madre Ganga e le dice nobili cose mentre i Dom sono ora indaffarati ad accendere e attizzare il rogo. Per Madhobha Ganga è la vera Madre e Mohini è la figlia. "Gangaji", dice Madhobha, "sii gentile con me. Sai che io non prego mai - semplicemente me ne dimentico. Sai che non ho tempo per venire spesso da te e bagnarmi. Mi siedo sotto un rubinetto, accanto al negozio, e faccio in fretta una doccia. Ma qui tutta l'acqua è acqua del Gange. Gangaji, sai che tutto il mio cuore è con te. Ti adoro, Madre, come un vitello adora la sua mucca." E quando il morto arriva - ed è possibile udirlo a una lega di distanza a causa delle buccine e dei canti o degli uomini singhiozzanti - allora dici "su al lavoro". Madhobha sa esattamente dove sistemare la legna e dà una mano ai Dom, in modo che il lavoro riesca bene. Per esempio i pezzi che bruciano velocemente devono essere messi su un lato, in maniera che il vento possa portare il fuoco sino al centro. Quelli grossi devono stare nel mezzo, altrimenti non si asciugheranno mai. L'arte di sistemare la legna da bruciare per una pira è affare complicato. I Dom lo hanno imparato da Shiva stesso, Signore delle cremazioni, ma adesso hanno così degenerato. Dove giacerà il capo si devono mettere dei pezzi piccoli e leggeri. Il capo è la 68 componente umana p_iùdifficile da fare intaccare e aprire dalle fiamme. E se hai del legno di sandalo è lì il posto adatto per sistemarlo devotamente. Il legno di sandalo è pesante, ma brucia bene emettendo molto calore. Comunque, quello che non devi fare è mettere i grossi ceppi su un lato. Così non prendono mai, e i parenti del morto ti malediranno, e quando ritornano per avere altra legna da ardere avranno sulla bocca, per insultarli, tutti i tuoi morti antenati. Vedi, vendere legna a Benares significa essere onesti. Non devi però essere tenero. Devi renderti conto che c'è sempre della gente che muore al mondo. Le Purana non dicono che un uomo muore a ogni battito di ciglia del mondo? E per aln;eno ogni dieci battiti di ciglia di Benares vi è un uomo pronto al funeyale. Tutti i morti non sono brava gente. Anche questo lo si impara nel mestiere con il tempo. Perché se hai da fare con una persona malvagia lo sai dalla maggiore quantità di legna che hai bisogno rispetto agli altri, e i bramini, sapendo tutto questo, non aspetteranno che il suo corpo sia bruciato sino a diventare tutta cenere (salvo che non sia una specie di "riccone"). Di fatto la brava gente brucia in fretta. Chiedi a quella gente dell'università che ti spieghi il fenomeno, se possono, con i loro testi inglesi ben stampati. E guarda le facce dei morti. La maggior parte di loro ha un'aria così tranquilla. Non paiono neppure addormentati, sembra che parlino quieti tra sé e sé. Qualche volta viene da domandarsi se i botoli di Benares non comprendano il loro discorrere. Perché ali' improvviso un botolo prende a guaire. "Che cosa dici, Kala?" C'è un tipo di morti c:he a Madhobha non piace. Odia le persone morte giovani. Per lui la cosa è del tutto sbagliata. Qualcosa non deve avere funzionato da qualche parte, se è potuto succedere che un·giovane o una giovane siano morti. "Di che cosa è morto, madre?" - "Tubercolosi?" - "E tuo figlio di che cosa è morto, padre?" - "Per il singhiozzo." - "E tu, nonno, di che cosa è morta tua nipote?" - "Di dolore." Ha perso il marito. Erano sposati da due anni. E lei muore oggi, nello stesso giorno in cui le muore il marito. ("Voglio raggiungerlo. Voglio raggiungerlo", diceva.) "Lo raggiungerà, nonno". E quando Madhobha ritorna a casa e parla alla sua Mohini, che è dall'altra parte dello specchio, dice "Proteggila, amata mia, questa signora nel suo viaggio. Amava così tanto suo marito!" Non è che Madhobha sia un sentimentale. Le lacrime gli vengono agli occhi con difficoltà. Dovete vederlo quando se ne va agli incontri di lotta. Può mettere a terra un avversario con tre movimenti d'anguilla, ed ecco che è seduto sul torace del!' avversario. Gli piace fare la lotta perché lo fa sentire forte, e non un briccoQ.e buono a niente. A casa, nel villaggio natìo (quando sua madre era viva) dicevano: Modhi, è come una gallina, basta un colpo di tosse o uno sternuto per farlo rabbrividire. Così, una mattina presto, se ne andò al tempio di Hanuman, e fece voto di volér diventare forte. Aridò poi a gettarsi ai piedi di Sadanand, il cuoco dello Zamindar, che era abile lottatore. "Insegnami la lotta, e ti darò due rupie." - "Vieni di sabato al tempio di Maruthy, e porta della noce di cocco e dei fiori e faremo puja e ti darò la prima lezione." La prima lezione fu splendida e dopo due anni, ormai era un giovanotto di sedici, vinse il proprio maestro bramino. E presto perdette il padre e poi la madre - aveva solo diciannove anni. Un fratello maggiore

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