SAGGI/GALLAS una parte, ed essere a favore della pace e tollerare l'ingiustizia dall'altra, ma nel determinare se la guerra sia o non sia strumento possibile del ristabilimento della giustizia. È uno schema argomentativo conforme nella sostanza a quello che verrà utilizzato nella Pacem in terris, quando vi si affermerà che considerare la guerra come mezzo adatto a riparare i torti è giudizio "alienum a ratione", non in astratto, mà nella nostra epoca, che si vanta di , possedere uno strumento di guerra come l'atomica. La differenza - non dovuta probabilmente solo a motivi cronologici - sta nel fatto che Bonhoeffer parla non di atomica, ma della "macchina" come.tale. La seconda tappa consiste nell'affermare che la pace non si difende attraverso la politica della sicurezza, perché la pace è qualcosa che si ottiene solo se si è.disposti a rischiare per essa. Questa tesi, sostenuta nel 1934 a Fano, e ripresa da Cari von Weizsacker nell'invocare un Concilio per la pace8-quello che poi si è parzialmente realizzato nell'Assemblea ecumenica di Seul - rappresenta l'apice "pacifista" del discorso bonhoefferiano sulla guerra. La politica dei trattati, delle alleanze militari e del riarmo non produrrà la pace. La pace è il grande rischio, è il contrario della sicurezza. Chi ci sa dire-chiede Bonhoeffer-quali conseguenze si avrebbero per la storia del mondo se un popolo attendesse disarmato, forte solo della preghiera, il suo aggressore? (GS I, 218). Siamo assai lontani dall'interpretazione classica del non uccidere, che abbiamo visto all'inizio. In questo momento Bonhoeffer abbandona ogni argomentazione storica, e fa suo uno stile radicalmente profetico. Ora egli sostiene cbe la volontà di Dio poò essere compresa solo attraverso una lettura semplice, ingenua, sine glossa, del Discorso della montagna.L'unica argomentazione dotata di rilevanza realistico-politica di cui egli si serve riguarda l'individuazione del soggetto in grado di lanciare un appello alla pace così radicale e "ingenuo". Non può essere il singolo, perché la sua voce non sarebbe udita. Non può essere neppure una Chiesa: anche questa voce sarebbe coperta da quella di coloro che vogliono la guerra. Quest'annuncio potrebbe essere udito solo se a lanciarlo fossero le Chiese, le Chiese riunite a Concilio, esse stesse in pace e solo come tali annunciatrici di pace. I cristiani non dovrebbero lasciarsi sfuggire il vantaggio che la pace ha, tautologicamente, sulla guerra: quello cioè di essere forza che unisce, mentre la guerra· è forza che divide (e non solo i nemici, ma anche gli "alleati" fra di loro). L'annuncio della pace si crea ascolto nel mondo in quanto esso produce pace anzitutto in e tra coloro che lo proclamano. Il ruolo delle chiese cristiane (e oggi possiamo aggiungere: delle diverse religioni) in vista della pace ha dunque senso solo in quanto sia un ruolo ecumenico: un punto sul quale dobbiamo ammettere che in questi giorni l' aziont: dei credenti è stata non semplicemente inadeguata, ma totalmente·assente. Da.vanti alla guerra in corso La terza fase è quella della guerra in corso. Com'è noto, Bonhoefferè morto perché condannato alla forca inquanto membro della congiura Canaris-Oster-Dohnanyi. Egli ha fatto parte del servizio segreto dell'esercito (Abwehr), proprio perché è in tale a~biente che la congiura s'era sviluppata e aveva trovato adepti. 46 Ma non ha mai indossato la divisa di soldato tedesco, e sappiamo che era intenzionato a sottrarsi in ogni modo al servizio militare. Dobbiamo allora distinguere il suo giudizio sul diritto alla resistenza attiva, armata, e il suo giudizio sulla guerra. Si tratta di due cose tra cui esiste una relativa distinzione. Per guerra in corso· bisogna intendere non solo la guerra europea; ma anche la guerra interna al territorio tedesco, la guerra cpntro gli ebrei. Bonhoeffer era dettagliatamente informato sulla politica del regime nei loro confronti grazie al cognato, Hans von Dohnanyi, alto funzionario del Ministero della Giustizia, anch'egli successivamente condannato a morte come oppositore. Il dirittodovere all'opposizione attiva viene rivendicato da Bonhoeffer, principalmente a causa della politica d'annientamento degli ebrei, tanto alla Chiesa come tale che al singolo - ùna posizione che si discosta dalla tradizione luterana. Egli lo considera come un diritto il cui esercizio è altamente rischioso. con un'argomentazione analoga a quella sviluppata da Bobbio, perché esso è diretto contro l'istanza stessa che dovrebbe fungere da garante dei diritti. Bonhoeffer anzi va più ih là, ritenendo che questo diritto porti con sé una colpa inevitabile, una colpa oggettiva. Ad ogni modo," rivendica questo diritto nel modo più efficace utilizzando una immagine: "Se un pazzo lanciasse la sua automobile sulmarciapiede, come pastore io non potrei accontentarmi di sotterrare i morti e di consolare le famiglie. Se mi trovassi U,dovrei lanciarmi e strappar via il guidatore dal volante"9 • È un'immagine assai vicina a quella usata da Gandhi-alla cui figura Bonhoeffer si è molto interessato, e con un cui ha avuto anche un breve scambio epistolare _: per giustificare l'uso del la forza nel contesto dell 'ahùnsà (concezione gandhiana della non-violenza). Si tratta di un testo del 1926 che dice: "In alcuni casi può essere necessario versare sangue umano. Supponiamo che un uomo venga preso da una follia ornicida e
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