Linea d'ombra - anno IX - n. 59 - aprile 1991

claudiiiila ViaPrincipTeommaso1, • 10125Torino c.c.p.20780102 • tel.011/68.98.04 - FAX65.75.42 DistribuzioSneEDIT-·ViadiSoffian1o64/A- Firenze MartiLnutero SCUOLEACULTURA Compidtei lleautoritàd,overi del genitori aairadiMariaCristinaL.aurenzpip, . 144, L 16.000 (Operescelte, 4) Due saitti fondamenta(ldi el 1524 -edel 1530) sulla necessitdàiunaformazionaeilturalecompletpaerrutti laici- uominei donne- invistadeinuoviCQ(Tlpdietilla societàcivile,affrancadtalrasservimenctloericaleU. na 'tavoladifondazioned·ellanuovaciviltàlaicachenasce conlaRiformainEuropa. NicolPaagano . RELIGIOENUEBERTNAELLSACUOLA l'lnsegnmnendteollarellglonceattolica dalloStatutoalbertlno cigloni nostri pp. 205L 18.000 li libroperchihaacuorela libertànellascuola ffinché possarisponderae chiunques,ianellascuolasia nei pubblicdi ibattitis,viscerandfoinoin fondolaquestione dell'insegnamenretoligiosoconfessionalUe.naffresco potentedèllastoriadellascuolaitalianadall'unitàd'Italia a oggi. Giusepplae Torre· L'ISLAMCO: NOSCEPREERDIALOGARE pp. 144, L. 16.000 Conoscerre1sIam prsndendocoscienzdaeinostri pregiudiziper potermeglioincontrariemusulmacnhi evivono inItaliaèrobiettivdoifondodiquestolibromoltoinformato, scrittodaunmembrodelComitato'IslaminEuropa·. HansConzelmann LEORIGINDIELCIRISTIANESIMO I risultadtielacriticastorica (2° ediz.)p, p. 272,L 19.000 La piùaggiornaetadequilibratsaintessi_,ricadelleorigini cristianeU. nlibrodivulgativcoonunametodologriaigorosa Un'classicon' elsuo genere. &asmo da Rotterdam/MartiIl .utero . Il LIBERAORBITRIOS/IlERVAORBITRIO pp.254,4 ili. ni f.l, L 16.000 Perlaprimavoltainitalianoi testidellafamosadisputa. UmanesimeoRiformad:uevisiondi elmondoinconflitt> alleorigindi ellaetàmoderna. Martin Lutero LIBERTDÀELCRISTIANO letteraa leoneX pp. 68, L 10.000 La piùchiara ed equilibratsaintesdi elpensierlòuterano. Il manifestodellaliberazionedell'uomodalla 'legge", .dallagerarchieacciesiasticeadalla"religione". IL CONTESTO la guerra e i pacifisti. Osservazionisu due libri recenti Santina Mobiglia La lettura di due libri recenti, pur assai diversi tra loro per contenuto ed approccio, suggerisce alcune riflessioni incrociate nel quadro dei molti interrogativi e problemi sollevati dallo scenario della guerra del Golfo. Mi riferisco, in ordine di pubblicazione,. in primo luogo a un ampio e significati va-rapporto del gruppo Human Rights Watch (sezione Middle East) sull'Iraq, edito in d.a.ta insospettabilmente precedente la crisi (febbraio 1990), ora in volume della Yale University Press. Lo studio appartiene a un filone di ricerche non solo poco praticate, ma ampiamente ignorate nel nostro paese e dalla sua editor_ia e pubblicistica: sintomo e insieme causa di una perdurante chiusura di orizzonti culturali per la quale - salvo crisi, guerra o altre clamorose catastrofi - siamo gravemente sprovvisti di un'informazione reale e diffusa circa lo stato del mondo contemporaneo (per larga parte confinato nella vaga nebulosa del cosiddetto Terzo· Mondo), in misura incomparabilmente maggiore di quanto non siamo invece inseriti nei floridi circuiti del traffico internazionale di armi. Nemmeno un libro come Repubblic of Fear, scritto sotto pseudonimo (Al-Khalil) da un dissidente politico in esi I io dall'Iraq (pubblicato nell' 89), come del resto i rapporti di Amnesty International, avevano suscitato da noi echi e risonanze: fino alla vigilia del fatidico 2 agosto (e nonostante la macabra impiccagione in Iraq, qualche me·se prima, del giornalista anglo-iraniano avesse occupato le prime pagine dei giornali) la scena mediorientale appariva dominata dall'inquietante presenza del fondamentalismo iraniano, mentre l'Iraq risultava un più rassicurante regime laicamente al passo con i tempi moderni, un po' militarista