Linea d'ombra - anno IX - n. 59 - aprile 1991

SAGGI/MONTI visto/il gelso ridotto alla sua spoglia/essenzialità- tronco, ramo, /e ramoscello - l'albero passato ai raggi X?". Più amara e disincantata è l'osservazione della realtà urbana (Kàrachi, 1955: "Portiamo i nostri lineamenti per intonarci al paesaggio") e dei tumulti popolari che scuotono periodicamente il Pakistan: in L'aprile di quest'anno i sanguinosi incidenti tra i giovani dimostranti e la polizia attingono a un clima di cronaca gelida e obiettiva ("È proprio come essere al cinema:/la pula, fuga e inseguimento, poi il massacro.IAlla fine vincono i buoni"), tale da ricordare a tratti i versi dedicati dal poeta vittoriano Arthùr Clough in Amours de Voyage ai moti di Roma nel 1848. Costituisce tuttavia nucleo intrinseco della poesia di Taufiq Rafat il rispetto non acritico, pur se elogiativo, per le tradizioni della sua terra e della sua famiglia, colte in ambienti rustici e primitivi che costituiscono la controparte tematica della rappresentazione popolare urbana di Ahmed Ali. In Lo squallore in cui molta gente vive il ricordo della vecchia casa materna "infiamma come una pagliuzza l'occhio della memoria", ma è soprattutto in I navigatori di aquiloni che la memoria personale e privata si fonde, quasi miticamente, con la celebrazione di un modo di vita, di una cultura ormai scomparse. In questa microepopea familiare (giocata su temi e contenuti analoghi a quelli che formano l'ossatura di• Twilight in Delhi: l'allevamento competitivo di colombi, le gare tra aquiloni con le corde rese taglienti dalla raschiatura di vetro incollatavi sopra) rivive per un attimo, e con tensione quasi· magica, tutta la tradizione cortese e raffinata del mondo mughal, nella quale era preminente la poesia. Versi quali "Si sistemavano/ in semicerchio riverente/attorno a lui, lodandone i versi/con le anche dal suolo alzate/e braccia levate e grida/di bis. Un distico/poteva farli oscillare per ore" rimandando all'antica tradizione del musha 'ara (letteralmente: luogo pubblico d' incoritro nel quale i poeti recitano i loro versi), che in una società semiletterata svolgeva diverse funzioni, quali la diffusione delle opere poetiche, l'esercizio, da parte del pubblico, di una spontanea e argomentata _discussionecritica, la verifica e la ridefinizione pressoché quotidiana del canone poetico e (fatto non sempre positivo) la formazione di conventicole divise da aspre rivalità e da interessi più o meno mercenari. Si può osservare al proposito come il romanzo di Anita Desai In custodia (pubblicato in Italia nel 1990) tratti con irriverente sarcasmo del declino, nella Delhi contemporanea, della tradizione poetica in urdu affidata alla tradizione orale. Per concludere il discorso su Taufiq Rafat, è opportuno citare testi quali Vigilia di Eid-Ul-Azha (festa religiosa islamica che ha luogo con il sorgere della luna nuova, verso la fine di giugno o i primi di luglio, e ha come caratteristica il sacrificio alimentare di pecore), cori il verso iniziale "Una pecora, tinta di henné come una sposa" denso di implicazioni molteplici, dal discorso sull'innocenza ("la segue un ragazzo riccioluto/che ha la sua stessa innocenza") a quello conclusivo sul valore rituale e purificatore del sangue ("la fredda etica della misericordia, /e con tenerezza mostrare/l'amore che scintilla sulla lama alzata del coltello"), passando attraverso una rete ambigua e sommersa di riferimenti a celate sensualità. È infine in Sacrificio, riprodotto nell'Appendice, che la riflessione sulla ritualità sacra e ancestrale assume aspetti di straordinaria tensione speculare nell'intreccio di pronomi personali tra il poetaosservatore e la capra che viene sacrificata