CONFRONTI I silenzi di Casa landau. Il romanzo postumo di CarmeloSamonà Rocco Carbone Di. fronte a un romanzo irtcompiuto, si provano delle sensazioni contrastanti, come se quell'incompletezza, lungi dall'essere un ostacolo alla lettura e alla comprensione, formasse al contrario una chiave d'accesso privilegiata. Di fronte a un romanzo non finito per la sopraggiunta assenza dell'autore, già conosciuto e apprezzato per le sue rare apparizioni narrati ve, sono numerose le tentazioni che porterebbero a leggerlo e ad accoglierlo come prova estrema, non solo nel sen o, reale, che ad esso purtroppo appartiene, ma anche in quello, immaginario, che lo vorrebbe espressione esemplare di tutta l'opera di uno scrittore. Qualunque sia l'adesione che si può dare a Casa Landau (Garzanti, pp. 122, L. 24.000), romanzo postumo di Carmelo Samonà, non ci si può sottrarre a tutto ciò. Ma c'è dell'altro. È che la narrativa di Samonà prima rappresentata da Fratelli e li custode, è una narrativa che, per caratteri suoi propri, sembra tendere a quell'esemplarità, a cui prima accennavo. Voglio dire che nelle pagine dei tre romanzi che formano l'opera omiiia di un autore tanto parco quanto immediatamente riconosci bi le, si respira un'aria particolare, una certa necessità che la informa senza ombra di dubbio, e la apparenta a una letteratura che, nel nostro presente, non ha molte altre testimonianze affini. Una narrativa che agisce sul piano della apparente semplicità, che si addensa attorno a certi nuclei e grumi di significati ossessivamente inseguiti, avvicinati, controllati a una certa distanza o senza altro indugio accolti, come pn;senza della quale non si può fare a meno, anche se si tratta di una presenza dolorosa, che può condurre al mutismo anziché alla parola. In Casa Landau il silenzio è una condizione che accomuna personaggi e luoghi. Il narratore sembra attratto da quel momento, raro, in cui il silenzio si infrange per permettere ai personaggi di proferire quella par_ola,quella frase che può cambiare un'.intera esistenza, e modificare davvero la realtà (e far andare la storia in un certo modo, magari opposto a quello che il lettore aveva creduto di riconoscere fino a quel punto). Ma si tratta di casi davvero rari, delle vere epifanie, che accadono all'improvviso, qu_andomeno le si aspetta. Casa Landau è animato da una particolare qualità di silenzio, che è quella dove i pensieri hanno lo spazio per formularsi e definirsi, e cercare di comprendere ciò che sta al di fuori di essi (chiamiamolo mondo, o realtà, o soltanto fantasia: ma quelle fantasie che riescono, a volte, a materializzarsi davvero). I pensieri sono quelli del protagonista del romanzo, un ragazzo, tredicenne, "alle soglie della vita". La 26 storia che ci viene raccontata, e che lo riguarda Carmelo Samonà (Archivio Einaudi). direttamente, è semplice: il giovane prende ripetizioni di matematica da un anziano professore di nome Landau, che vive, apparentemente solo, in una grande casa con un parco, un po' in abbandono. Un giorno, il ragazzo si accorge che in quella casa vi abita qualcun altro, una giovane donna che lo incuriosisce e inquieta con le sue misteriose apparizioni. Dopo qualche tempo, il protagonista scopre che la ragazza è la figlia del professore, malata di mente. È Landau stesso a dirglielo, e a chiedergli di aiutarla "giocando" con lei, passando una parte del pomeriggio in suà compagnia. Il ragazzo si assume l'incarico e si dedica aMi randa (questo il nome della donna) con impegno. Il romanzo finisce a questo punto. Quello che colpisce di più il lettore, presentandosi come aspetto centrale del libro, è la figura del ragazzo. La sua posizione di dominio narrativo si svolge a più riprese, e a diversi livelli di rappresentazione. In· primo luogo, essa è