SAGGI/CAFFI compresi che gli attuali Stati sono tutti mal governati, e che il male di cui soffrono le loro leggi non si può guarire senza il soccorso di circostanze fortunate, ora imprevedibili." Nell'attesa d.itempi migliori - o peggiori - l'élite della società greca e la quintessenza della sua civiltà avrebbero dovuto conservarsi in . piccole "città-modello" d'ispirazione filosofica, cosf come, piu tardi, si conserverà nei conventi il culto, e lo studio, delle antiche lettere. Fino a quale punto Platone sperasse di veder effettivamente sorgere rifugi di questo genere, nessuno può dire. Forse il filos9fo presentiva che la nostalgia di una socie_tàpiu umana si sarebbe mantenuta e tramandata e perpetuata solo attraverso l'influenza della cultura ellenica su "scuole", cenacoli, sètte. Che è, di fatto, ciò che avvenne: noi troviamo, fra l'altro, motivi indubbiamente "platonizzanti" nel Cristianesimo, nell'Islam, e in molti movimenti ereticali del Medio Evo; né è da trascurare la tesi di Simone Weil sulle origini greche della predicazione evangelica. Quel che è certo, in ogni caso, è che Platone fu condotto a immaginare la Città dove "tutto sarebbe messo in comune" dal disgusto per la politica: non solo per la politica tirannica dei Trenta, alla quale si era trovato mescolato a causa dei suoi legami di famiglia, ma per quella dei loro successori "democratici", responsabili della morte di Socrate. L'esempio di Platone suggerisce che ci sono momenti, nella storia, in cui è ragionevole e lungimirante abbandonare ogni speranza di risultati immediati e massicci. Quanto agli altri rappresentanti della tradizione socialista, già prima di toccar con mano le realtà della politica come Cancelliere d' Ingh i!terra, Thomas More aveva in ben poca stima i governanti del suo tempo, sotto la cui egida egli aveva visto ridurre i contadini alla condizione di bestie perseguitate, nelle enclosures. La sua Isola d'Utopia era un giardino dove le facoltà dell'uomo pacifico e socievole noh avrebbero subito. alcuna costrizione da parte di autorità costituite. E la Città del Sole apparve a Campanella dopo che il fallimento catastrofico del complotto di Calabria e la prigione lo ebbero allontanato dalla politica attiva. Le società giuste e felici immaginate daMore e daCampanella eran basate sull'ideale di un governo all'antica, piu o meno stilizzato. Mentre, nel Medio Evo, le vampate di comunismo messianico di Fra Dolcino e dei Fratelli Moravi avevano per modello le città libere e i "cantoni" di contadini affrancati su cui · poco pesava l'autorità lontana del re o dell'imperatore. Giovannidi Leyden o gli estremisti del puritanesimo anglo-scozzese eran mossi da archetipi tratti dal Vecchio Testamento. Nel Seicento e nel Settecento - corrie già sotto le monarchie ellenistiche - i riformatori speravano che un "despota illuminato" avrebbe fondato o protetto delle comunità ideali. Gli anabattisti e i quaccheri non si curarono mai di questioni istituzionali. In tutti questi casi, i mezzi si possono discutere, ma il fine è sempre una "società" più umana. E il raggiungimento di un tal fine è concepito possibile solo fuori delle istituzioni esistenti. Nei tempi moderni; la prima opera di Saint-Simon (Lettres d'un habitant de Genève) denuncia l'errore commesso dalla Rivoluzione quando aveva voluto applicare un rimedio politico 38 a un disordine che era essenzialmente sociale. Robert Owen non prese parte alcuna nel fermento radicale del 1820 né, più tardi, nel!' agitazione cartistà. Proudhon, nel febbraio 1848, andò sulle barricate, ma non credeva-che il popolo potesse ottenere un beneficio qualsiasi da una rivoluzione politica, e riteneva futile "organizzare la Repubblica" quando il problema era "organizzare la sodetà". Al tempo stesso, sia Saint-Simon che Robert Owen e Proudhon pensavano che un regime autenticamente liberale avrebbe favorito i loro piani di riorganizzazione della società. Per contro, Bc}beuf,Blanqui, Louis Blanc, e senza dubbio anche Karl Marx, videro nel Comitato di Salute Pubblica un primo e riuscito abbozzo di quella "dittatura del proletariato" che avrebbe garantito il trionfo del socialismo. Non si può certo dire che tali mezzi non siano stati applicati a fondo nel nostro tempo. Venne poi la Seconda Internazionale e consacrò l'amalgama socialismo-democrazia. Per democrazia, qui s'intendeva un'amministrazione statale fortemente centralizzata, fortemente. armata, alimentata da un grosso bilancio, e in cui lo "spirito nazionale" fa funzione d'anima.Un tale meccanismo è sottoposto alla sorveglianza; se non proprio alla direzione, degli eletti del suffragio universale; questi, a loro volta, si suppone che siano controllati dall "'opinione pubblica" (identificata in genere col "l?opolo") grazie a una completa libertà di stampa, di riunione e d'associazione e alla concorrenza fra partiti organizzati. Tutto questo, naturalmente, era fondato sul!' ipotesi che la complessità della macchina stessa, e il margine da lasciare alla competenza speciale dei tecnici civili e militari, non rendesse il "controllo" puramente illusorio. In ogni caso, il socialismo avrebbe dovuto servirsi astutamente di un tal poderoso mezzo, eliminandone i difetti e preservandone i vantaggi. Ciò che accadde a questa utopia - la più macchinosa di tutte - è già storia antica. A causa del rapido successo della propaganda socialista fra le masse, l'azione politica dei partiti .
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