e nel richiamo finale a 62 Dachau, tale da proiettare i I gesto atemporale e mitico del sacrificio in una concreta e angosciosa dimensione storica, quasi a voler pronunciare un commento implicito sulle pulsioni distruttive che agiscono dentro di noi e nel cuore intollerante di ogni cultura. Tra gli altri poeti della vecchia generazione è da ricordare Daud Kamal (morto nel 1986), professore d'inglese presso l'università di Peshawar. Nei suoi versi il discorso sciolto che è tipico della tradizione poetica in urdu è tradito, nella sua apparente svagatezza, dal linguaggio teso e concentrato; assai diverso dal più pacato andamento narrativo di Taufiq Rafat. La concettuosità lapidaria degli incipit di Cancellatura ("Il tocco/è premonizione di perdita- /1'acqua che stagna si dilata in marea-/sotto-acqueo bagliore/che tanto distorce/quanto rivela"), o di Soliloquio del ponte nella foresta ("Narciso/sedotto dal _suo stesso respiro./La quasi arrampicata montagna/dei sogni") rimanda senza ombra di dubbio alla succosa concisione del ghazal, anche se talvolta non mancano effetti di oscurità. Bisogna infine menzione della produzione poetica di Ahmed Ali, che comprende La terra.fiammeggiante (1949), poesie scritte in Indonesia, e La purpurea montagna d'oro (1960), una raccolta composta invece in Cina; ambedue frutto della carriera diplomatica intrapresa da Ahmed Ali'.Un'ampia scelta di queste ultime poesie è stata pubblicata su "The Journal of Indian Writing in English" (luglio 1988): è notevole la completa assimilazione calligrafica del gusto e del lo stile cinesi, tanto da lasciare un'impressione di freddo· manierismo. Si considerino, per esempio, i versi finali di Incontro Lee San nel mondo infero e parlo di casa: "Ahimé, disse egli,'la bianca cicogna della memoria/Per sempre volge al suo cammino le ali nel volo/Verso il boschetto di bambù, il grigio/Fumo s'innalza nel cielo sgombro da nubi./La ricerca di tutta una vita incomincia quando Ja vita giunge al termine". Alcuni critici hanno visto in questa ricerca di formale preziosità la prova del coesistere di una forte volontà estetizzante accanto a esplicite posizioni d'impegno, anche coeve: nell'aprile 1963 lo scrittore fu tra i fondatori della All-Indian Progressive Writers' Association. Altri studiosi, tra cui Carlo Coppola in "The Journal oflrn;lianWriting in English" (l-2, 1975), giudicano fondamentali i temi politici nella poesia di Ahmed Ali, resa obiettiva dalla spessa laccatura cinese e impreziosita da una forte tensione romantica che è eredità specifica del ghazal. Secondo questa interpretazione un testo come Avendomi chiesto una dama della mia terra natìa vela, dietro e oltre le sue cineserie, una lettura a chiave sul trauma e il senso di lacerazione provocato dagli eventi della Partiti on. Mi pare comunque, anche a giudicare dal confronto con il sofferto senso della storia mostrato da Taufiq Rafat in La collina artificiale, che il discorso svolto da Ahmed Ali non trascenda i limiti di un patos privato e convenzionale, come dimostra il diligentedèja vu di "Dove vi erano palazzi vagano greggi/Dove visse~ouomini, solo tombe". Per un ben più vigoroso richiamo .,alle speranze infrante con la Partition, si legga l'inizio del già citato L'aprile di quest'arino, di Taufiq Rafat ("Bene, è l'aprile di quest'anno./Un tempo vi fu un agosto?/un mese cesareo/e un dicembre che ci divise a mezzo"). Prima di parlare dei poeti della nuova generazione, si deve osservare come la poesia pakistana abbia difficoltà a trovare sbocchi adeguati di pubblicazione; manca per esempio un'istituzione analoga al Writers Workshop di Calcutta curato da P. Lai, nel quale

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