Linea d'ombra - anno IX - n. 59 - aprile 1991

SAGGI/GAETA Diritto e obbligo vanno pensati come identici; essi sono una cosa sola, così come una cosa sola sono per la Weil Logos e Eros, l'affermazione della propria ragione e l'amore. eminentemente relazionale, c10e vissuta come fitta trama di rapporti tra gli individui, che si riconoscono reciprocamente in quanto tali, e di questi con il proprio ambiente storico e naturale. In questo senso essa ha lavorato negli ultimi anni della sua breve vita; dapprima attraverso la complessa riflessione filosoficoreligiosa consegnata ai suoi Quaderni, infine attraverso l'intensa elaborazione a Londra di una concezione culturale, politica ed istituzionale pensata in stretto rapporto con il problema della ricostruzione della Francia dopo la guerra. , 3. La riflessione filosofico-religiosa. · I Quaderni sono indubbiamente il centro del pensiero di Simone Weil. Da essi non è possibile prescindere, come spesso si fa, se si vuole non solo comprendere questo pensiero ma altresì renderlo operativo nella nostra cultura a tutti i livelli. Certamente si tratta di una lettura impegnativa, spesso disorientante, anche a causa della forma frammentaria, ma in definitiva la vera difficoltà viene dal fatto che essi si propongono come un nuovo inizio per .il pensiero occidentale. Per rendersene conto è sufficiente rilevare il carattere metodologico della riflessione che vi si esprime. Simone Weil muove da una convinzione che contraddice profondamente i modelli di pensiero acquisiti dalla cultura occidentale. E precisamente che i I pensiero è destinato a muoversi nel regno delle opinioni - le ombre della caverna platonica- nella misura in cui esso scambia o è indotto a scambiare il proprio punto di vista sul mondo con la realtà stessa. Dal momento che siamo legati alle sensazioni, noi siamo irresistibilmente spinti a "leggere" ogni situazione, ogni evento da un punto di vista determinato. Uscire dalla caverna significa sapere che la nostra lettura della realtà non è la verità della realtà, ma solo un'opinione su di essa, e che tuttavia questa verità esiste in un punto che è aldilà della sensazione, aldilà dell'opinione, nel punto in cui una molteplicità . di piani di lettura si intersecano. Certo, questa verità non è dicibile, ma essa non è meno evidente per chi la contempla di quanto lo è il sole che brilla fuori della caverna. E il compito autentico del pensiero è di accostarvisi il più possibile ogni volta che un oggetto, piccolo o grande, si presenta allà nostra riflessione; e dunque cercando innanzitutto di perdere la prospettiva da cui leggiamo, per moltiplicare i punti di vista. In altri termini, la verità filosofica o religiosa o etica o politica non è né qualcos·a di già dogmaticamente acquisito, né qualcosa di irraggiungibile e dunque lrrilevante, ma è piuttosto una via e un percorso, dunque un agire; potremmo anche dire una educazione e una ascesi. Un apprendistato concreto, un'esercizio dell'attenzione, una "tecnica che consenta di passare da una lettura a un'altra". Dunque educarsi a pensare e insieme ad agire coordinando il più possibile le letture degli altri con la nostra lettura. Poiché è precisamente da questo coordinamento e relativamente alla sua complessità che scaturisce l'azione politica· informata alla giustizia, e dunque torna a porsi correttamente la questione dei valori e della loro gerarchia. Ora, noi siamo .stati educati esattamente ql contrario. A separare, a legarci a una verità già data, ivi compresa quella che non c'è verità alcuna, a parteggiare in modo precostituito, e quindi a ritenere la nostra verità superiore a quepe degli altri. Persino le recenti "filosofie della differenza", nate dalla volontà di restituire pari dignità ad ogni cultura, hanno finito col rafforzare la separatezza invece che stabilire punti di contatto. Ebbene a tal riguardo già la semplice lettura dei Quaderni può costituire un esercizio prezioso. Perché essi non sono un'astratta trattazione filosofica, ma sono una esplorazione e un esperimento; di fatto un viaggio attraverso una molteplicità di letture e una pluralità di culture; in particolare sono uno straordinario esercizio esegetico applicato ai grandi testi dell'umanità, dell'Occidente come dell'Oriente. Esplorazione che per Simone Weil non ha solo valore in sé, ma anche e forse soprattutto rispetto ad una urgente esigenza storica: ricostituire un bagaglio culturale e spirituale in grado di fornire nuova ispirazione per la vita sociale. 4. Morale e politica. "Il problema di un metodo capace di ispirare un popolo è un problema completamente nuovo". Con queste parole si apre la terza parte de La prima radice, dedicata precisamente iii "radicamento"; dopo la lunga analisi dei fenomeni di sradicamento che disegnano i caratteri essenziali della malattia del nostro tempo: lo sradicamento operaio, lo sradicamento contadino, e quello che Simone Weil chiama lo sradicamento geografico, determinato dalla sostituzione dell'idea di nazione a quella di territorio: città, insieme di vii!aggi, regione. È questo un problema con il quale non solo si chiude il percorso esistenziale di Simone Weil, - il libro è scritto negli ultimi mesi di vita, a Londra - ma si direbbe che affrontandolo essa abbia voluto percorrere fino in fondo la parabola illustrata dal mito platonico della caverna; abbia voluto ridiscendere nella caverna, tornare sul terreno della politica militante - ora nelle file della resistenza francese-, per portarvi il contributo della sua visione della condizione umana e di una società di uomini liberi e coscienti. Leggiamo ancora un passo di questa opera: "Il radicamento è forse il bisogno più importante e più misconosciuto dell'anima umana. È fra i più difficili a definire. Mediante la sua partecipazione reale, attiva e naturale ali' esistenza di una collettività che consérvi vivi• certi tesori del passato e certi presentimenti del futuro, l'essere umano ha una radice. Partecipazione naturale, cioè imposta automaticamente dal luogo, dalla nascita, dalla professione, dall'ambiente. Ad ogni essere umano occorrono radici multiple. Ha bisogno di ricevere quasi tutta la sua vita morale, intellettuale, spirituale tramite gli ambienti cui appartiene naturalmente. Gli scambi di influenze fra ambienti molto diversi fra loro sono altrettanto indispensabili quanto il radicamento nell'ambito naturale. Un determinato ambiente deve essere influenzato dall'esterno, non per essere arricchito ma per essere stimolato a rendere più intensa la propria vita. Deve nutrirsi degli apporti esterni soltanto dopo averli assorbiti e gli individui che lo compongono li devono ricevere soltanto da esso. Quando un pittore di autentico valore va in un museo, la sua originalità si sente rafforzata. Lo stesso deve accadere alle diverse popolazioni del globo terrestre e ai diversi ambienti sociali". Ispirare un popolo, cioè dare innanzitutto espressione "ai pensieri latenti e ai bisogni latenti degli esseri umani" che ne fanno parte; ridare ad esso coscienza delle proprie radici storiche, e dunque della propria tradizione spirituale; soddisfare i bisogni fisici e morali di ogni suo componente; sono questi i termini essenziali intorno a cui si sviluppa la proposta politico-sociale di Simone Weil per la ricostruzione dell'Europa dopo la guerra. In 43

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