SULLE·ORME DI KROPOTKIN Biologia dell'aggressività e della cooperazione Bruno D'Udine · Uno degli argomenti centrali della teoria darwiniana della selezione naturale dice che, stante il fatto che gli organismi producono più prole di quanta può potenzialmente sopravvivere, gli individui sono impegnati in una lotta per l'esistenza. Coloro che hanno successo in questa lotta si riprodurranno e passeranno alla generazione successiva le caratteristiche che hanno fornito loro un vantaggio sugli altri, sempre che queste caratteristiche siano ereditabili. Qùeste caratteristiche vengono definite adattative. Un tipo di comportamento il cui significato adattativo è lontano dall'essere ovvio riguarda l'interazione aggressiva tra gli animali. L'aggressività è stata il tema di animati dibattiti tra gli etologi e non solo tra loro. Il rigetto di alcune consolidate idee sul comportamento aggressivo e il suo significato adattativo, l'imporsi di nuovi concetti, non solo hanno cambiato la nostra immagine dell'evoluzione del comportamento aggressivo, ma hanno contribuito a· una rianalisi dei processi attraverso cui l'evoluzione avviene nei suoi termini più generali. Il dibattito si è infiammato verso la metà degli anni Settanta, quando estrapolazioni, spesso arbitrarie, dalle scienze del comportamento venivano riproposte in chiave riduzionista come spiegazioni delle interazioni complesse tra soggetti dotati di memoria storica e c.ulturacome gli esseri umani, in un ambizioso· tentativo di sintesi globale dei molteplici aspetti del vivente. Un grosso problema in ogni tentativo di elaborare una definizione biologicamente utile di aggressività è che questa.parola, normalmente, copre un'ampia varietà di aspetti del co~portamento umano a cui necessariamente tendiamo a riferirci nelle nostre chiavi interpretative di altre realtà biologiche. Ciò che tutte queste forme del comportamento umano hanno in comune è che portaqo un individuo, o un gruppo di individui. a procurarsi qualcosa a spese dell'individuo, o del gruppo, rivale ..Quanto viene acquisito può essere una risorsa identificabile come una propriet~ o qualcosa di meno tangibile come uno status o un 'immagine di se stessi. Alcuni biologi definiscono l'aggressività tra gli animali come il comportamento che porta ali' acquisizione di risorse a spese dei rivali. Una tale definizione è nei termini delle conseguenze del comportamento. Questa è spesso una definizione non semplice poiché può non essere del tutto ovvio quali siano le ri~orse che vengono contese. . Un altro approccio è quello di definire l'aggressìone nei termini dellaforma·del comportamento osservato. Una tale definizione dell'aggressività includerebbe patterns comportamentali · come il mordere, l'incornare e il colpire !'.opponente ecc., ossia patterns che implicano il chiaro uso di strutture che possono essere considerate come armi. Spesso questo tipo di definizione è estesa a includere patterns comportamentali in cui una ovvia intenzione a usare strumenti d'offesa può essere dedotta, come nel gesto di scoprire i denti. Ma anche questo tipo di definizione è problematico. Mentre nessuno infatti esiterebbe a etichettare una lotta tra due gatti maschi come aggressione, dei biologi potrebbero trovarsi in disaccordo sul fatto che il canto territoFiale della cinciallegra sia un comportam~nto aggressivo. Nei termini delle sue conseguenze è aggressivo, poiché attraverso il canto il maschio che possiede un territorio esclude altri maschi che non lo possiedono, negando loro in questo modo la possibilità di riprodursi. Tuttavia il canto non infligge alcun danno fisico anche se può preludere a uno scontro che può produrre questo danno. Le definizioni che quindi si adottano in biologia dipendono, in definitiva, in larga parte dalle domande a cui si cerca di rispondere. lJna riflessione sugli aspetti teleonomici del linguaggio che usiamo per definire quanto ci pare di rilevare attraverso una osservazione apparentemente oggettiva della realtà che ci circon- . da ha spinto ur'Igruppo di ricercatori interess~ti, da più punti di vista, alle scienze del' comportamento a riconsiderare in questa prospettiva termini come aggressività e cooperazione. · L'·occasione contingente per un dibattito su questi temi fu offerta dall'Istituto Gramsci di Parma che organizzò, agli inizi degli anni Ottanta, un ciclo di incontri su "Le facce della guerra". · In questo contesto mi trovai con Vittorio Parisi impegnato nel- !' organizzazione del seminarìo dal titolo "La biologia della cooperazione". Era il 1983; il clima erà quello di scontro tra i blocchi Est-Ovest e la guerra appariva all'orizzonte come una minaccia fisica, una possibilità concreta. Una cultura della guerra sembrava pervadere i rapporti sociali, influenzare i diversi campi del sapete. La nostra idea, nell'organizzare il convegno, fu quella di recuperare al pensiero biologico una cultura della pace, rianalizzare esperienze che molto precocemente si erano opposte ai toni forti del socialdarwinismo ottocentesco che cent'anni dopo i:icompariva nelle metafore dei sociobiologi anglosassoni. Queste ipotesi trovavano in Italia vivaci estimatori stranamente, o forse no, proprio in una militanza della sinistra tradizionale. Se una certa sinistra nostrana guardava quindi con ammirazione a Wilson e compagni, il radicalismo anglosassone, forse più vaccinato dal pensiero democratico, riconsiderava una figura originale del.pensiero biologico a torto dimenticata: il principe Petr AlexejevicKropotkin. Kropotkin nasce a Mosca nel 1842 in una delle più influenti famiglie dell'aristocrazia russa. Una educazione tolstojana porta fin dall'infanzia Kropotkin a contatto con la vita dei contadini e dei servi della sua casa in un'atmosfera di spirituale paternalismo. La condizione di aristocratico lo porta a iniziare una carriera militare in un corpo scelto. Non è però la vita adatta per uno come lui con ormai definiti interessi pèr le scienze naturali. L'antropologia, la botanica, la zoologia, la geografia, sono i campi che l'affascinano. Chiede nel 1862, con stupore del padre, di lasciare la vita di corte e di raggiungere un reggimento in Siberia, in una regione allora quasi inesplorata, l'ideale per un naturalista. Là il suo lavoro è di ottimo livello scientifico nei campi della geografia, zoologia e geologia. I suoi articoli vengono pubblicati dalla "Russian Geographical Society" e per essi riceve una medaglia d'oro. Nel periodo di quattro anni che trascorre in Siberia il suo lavoro zoologico è quello di un naturalista sul campo. Aveva letto L'origine della specie di Darwin (1859) di cui l'aveva colpito il paragrafo dove il naturalista inglese sottolineava la dura lotta per i mezzi di sostentamento tra gli animali della stessa specie. 71
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