Linea d'ombra - anno IX - n. 59 - aprile 1991

IL CONTESTO Profughi albanesi a Brindisi !foto di Eligio Paoni/Contrasto). mediterranea, l'impero romano, il mare nostrum, la patria adriatica, il Friuli, le Puglie, la Dalmazia, l'Istria, il Montenegro, l'Albania, la Grecia, la "Serenissima" (che, attenzione, non è né un'autostrada né "una memoria slavata di secoli lontani"), Pola, Spalato, Cettigne, Ragusa, Durazzo. Tutto questo confermerebbe, secondo Bocca, la nostra affinità con i popoli adriatici. La conclusione: "Quando si dice, con disinvoltura terzomondista, che il Nord ricco deve farsi carico del Sud povero, si fanno chiacchiere velleitarie. Il Nord ricco può accogliere e integrare gli affini e aiutare gli altri a entrare nella modernità ...". L'argomento. della "affinità" è quello stesso tirato in ballo dal leghista Bossi, quando propose il referendum per abrogare la legge Martelli. Schiettamente il Bossi riconobbe che le frontiere non si possono sbarrare con i carriarmati e che qualcuno si può ben far entra.re, purché questo qualcuno sia "affine" e i "neri", si sa, in quanto neri, non sono "affini": sono-proprio così dichiarò _ilBossi- troppo diversi. La solidarietà invocata da Giorgio Bocca cammina lungo la stessa strada: questo sì, questo no, questo sì, questo sì, questo no ... Si scopriva il Bocca alla fine, quando, al contrario del suo leader Bossi che, affinità o no, gli albanesi vorrebbe tenerli tutti fuori, manifestava un vigoroso "questi sì", per la semplice ragione però-dichiarava-che ora che il comunismo finalmente crolla, proprio noi, "gli antemurali della democrazia, la marca di confine del mondo libero dovremmo respingerli?". Dovremmo rispondere, di fronte a questa solidarietà ideologicamente mirata, che gli albanesi vanno tutti cacciati indietro? No di certo. A Bocca chiediamo piuttosto, dal momento che la questione è di democrazia e di valori simili, se si è mai chiesto da quali scarsamente democratici paesi arrivano gli altri immigrati, gli "extracomunitari" 16 che gli danno tanta noia. E poi ancora se non crede che vi sia ormai uno stretto indissolubile rapporto tra poca democrazia e tanta povertà, se cioè unpaese ricco non sia inqualche modo, formalmente cioè, alla nostra maniera, anche un paese generalmente democratico (e se non è ricco vive almeno nella condizione e nella speranza di diventarlo un poco). Il Terzo Mondo, nella maggioranza dei casi, è vittima della sua miseria e sempre al tempo stesso di una sintomatica o piena mancariza di democrazia (questione peraltro nella quale noi occidentali c'entriamo assai per aver imposto e difeso ovunque dittatori e dittatorelli di ogni spe,cie: ne sanno qualche cosa per esempio in Sudamerica, dove non mi risulta navighino nell'oro). Il capitoletto sulle "affinità" sarebbe indiscutibile, stando alla storia. Chi può negare un passato da mare nostrum, da patria mediterranea, da impero romano (ma non sono gli stessi argomenti che hanno giustificato l'imperialismo straccione, per dirla con Bocca medesimo, e l'invasione d'Albania mezzo secolo fa?). Lo sento, questo capitoletto, avvolto dalla muffa e da.qualcosa di peggio, un po' di retorica un po' di grandeur, per giunta tutto rivolto al passato. Vorrei invece guarda.reavanti, ben immaginando che la "modernità" (che secondo Bocca dovremmo esportare nel Terzo Mondo) è prima di tutto fatta di comunicazioni, scambi, incontri, di frontiere che dovrebbero cadere e che sono in alcuni casi cadute (grazie anche ai nostri sforzi). Le affinità di Bocca proprio non le sento, anzi le respingo. Ma Bocca probabilmente parla d'altro e vuol dire con chiara verità dietro qualche eufemismo storico che il bel mondo è per pochi "affini". Più che "affini", complici. Tutto qui. La ricchezza non si divide facilmente. Gli altri continuiamo a lasciarli alla porta. Apriamo un buco ogni tanto, piccolo, piccolo e compatibile, secondo le nostre idee: non sarà certo quello a rovinarci il "modello di sviluppo".

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