Linea d'ombra - anno IX - n. 59 - aprile 1991

confronto emergono interessanti differenze e la conclusione che qualsiasi fatto, raccontato attraverso un mezza artistico, diventa finzione. O fabulazione, come scopre la protagonista di un altro episodio: "qualche dato autentico, intorno al quale elabori una storia tutta nuova" dotata di una sua forza consolatoria, che serve ad abbellire la realtà ma anche a farci accettare ciò che non comprendiamo. La dorina, sopravvissuta a un disastro tipo Chernobyl, giunge alla conclusione che non bisogna mai cadere in forme di autoinganno ma sempre guardare in faccia la realtà: "Non possiamo più affidarci alla fabulazione. La sola via per sopravvivere è questa" (p.131). L'arte è dunque sempre unaforma di autoinganno, qualcosa dal valore puramente consolatorio? Come può servire a salvare l'umanità? La risposta non è data nel romanza in maniera esplicita. Essa è contenuta tuttavia in quell'intermezzo non numerato che si incontra prima degli ultimi due capitoli, il mezzo capitolo annunciato dal titolo. Tra fatti personali, divagazioni sociologiche e riflessioni linguistiche, l'autore svolge una lunga digressione sul tema amore. Interessante tra l'altro la discussione del contestato verso di Auden nella poesia sulla guerra civile spagnola "we must love each otherordie ", in cui la preposizione or fu successivamente emendata in and e infine cancellata del tutto. L'amore appare all'autore l'unica panacea, l'unica cosa che conta per l'umanità, ciò che sopravvive di noi: bisogna credere nell'amore anche se non ci viene accordato, allo stesso modo in cui si crede nel libero arbitrio e nella verità. Un discorso evangelico, che riecheggia la canzane di John Lennon Ali You Need Is Love, e reminiscente del messaggio dei figli dei fiori degli anni sessanta, cui va accordato tuttavia rispetto, specialmente in tempi di guerra. Disegni di Francisco Toledo. L'umorismo dei suoi due romanzi di maggior successo, Il pappagallo di Flaubert e Una storia del mondo in dieci capitoli e 1/2, per quanto sia molto inglese, più che a scrittori inglesi come David Lodge o Malcom Bradbury fa pensare piuttosto a Giinther Grasso a Miche! Tournier. È per la sua formazione culturale? E quali sono i suoi modelli letterari? Come scrittori si passa tutto il tempo a cercare di essere fedeli a se stessi senza preoccuparsi di somigliare o di differenziarsi da altri autori. In Inghilterra mi considerano tutti un autore "continentale" con il senso di diffidenza e il sottofondo che il termine implica; quando vengo in Europa tutti mi considerano molto inglese, eppure sono sempre io. Mi considerano molto ironico e un maestro dell'understatement. Ogni volta che me lo dicono, io dò un pugno sul tavolo e lo nego decisamente. Quanto alle influenze, ho senz'altro dei "padrini" . Miche! Toumier, in particolare, è un autore che ammiro moltissimo . Mentre cerchi la tua individualità di scrittore, leggi un autore e accadequalcosa. on è tanto una questione di influenze quanto di acc.ordarti il permesso di essere te stesso. Potrei dire che Gaspare, Melchiorre e Baldassarre di Tournier è sullo sfondo del mio capitolo sull'arca, ha in ùn certo senso "consentito" che io lo scrivessi anche se non si tratta di un influsso diretto. INCONTRI/BARNES Si sente più un umorista o uno scrittore satirico? C'è nei suoi libri un tono swiftiano, una vena di moralismo. · Non mi considero uno scrittore satirico e del moralista non mi piace l'implicazione didattica, il tono di chi dice al lettore come comportarsi, però è vero che mi interessano i comportamenti delle persone e la loro condizione morale. Devo ammettere che è di questo che m1piace scrivere, ma poiché quando si scrive, in fin dei conti, si raccontano storie, non mi piacciono le storie che finiscono col dirti quello che devi fare. Quando ho letto l'ultimo suo romanza,forse influenzata dal fatto che era appena scoppiata la guerra nel Golfo, ho pensato che il romanza fosse dominato da un senso di allarm.e per il mondo e per la possibilità di sopravvivenza dell'uomo. Mi è sembrato di grande attualità. Lo scriverebbe diversamente oggi? No, lo scriverei esattamente nello stesso modo. La guerra nel Golfo non cambia nulla. Forse avrei potuto scriverlo in maniera diversa se la guerra fosse stata evitata. Ma il fatto che si stia combattendo conferma la visione della storia del mondo espressa nei miei libri. · È pacifista? No, non lo sono. Ero contrario alla guerra nel Golfo e speravo si potesse risolvere tutto con l'embargo all'Iraq. In quel momento la retorica del nuovo ordine del mondo ha avuto un breve momento di verità in cui tutte le nazioni dèl mondo sembravano d'accordo sull'embargo. Non sono pacifista: se l'Iraq invadesse l'Inghilterra penso che andrei a combattere, ma solo in un caso del genere. Mi ero fatta questa idea leggendo i suoi libri, e ho anche pensato che potesse essere un ecologista, qualcuno interessato ai diritti degli animali ... Non me ne sono neanche accorto. Dopo tutto c'è qualcosa di innocente nella scrittura. Molti infatti hanno notato l'uso degli animali in contrasto al comportamento degli uomini. Ma non l'ho fatto apposta. I processi contro gli animali mi hanno molto affascinato e avrei potuto facilmente estendere tutta quella parte. Quando ho scoperto nel libro di Evans (The Criminal Prosecution- """'

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