messa in risalto dall'essere, questo personaggio, il punto di vista esclusivo attraverso. il quale la storia si dipana e acquista il suo senso più intensamente definito. È attraverso il suo sguardo e le sue riflessioni che impariamo a riconoscere la casa del professore e il mistero che essa cela. Ma c'è dell'altro. La coincidenza tra personaggio e narratore, oltre a essere una pacata scelta di stile, ·vuole rappresentare, in tutti i suoi aspetti più nascosti, una ricerca: la ricerca del mondo e della realtà da parte di un giovane che proprio in quel momento comincia ad aprire gli occhi su di essa. Si tratta di occhi molto attenti, forse anche troppo, per un ragazzo che dovrebbe essere inesperto delle cosè della vita; e qui tocchiamo un altro aspetto del romanzo, che mi sembra indicativo. Fin dalle prime pagine, il lettore comincia a conoscere quel giovane attraverso le sue fitte considerazioni sulla propria condizione, e sullo stato dei suoi rapporti con gli altri. Si tratta di uno stato doloroso, di distacco e di non appartenenza; una condizione di malessere controllato, e di disillusione: "Ero, in breve, ancora una volta, esule nella mia stessa patria, e vi oziavo miseramente". Nel momento in cui il giovane incontra il professore, hanno inizio quelle pagine in cui il centro della narrazione si sposta per collocarsi a metà tra i due personaggi. Sono pagine in cui vi è descritta una condizione di solitudine, che li accomuna: solitudine resa ancora più forte dal mistero che comincia a circolare nella casa, mistero di cui Landau è inevitabilmente complice, e d<)lquale il giovane studente è escluso. Ma il rapporto tra alliev.o e.maestro - giacché di questo si tratta - è, in Casa Landau, rovesciato: fin dai primi indizi il lettore si trova di fronte a un uomo che non ha una maturità da insegnare, o almeno non quella maturità alla quale sembrerebbe aspirare il ragazzo. Sono pagine molto belle quelle in cui, a poco a poco, è lo studente che si impadronisce del ruolo del discente, quando si comprende che è il secondo ad avere bisogno del primo, e non viceversa. Il giovane ha una sua maturità, che è data dalla sua attesa nei confronti del mondo, e dal suo desiderio di conoscerlo. Così, a partire dalle prime apparizioni della donna, ha inizio, nel romanz_o, l'avventura, la quéte vera e propria del protagonista. Ma essa prende -subito una piega insolita, allontanandosi dalla realtà: non si svolge nei termini di un rapporto, per così dire, "sano", devia subi_toper proiettarsi entro i confini dell'immaginario. Le ampie parti del romanzo dedicate aU'identificazione, da parte del giovane, di realtà e letteratura, sono quelle in cui la ricerca, in questo senso, si arresta, o assume i caratteri di un rapporto "malato" con la realtà. Miranda, la figlia del professore, diventa per il giovane un personaggio di romanzo (Cosette, o Fantine, de/ miserabili); diventa, proprio nel momento in cui potrebbe essere occasione di conoscenza ed esperienza del mondo, proiezione in un immaginario che di questo mondo può fare a meno. La casa dove trascorre parte dei suoi pomeriggi, la bizzarra figura del proféssore o le miste- . riose apparizioni della ragazza diventano così variabili di un gioco in cui è la letteratura, come 'universo finto, ad avere ruolo dominante. "In quei m·esicoltivavo una curiosa dottrina: che la fantasia, portata a un certo grado di intensità, potesse produrre materialmente alcune delle proprie creazioni". Oppure: "Usando quella miscela di eventi cuciti fra loro dal più aleatorio dei fili, osai mettere in opera ciò che era negato alla vita: attuare la circostanza che non si era verificata, realizzare il gesto che il caso aveva arbitrariamente escluso dalla sua tela".
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