Linea d'ombra - anno IX - n. 58 - marzo 1991

LA STAMPA, UNA LIBERIA· FONDAMENTALE Peter Bichsel traduzione di Marco Zapparoli Signore, signori, eccomi a voi in veste di sostituto, o meglio di sostituto del sostituto del· sostituto. È un fatto, questo, che riguarda da vicino molti di voi:molti di voi infatti siedono al posto di un'altra persona che non ha potuto o non ha voluto rimanere al posto che occupava. Non so bene quanti di voi lo facciano a cuor leggero, io non mi S!'!nto del tutto a posto con la mia coscienza: ad esempio, la persona che io rappresento qui oggi 1 come sostituto ora si trova in una posizione piuttosto difficile, il che non mi consola. Alcuni, certo, hanno reagito a questa situazione con una certa maligna soddisfazione, e hanno visto così confermati alcuni loro sospetti: ebbene, vi prego di mettervi una mano sul cuore e di domandarvi con franchezza se avete le gambe così ben salde da escludere di trovarvi mai, in futuro, a inciampare, da esser certi di continuare a essere giornalisti a dispetto di qualsiasi pressione di tipo economico, non sacrificando voi stessi al successo. La generosità non è certo la virtù dominante nel vostro settore, una generosità quanto meno sufficiente a riconsiderare e lodare i meriti di chi ora si trova in difficoltà. Non vi auguro un simile destino, ma al tempo stesso devo richiamare la vostra attenzione sul fatto che probabilmente questo è di fatto il destino di chiunque faccia parte del vostro Ordine. Il nobile compito dei giornalisti nelle nascenti repubbliche del XIX secolo era quello di smascherare il potere e i giochi di potere dei Grandi, di farli cadere, di salvaguardarela rivoluzione liberale. Da quando invece sono costretti anche ad altro, da quando sono entrati in scena altri Grandi, il vecchio mestiere e i nuovi obiettivi cozzal)o l'uno contro gli altri. La parola chiave è "cinismo", vera malattia professionale dei giornalisti, una malattia che nemmeno la persona da me oggi e qui rappresentata è riuscita a scansare. Comunque, questo dovrebbe essere un discorso ufficiale e, come ogni discorso ufficiale, dovrebbe avere un taglio storico e storicizzante. Lo so bene, avrei dovuto studiarmi almeno un po' - a titolo orientativo - la·storia del vostro Ordine o, quanto menq, la storia della Stampa in Svizzera, la storia della libertà di stampa nel nostro Paese ----:e-bbene, non l'ho fatto, e quindi non so con esattezza se questa libertà di stampa ci sia mai stata oppure stia semplicemente v,enendo meno ora. Così, non mi resta che fare delle ipotesi. Consideriamo, ad esempio, quali potessero essere i motivi per · fondare, nel 1883, quest'Ordine, in un periodo in cui tra i più fede)i alla tradizione liberale iniziavan'Oa circolare le prime delusioni su un liberalismo che prometteva delle libertà - d'opinione, di stampa - e tuttavia metteva al primo posto la prosperità. Ai tempi ancora non si profilavano certo i problemi legati alle grandi concentrazioni, ai grandi baroni della stampa. Chi, a quei tempi, poteva forse temere uno sviluppo di q1:1estotipo erano appunto solo i giornalisti. Fosse stato questo timore a spingere alla fondazione dell'Ordine, ebbene, a distanza di un secolo mi vedo costretto ad affermare, senza alcun rimprovero o malignità,-che era fondato. Ho il sospetto, tra l'altro, che la nostra popolazione non sia ancora stata sensibilizzata sul problema della libertà di stampa, della concentrazione delle varie testate nelle mani di pochi, che sia rimasta semplicemente Ùna preoccupazione dei giornalisti. La dichiarazione della libertà di stampa è un fatto ufficiale e al Foto di Yvonne Bohlet. pubblico sembra sufficiente, perché equipara questa dichiarazione a ·uua vera e propria garanzia. A scuola si impara che nel nostro Paese vige la libertà di stampa. Poi, tutto quel che si verifica, quel che si tocca con mano successivamente, viene chiamato libertà di stampa e si considera che tutto questo, in altri Paesi, non esiste. Ma anche negli altri Paesi tutti tendono a definire libertà di stampa ciò di cui dispongono. In effetti, dappertutto la libertà di stampa viene più omeno limitata da altre libertà e dalla considerazione che viene data al benessere generale.. t In sede legale- e fa testo un numero impressionante di casi - alla libertà di stan;ipa viene attribuito un valore sempre minore. E quando una libertà deve cedere, deve far posto ad "altre" libertà, cessa di essere una vera libertà. In un regime di prosperità l'interesse per la libertà di stampa è minimo. Solo pochissimi possono usufruirne e goderne, perché in fondo il pubblico si rende conto a stento dei vantaggi che essa può offrire. Non pagata in contanti, non è parte fondamentale di quel che la gente ama tanto definire "tenore di vita". Oppure, partendo 87

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