Linea d'ombra - anno IX - n. 59 - aprile 1991

IL CONTESTO Gorbacev alla prova La Lituania e il dilemma sovietico Maria Ferretti I drammatici avvenimenti della Lituania, quando, nella notte fra il 12e il 13 gennaio, i ca.JTiarmati sovietici hanno bagnato di sangue le strade di Vii' njus ribelle, rispondendo ali' appello di un fantomatico Comitato di Salvezza Nazionale, longa manus del partito comunista lituano fedele a Mosca, hanno rivelato a un'opinione pubblica mondiale distratta tutta l'ampiezza della svolta a destra attuata dalla leadership sovietica, dando una sinistra concretezza alle profetiche parole di Shevardnadze davanti al congresso, a dicembre, sull'avvicinarsi della dittatura. Dilaniata dai conflitti interetnici, che si traducono sempre più spesso in sanguinosi scontri armati, lacerata da una crisi economica e sociale senza precedenti, in cui le interminabili code davanti a negozi paurosamente vuoti non sono che il segno più appariscente, nel sesto anno della perestrojka l'Unione Sovietica sembra scivolare inesorabilmente, passo dopo passo, verso I 'in taurazionedello stato d'emergenza, destinato a mettere bruscamente fine alla democratizzazione del paese. Il sottile filo di speranza nella possibilità di gestire pacificamente, con le riforme, la transizione da un sistema di tipo totalitario alla democrazia, teso fino allo spasimo, sembra ora spezzarsi. La destra raccoglie oggi i frutti della riscossa iniziata sul finire dell'estate, quando, superato lo shock della vittoria elettorale riportata, nella primavera scorsa, dai democratici, che avevano conquistato le più importanti città del paese (Mosca, Leningrado e importanti centri industriali come Sverdlovsk) e una buona fetta dello stesso parlamento russo, aveva cominciato a serrare le fila e ad alzare la voce per ricordare a Gorbacev quali fossero i rapporti di forza reali esistenti nel paese. Scontento dell'andamento delle trattative sul disarmo e della precipitosa ritirata dai paesi dell'ex patto di Varsavia, ha rialzato il tono l'esercito, il cui prestigio è stato, in questi anni, duramente messo alla prova e che si trova confrontato a un'ostilità diffusa nelle repubbliche, che, appoggiando il rifiuto dei giovani di rispondere all'appello di leva e affermando di voler costruire degli eserciti nazionali, ne minacciano, nei fatti, lastessa integrità. Sotto questo punto di vista, le voci insistenti di un colpo di stato militare, che si sono moltiplicate dall'inizio di settembre e che sono state accompagnate da inattesi movimenti di truppe, sono state un sintomo della volontà dell'esercito di non lasciarsi sfuggire ulteriormente di mano il controllo della situazione. A settembre, inoltre, i potentati economici dei ministeri centrali e il potente complesso militare-industriale, che costituisce l'ossatura del sistema economico sovietico, hanno detto decisamente "no", per bocca dell'allora primo ministro Rizhkov, 1 alla riforma radicale dell'economia proposta dall'accademico Shatalin e caldamente appoggiata dal Presidente; le forme di statalizzazione e ptivatizzazione dell'economia che prevedeva il piano Shatalin, infatti, erano in flagrante contrasto con gli interessi dei dirigenti delle industrie statali, che controllano tuttora il 90% del!' economia del paese. Riuniti aMosca ali' inizio di dicembre, poco prima che si aprisse i I congresso dei deputati, i dirigenti dell 'industriadi stato hanno minacciosamente invitato Gorbacev a ristabilire l'ordine e la disciplina con i vecchi metodi, per non es~ere costretti a farlo da soli. 4 La riorganizzazione della destra ha trovato espressione nell'imporsi sul primo piano della .scena politica di "Sojuz" (unione), un gruppo di parlamentari in cui sono largamente rappresentati i militari che si era costituito dall'inizio dell'anno scorso in seno al congresso dei deputati dell'Urss sotto la bandiera della difesa del l'integrità dell 'Unionecontro le tendenze centrifughe delle repubbliche. "Sojuz" raccoglie più di 500 deputati al congresso ed ha ramificazioni in tutti gli organi elettivi. Dopo l'estate "Sojuz" è andato a ingrossare le fila del "blocco centrista", una coalizione di sedicenti partiti democratici - trattati con benevola condiscendenza dai vertici del Cremlino e affatto estranei al movimento democratico - che ha proposto per primo, a novembre, la formazione di Comitati di Salvezza Nazionale, idea cara al colonnello Viktor Alksnis che è uno dei leader di "Sojuz". Era stato proprio il colonnello Alksnis, a metà novembre, a minacciare dalla tribuna del Soviet Supremo il presidente Gorbacev, avvertendolo che gli restavano trenta giorni di tempo per ristabilire l'ordine, altrimenti "Sojuz" ne avrebbe chiesto le dimissioni e la sostituzione, appunto, col Comitato di Salvezza Nazionale. E sono ben noti i legami di Alksnis con i comitati di salute pubblica dei paesi baltici: il · Colonnello non scherza, e infatti a metà febbraio, puntualmente, il Comitato di Salvezza Nazionale ha dichiarato, a Mosca, di essere pronto a prendere il potere. I rapporti del Comitato di Salvezza Nazionale col Pcus non · sono chiari; vi sono certamente frange conservatrici all'interno del partito, da sempre sensibili al richiamo nazionalista e imperiale, che vedono di buon occhio l'operato di Alksnis, che, inoltre, esprime ad alta voce e senza peli sulla lingua una ben condivisa profonda ostilità per Gorbacev. Del resto, il Comitato Centrale del Pcus ha messo più volte gentilmente a disposizione del blocco centrista il centro stampa del lussuoso albergo del partito vicino alla piazza dell'Ottobre. Dopo aver digerito le umiliazioni inflittegli da Gorbacev durante il XXVIII congresso, a luglio, infine, anche il partito ha cominciato a riorganizzarsi, dimostrando, in barba all'abolizione dell'articolo 6 della Costituzione che ne stabiliva il ruolo guida, di tenere ancora ben salde in mano le leve del potere. Una circolare segreta del 29 agosto, recentemente pubblicata dalla "Nezavisimaja gazeta", il primo quotidiano indipendente sovietico, mostra infatti come fosse stato dato l'accordo ai comunisti ituani fedeli a Mosca per organizzare i Comitati di Salvezza Nazionale e formazioni analoghe all'interno delle imprese. Bisogna tener presente, a questo proposito, che il Pcus che si riorganizza oggi non è il partito che aveva iniziato la perestrojka: nel corso dell'ultimo anno le forze democratiche ne sono uscite, senza tuttavia riuscire a imporre una scissione che" ne compromettesse seriamente la'forza. La Piattaforma democratica, infatti, la frazione che si era costituita all'inter_nodel partito all'inizio dello scorso anno e che ne chiedeva la trasformazione in un partito riformatore di tipo parlamentare pronto ad agire in un quadro pluripartitico rinunciando a tutti i privilegi (fra le richieste c'era anche la nazionalizzazione dei beni), è arrivata al congresso di luglio in

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==