SAGGI/ JOANNUCCI Per lui, in particolare, quell'esperienza significò l'inizio di una serie di coerenti scelte di vita e di stile: sempre assieme ai perdenti, poveri, immigrati, delinquenti, puttane, ruffiani, giocatori, pugili, sottoproletari; semplicemente li preferiva agli altri, ai borghesi, grandi e piccoli, intellettuali e non. Mentre viveva in giro per l'America come un hobo, un va-. gabondo, Algren sviluppava però la sua massima passione, quella che lo distingueva dai suoi compagni di sventure: scriveva. E i suoi racconti, pubblicati su riviste l6cali, furono notati a New York da un redattore della Vanguard Press che gli chiese di scrivere un romanzo a partire dalle sue esperienze di vagabondo: cento dollari e sei mesi di tempo per finire il libro. Algren era alle stelle; saltò sul primo carro bestiame, riprendendo posto in quella grande giostra di vagabondi che percorrevano il paese. Ma aveva bisogno di una macchina da scrivere e la rubò. Passò diversi mes1 in prigione, in mezzo ai maltrattamenti e alle violenze razziste, vide uccidere un messicano come fosse un· pidocchio, vide la corruzione delle guardie, e di nuovo queste esperienze entrarono per sempre nei suoi libri. · . Il libro Somebody in boots, il suo primo romanzo, fu un fiasco, tentò il suicidio, entrò in una lunga depressione. Tornò a . vivere a Chicago e s' iqstallò in una misera cameretta in uno dei quartieri più,poveri della metropoli abitato prevalentemente da immigrati polacchi. Intanto frequentava gli ambienti della sini- . stra, vicini al partito comunista. Era membro attivo del John Reed Club, un'organizzazione che faceva interventi culturali a sost.egno delle lotte degli operai e dei disoccupati. Scriveva dei reportage sugli scioperi, contro-inchieste sulle violenze della polizia e nelle carceri, teneva conferenze sul realismo e sulla letteratura proletaria. Fu lì che conobbe Richard Wright, lo scrittore nero autore di Ragazzo negro, cori il quale strinse un'amicizia che sarebbe durata a lungo. Malgrado questi rapporti con gli ambienti intellettuali e militanti di Chicago (città che con i suoi autori, Ben Hecht, Cari Sandburg, Edgar Lee Masters, Sherwood Anderson, Theodore Dreiser, contendeva a New York il titolo di capitale delle lettere), Algren restò sempre soprattutto un solitario. La vita che gli interessava non era quella delle idee ma un'altra: frequentare i bordelli, giocare a poker fino a tarda notte, bere, girare per commissariati, aule di tribunale, ospedali, dividere la vita dei poveracci, e soprattutto scrivere. Disse una volta a Simone de Beauvoir: "Sono costretto qui perché il mio lavoro è scrivere su questa città, e posso farlo sol@qui. Ma questo non mi ha lasciato più nessuno con cui parlare. Senza neanche volerlo coscientemente, mi sono sc€lto la vita più adatta a questo stile di scrittura di cui sono capace. I politici e gli intellettuali mi annoiano; mi sembrano irreali; la gente che frequento è quella che mi pare vera: puttane, drogati, ecc. Tuttavia, la mia vita privata è stata sacrificata a tutto questo". • In quegli anni di delusione e di solitudine, Nelson conobbe Amanda Kontowicz, una donna che sposò due volte (e altrettante da lei si separò) e che più di ogni altra (tra le tante cui Algren fu legato sentimentalmente) pagò il prezzo della di lui perenne incertezza e della sua oscillazione tra il bisogno di una vita tranquilla e ordinata e attrazione per la solitudine o per una vita irregolare. La loro prima unione non durò molto. Fu Algren a 78 . minarla, preso com'era dai suoi giri per bar e bordelli, dalle sbornie, dalle corse e dagli incontri di boxe, dalle feste e spettacoli "politici" organizzati col suo amico scrittore Jack Conroy, che crearono scandalo e gli valsero la diffida del partito comunista. A dire il vero, Algren lavorava pure. Faceva inchieste nelle zone povere di Chicago per conto del WPA, una delle organizzazioni create dal New Deal per combattere la disoccupazione. Algren riusciva anche a scrivere. Nel 1941 pubblicò Mai venga il mattino e finalmente arrivò il successo. Il romanzo, apparso con un'introduzione :di Richard Wright, era la storia dell'amore infelice tra un pugile mediocre e una r.agazza costretta alla prostituzione. Soprattutto era un libro su Chicago, una città che Algren vedeva come la Pietroburgo di Dostoevskij, "un caos insensato di Ùomini e donne, taverne, ferrovie sopraelevate, tram, mercati, bordelli, sale da biliardo ...". Le critiche furono ottime. Hemingway scrisse: "Credo che il libro sia molto, molto buono. Forse il migliore che sia mai venuto fuori da Chicago". In compenso, la comunità polacca di Chicago lo attaccò violentemente accusandolo di aver denigrato i polacchi (il romanzo è · ambientato in un quartiere di immigrati polacchi, e la polizia e la Chiesa non ci fanno una gran figura), in un momento in cui la Polonia era aggredita dai nazisti. Queste accuse, sommate alle posizioni di Algren contro l'intervento in guerra dell'America (frutto tanto di un pacifismo istintivo quanto della politica antiinterventista dello stalinismo in qoel periodo), lo misero in serie difficoltà e più volte pubblicamente Algren si difese di'cendo che a lui non interessava la naz1onalità ma le difficili condizioni di vita dei suoi personaggi che li portavano ~ delinquere; inoltre sostenne sempre che i personaggi di Mai venga il mattino non erano affatto negativi. Niente da fare: il libro fu ritirato da tutte le biblioteche pubbliche di Chicago. Dopo la guerra, ~:lurantela quale fu assegnato a un 'unità medica a causa del suo rifiuto di usare le armi, pubblicò un libro di racconti, The neon wilderness (trad. itaL Le notti di Chicago, Einaudi 1954; nuova edizione in corso di preparazione presso le Edizioni e/o), che accrebbe ancora la sua fama. "Poeta dei bassi fondi", lo definì il critico Malcom Cowley. Fu in quel periodo, quando su di lui iniziava a formarsi una certa leggenda di "duro", di "uomo della strada", .che incontrò per la prima volta Simone de Beauvoir. A Mary Guggenheim, con la quale Algren aveva all'epoca una relazione e che gli scrisse per annunciare l'arrivo della de Beauvoir, Algren scrisse: "Questa Simone de Beauvoir deve essere una vera chi-chi e sonosicuro che JP Sartre, chiunque egli sia, è veramente fortunato. Scommetto che lei gli dice: JP tesoro, mordicchiami le tettine. E JP, il porco, gliele mastica ben bene". Ma quando Simone arrivò a Chicago, tra i due nacque subito un legame profondo. Algren riconobbe iri lei un'intelligenza rara e una comprensione per quello che era il suo mondo, che non' aveva mai trovato fi~ora in un'altra donna. Lei fu subito affascinata dalla desolazione in cui 'lui viveva e dalla sua sensibilità. Per la Beauvoir fu probabilmente la scoperta di un mondo dove i sentimenti e i sensi contavano più delle idee; il loro amore fu sempre molto fisico e sensuale. Un rapporto molto intenso che tra viaggi, separazioni, lettere, nuovi incontri, lunghi silenzi, liti anche molto aspre,
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