DA CHI DISCENDE L'UOMO? Stephen Jay Gould traduzione di Saverio Esposito Il nostro rapporto con la scienza è paradossale: come osservava Freud, il sapere e il potere conquistati in occasione di ogni grande scoperta scientifica vengono pagati a costi quasi intollerabili, poiché ogni volta ci ritroviamo detronizzati dal nostro posto al centro del mondo, relegati ai margini di un universo in cui la nostra presenza appare sempre più priva di significato. Così, la fisica e l'astronomia hanno ridotto il nostro mondo; dal tempo di Galileo e di Newton, a un piccolo angolo del cosmo, e la biologia, dal tempo di Darwin, ci ha ridotto da creature fatte a immagine di Dio a nudi primati bipedi. Quando si chiedono "di dove viene l'uomo?" molti difficilmente riescono a evitare l'atteggiamento che privilegia il posto dell'uomo nel regno animale e lo colloca all'apice dell'evoluzione, in cima a una scala lineare che condurrebbe fino a noi, esito necessario di una lunga "catena" progressiva degli "esseri". La pretesa di trovare un ordine unico e orientato su di noi inmezzo alla straordinaria diversità del mondo vivente ha la sua fonte nel nostro desiderio di dare un senso al mondo che ci circonda, un senso definito secondo i nostri stessi termini. L'uomo è il prodotto della tumultuosa 'storia della vita. La nascita della coscienza riflessa appare come un dettaglio di questa storia, risulta da una successione di fenomeni imprevedibili. Più della metà della durata della vita sulla Terra non è stata altro che la storia di cellule procariotiche sparse nelle acque, e gli animali multicellulari hanno vissuto non più che un sesto di questa storia. Il divenire della vita non ci offre la rassicurante immagine di una scala progressiva di esseri, ma piuttosto quella di una storia punteggiata di improvvise esplosioni evolutive e di brutali e massicce estinzioni, in cui la sopravvivenza di certi rami piuttostd che di altri deriva s~prattutto da fattori-contingenti. I dinosauri hanno dominato la Terra per cento milioni di anni e avrebbero probabilmente continuato a farlo se non si fosse prodotto un avvenimento altamente imprevedibile (secondo la teoria degli Alvarez, probabilmente l'impatto di una cometa o di un grande asteroide) che causò la loro estinzione 65 milioni di anni fa. Se fossero sopravvissuti, i dinosauri regnerebbero ancora e i mammiferi non sarebbero che piccole creature esiliate negli anfratti del loro mondo. Dato che le tendenze evolutive dei dinosauri non andavano nel senso di un accrescimento cerebrale, si può ritenere che la coscienza riflessa non sarebbe nata sul nostro pianeta senza questa catastrofe di cui essi sono stati vittime assieme a numerose altre specie, e alla quale sono fortunatamente sfuggiti i piccoli mammiferi che vivevano a quel tempo. La comparsa della famiglia umana è avvenuta anch'essa in modo esplosivo: che la specie Homo sapiens sia oggi l'unica discendenza di una famiglia un tempo fiorente è una cosa rara nella storia della vita. I nostri antenati australopitechi, nati in Africa, si sono diversificati in parecchie specie. E ancora si discute del momento e del luogo della loro origine, e del problema di sapere se la forma cif'ricanus deriva da quella che viene chiamata afarensis, e dell'esistenza in Africa di due specie diverse o di una sola, tre milioni di anni fa ... Come che sia, siamo qui molto vicini ali' origine umana, e si è d'accordo nel ritenere che il genere Homo, apparso in Africa orientale sotto forma di Homo habilis circa due milioni di 48 anni fa, è strettamente legato alla forma gracile degli Australopitechi. Come abitualmente si sostiene, la posizione eretta pare essere stata un elemento molto importante, indubbiamente il primo di questa evoluzione, poiché presso i più antichi rappresentanti della famiglia umana precede l'accrescimento delle dimensioni del cervello, e probabilmente la comparsa degli utensili. La stazione bipede, che libera le mani per la fabbricazione e l'uso di armi e di utensili, ha reso possibili nuovi comportamenti, essi stessi favoriti dal possesso di un cervello decisamente più sviluppato. Durante questo processo evolutivo, la neotenia, vale a dire la persistenza dei tratti giovanili nel corso dello sviluppo dell'individuo, ha dovuto svolgere un ruolo essenziale. Lo sviluppo dell'uomo è infatti paradossalmente ritardato rispetto a quello dello scimpanzè: l'uomo assomiglia a un piccolo di scimpanzè non cresciuto ... Molti tratti dell'uomo attuale, per quel che riguarda sia l'anatomia che il comportamento, paiono risultare dalla conservazione dei tratti giovanili: scomparsa delle sovrastrutture ossee del cranio, testa grossa in rapporto al corpo, fronte bombata, occhi grandi, limitata sporgenza delle mascelle, riduzione del sistema pilifero- ma anche curiosità intellettuale, attaccamento al gruppo famigliare, lunga durata dell'educazione ... La storia evolutiva dell'uomo, da Homo habilis a Homo erectus e poi a Homo sapiens, si è mossa nel senso dell'accentuazione di questi caratteri Homo erectus, il nostro più immediato antenato, nato in Africa· circa 1,7milioni di anni fa, fu il primo a emigrare dall'Africa in Europa e in Asia. Occorre forse riconoscere che tutte le popolazioni di Homo erectus dei tre continenti si sono evolute parallelamente, per effetto di una stessa "tendenza" - il valore adattativo dell'intelligenza- secondo un processo necessario e prevedibile, dando progressivamente origine alle diverse popolazioni umane oggi note? Oppure anche possiamo al contrario supporre che ali' origine di Homo sapiens ci sia stata una sola e unica popolazione piccola e coerente, un piccolo gruppo poco evoluto, che si è staccato dalla stirpe degli avi africani e si è velocemente moltiplicato grazie ai vantaggi.che i suoi caratteri gli attribuivano? Questa seconda ipotesi sembra aver avuto di recente una conferma molto convincente nella ricostruzione del nostro albero filogenetico tentata da Cann, Stoneking e Wilson, basata sull'analisi delle distanze genetiche tra i diversi gruppi umani attuali: la divisione tra le popolazioni umane, per quanto lontane esse possano essere sulla superficie del globo, risale proqabilmente a non più di 200.000 anni fa - vale a dire, su scala geologica, a ieri. Questa tesi, che non sembra contraddire le testimonianze paleootologiche, trascina con sé una cascata di conseguenze importanti: per cominciare, l'idea che gli Homo erectus dell'Asia sono scomparsi senza lasciare discendenza, e non possono dunque -essere i nostri antenati immediati. In ~eguito, che i Neandertaliani costituiscono un ramo laterale che forse già viveva in Europa ment~enoi stavamo emergendo in Africa, e di conseguenza non ha affatto contribuito alla nostra eredità genetica diretta. Infine, che tutte le popolazioni umane attuali hanno una stessa origine, e un'origine recente, poiché essa non è anteriore a quella della nostra specie, l'Homo sapiens, che risale a qualche decina- o al massimo a qualche centinaia - di migliaia di anni.
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