e antidemocratico, ma nello standard medio del Terzo Mondo. Lo studio dello Human Rights Watch · ricostruisce uno spaccato impressionante (documentato sulla base di un'amplissima informazione e di interviste a controllo incrociato)' del· funzionamento del regime iracheno nel ventennio di governo Baath, che si delinea con tutta evidenza come un nazionalismo totalitario di buona memoria europea (con le ovvie affinità, quanto a struttura del -partito Baath e Ònnipresenza delle polizie segrete, con lo stalinismo) senza bisogno di scomodare il fantasma dell'islam arretrato e guerrafondaio, che è ancora chiamato in causa dal ·fondo del "Corriere della Sera", a guerra finita, con il titolo Perché l'islam ha perso a firma di P. Melograni. Se i richiami di Saddam al Corano sono una novità recente, dettata da ovvi motivi contingenti e strumentali, ben più costitutiva del regime appare un'ideologia e una struttura istituzionale perfettamente omologabile al modello dei sistemi' totalitari europei fra le due guerre con il corredo delle più feroci persecuzioni, torture, omicidi politici, esecuzioni capitali (a titolo di esempio, nel 1979 furono giustiziati gli insegnanti che rifiutarono di iscriversi al partito Baath o che vennero giudicati inaffidabili all'indottrinamento dei giovani nelle scuole). L'intera struttura del potere, sotto un esile parvenza statuale, coincide saldamente con l'apparato del partito Baath, che dispone di un proprio esercito (la Milizia popolare) e di una propria polizia segreta, in aggiunta a quella di stato e ai servizi segreti dell'esercito. Fra i numerosissimi reati per i quali è prevista la pena di morte vi è pure l'iscrizione da parte di un militare, anche in pensione, ad un partito di verso dal Baath. Detto questo, appar~ comunque fuorviante l'equazione Saddam-Hi tler, tanto cara alla propaganda bellicista: ben diversa era la potenza industriale e l'autosufficienza militare della Germania nazista rispetto all'attuale Iraq; l'identificazione rispecchia piuttosto un pericoloso procedimento classico di demonizzazione del nemico, fu~zionale a bruciare ogni possibilità d'intervento che non sia la guerra_totale. Per nulla dissimile pèr altro da quello iracheno il regime attualmente al potere in Siria: stesso partito, analoghi i metodi e le brutalità (cfr. F. Ciafaloni, Nazionalismi totalitari, in politica, marzo 1991). Non stiamo parlando di conoscenze tratte da rapporti riservati, ma reperibili sui banconi delle librerie, anche se poco in Italia. Ciononostante con l'Iraq fino a ' poco fa e con la Siria ora più che mai intratteniamo ottime relationi economiche e politiche.' Il secondo libro di cui vorrei parlare è una sintetica esposizione delle "ragioni della nonviolenza" (come recita il sottotitolo), scritta a caldo, mentre la parola era passata alle armi.- da Giovanni Salio (segretario dell'Italian Peace Research Institute) per le edizioni Gruppo Abele di Torino (febbraio 1991). Il titolo del libro, Le guerre del Golfo, riprende il modello teorico di Johan Galtung (autore dell'introduzione) che propone una complessificazione analitica dei conflitti (per la guerra del Golfo ne elenca venti in vario grado interageriti, v. "Linea d'Ombra", febbraio 1991) come precondizione della ricerca di una soluzione pacifica, basata sul rifiuto aprioristico della logica dualistica anriconemico. Rivo1gendosi a un pubblico vasto e non specialistico, Salio offre una sorta di instantbook, su un problema di urgente attualità, che condensa- insieme alle riflessioni sulla guerra del Golfo e al dibattito relativo da essa prodotto - le linee essenziali della teoria e pratica del movimento nonviolento, didatticamente utile anche e soprattutto ai giovani interessanti ad

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