SAGGI/MONTI In convegni tenuti a Lahore e a Islamabad i sostenitori dello "Shariat Bill" hanno propugnato senza perdersi in perifrasi inutili l'incompatibilità tra Islam e democrazia. A loro parere, un sistema islamico che possa definirsi tale deve affidare il potere legislativo agli ulema (ossia, all'assemblea dei mullahs stessi) piuttosto che ai rappresentanti parlamentari eletti dal popolo. Simile dichiarazione (che ha suscitato, sulle pagine di "The Frontier Post" stampato a Peshawar, l'accorata e patetica risposta di un professor Shebab, impegnato a dimostrare con raffinate argomeptazioni filologiche come il controverso termine arabo "arnr", usato nel Corano, getti le basi per una forma parlamentare di governo) va di pari passo, per citare un paio di episodi significati vi, con la recente devastazione dello studio del pittore occidentale, ma risiedente in Pakistan, David Colin, in quanto l'arte figurativa non rientra nella pura tradizione islamica, e con l'omicidio: avvenuto nel campus universitario di Peshawar, di un giornalista di "The Democrat", spruzzato di acido da ignoti nel sonno e poi finito dalle autorità che, avendo deciso d'inviarlo in un ospedale inglese, lo hanno messo (con una temperatura di circa 45 gradi) su un' autombulanza priva di aria condizionata, di modo che la persona è deceduta durante il tragitto verso l'aereoporto. Siamo forse a un passo dai famigerati "squadroni della morte"; appare comunque chiaro quale sia la debolezza delle istituzioni 60 democratiche e civili (non bisogna dimenticare che il paese è uscito solo negli ultimi anni da un lungo periodo di legge marziale, la cui legalità era stata sanzionata dai soliti mullahs con riferimenti al regno di Hazrat Abu Bakr, primo Califfo dell'Islam) e quale sia l'isolamento degli intellettuali attestati su posizioni progressiste. I tumulti popolari che hanno sconvolto negli ultimi mesi la provincia del Sind e la capitale Karachi, senza dimenticare Io stato ormai cronico di tensione ai limiti possibili della guerra con l'India per il Kashmir, sono senza ombra di dubbio una falsa reazione ai problemi molteplici da cui il paese appare tormentato, privo com'è di risorse naturali adeguate e con un patrimonio culturale di base non certo molto sofisticato. Sembra ripetersi, in altre parole, il percorso di crisi che ha portato (complice anche l'occupazione russa dell'Afghanistan) all'instaurarsidi una non troppo larvata dittatura militare, appoggiata dall'integralismo islamico. Del resto, la fondazione del Pakistan è stata, a suo tempo, la risposta debole che i musulmani dell'India hanno dato al movimento di massa induista per l'indipendenza. Non è un caso che lo stesso Iqbal pensasse solamente a uno stato islamico compreso in un'India confederata; l'idea di una nazione pakistana autonoma fu partor!ta, agli inizi degli anni Trenta, da un Fotodi G. Sipahioglu (G. Neri)
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