Linea d'ombra - anno IX - n. 58 - marzo 1991

COOPERAZIONE Patrick Bateson traduzione di Alberto Cristo/ ori Durante gli anni Settanta il clima politico all'Ovest cambiò profondamente. Un 'ideologia rampante e di destra radicale trionfò sul piano politico - soprattutto negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Nel mio paese la determinazione di Margaret Thatcher di creare una "società imprenditrice" incoraggiò una classe di persone dure, energiche ed estremamente egoiste afare quanto più denaro riuscivano nel minor tempo possibile. La loro filosofia trionfalistica era giustificata inparte da un riferimento alla teoria darwiniana dell'evoluzione. In un mondo pericoloso e competiti- . vo, sostenevano, la vittoria arride a coloro che fanno i propri interessi. La storia si ripeteva, poiché già cento anni prima un capitalismo incontrollato e sfruttatore aveva cercato di giustificare i suoi effetti sulla società in termini di darwinismo sociale. Il darwinismo sociale fu criticato allora perché implicava che tutti gli aspetti della vita sociale fossero competitivi. Il messaggio principale del libro di Kropotkin Aiuto reciproco, infatti, era che questa è una falsa descrizione sia della società animale che di ·quella umana. Lo scontro aperto è piuttosto insolito all'interno di una specie. All'inizio degli anni Ottanta, con il revival della nozione secondo cui tale competizione è socialmente purificatrice e nell'interesse degli individui, vifu bisogno di ripetere il messaggio critico. Il mio primo tentativo di esprimere una critica all'ideologia prevalente fu a una conferenza sulla Biologia della Cooperazione tenutasi a Parma nel 1982 e organizzata da Bruno D'Udine e Vittorio Pisani. Pubblicai l'articolo poco dopo in "New Society". Qualche tempo dopo mi fu chiesto di tenere un sermone nella cappella del King's College di Cambridge. Non avevo alcuna qualifica per tenere sermoni e certamente non volevo comunicare nessun messaggio particolarmente religioso. Ma mi pareva che il messaggio che emergeva dagli studi della biologia della cooperazione negli animali avesse·profonde implicazioni sul modo in cui gli uomini si vedevano l'un l'altro. Fu così che arrivai a King's College, una bella domenica di maggio, per chiedere ai membri della mia università di considerare se stessi, il proprio lavoro e la propria società sotto una luce diversa da quella allora di moda. L'atteggiamento di scontro era sbagliato nella vita accademica e negli affari ed era estremamente pericoloso quando veniva generalizzato da un paese ali' altro. Da allora il clima politico è cambiato profondamente, la guerra fredda èfinita e la signora Thatcher se n'è andata. Ma vale ancora la pena di_riaffermare che, più spesso che no, è nel nostro interesse in quanto individui che cooperiamo gli uni con gli altri. Cambridge, novembre 1990 Sono preoccupato dal modo in cui abbiamo creato un ambiente sociale in cui si sottolinea tanto la competizione -1' andare avanti calpestando gli altri. Non mi piace il modo in cui il nostro paese è diviso da contrapposizioni politiche frontali e sono molto spaventato quando questo stesso stile viene adottato nei rapporti internazionali. Siamo arrivati al punto che trattiamo l'ideale della cooperazione sociale come una debolezza retorica, mentre consideriamo l'egoismo individuale come l'unica base naturale per un approccio realistico alla vita. Tutto ciò è sostenuto dall'immagine 68 della lotta per l'esistenza, che distorce gravemente l'idea che noi abbiamo di noi stessi e distrugge la fiducia reciproca. La filosofia dell'individualismo oggi di moda trae in parte la sua rispettabilità da un riferimento alla biologia e in particolare alla teoria darwiniana dell'evoluzione attraverso la selezione naturale. La teoria di Darwin resta la più valida spiegaziof!e del modo in cui ogni pianta e ogni animale si sono evoluti così da adattarsi perfettamente all'ambiente. La teoria funziona per il comportamento altrettanto bene che per l'anatomia. I singoli animali differiscono nel modo in cui si comportano. Quelli che si comportano in una maniera più adatta alle condizioni in cui vivono hanno maggiori probabilità di sopravvivere. Infine, se il comportamento dei loro discendenti è simile al loro, allora nel corso dell'evoluzione le forme di comportamento più adatte sostituiranno quelle che non sono altrettanto efficaci nel mantenere in vita l'individuo. È stato il concetto darwiniano della sopravvivenza differenziata a essere preso e usato con tanta insistenza nella retorica politica. Si pensa che la biologia sia interamente basata sulla competizione - il che, si ritiene, significa una lotta continua. L'enfasi posta su questo tema ha avuto un effetto insidioso sull'opinione diffusa e ha incoraggiato la fede nell'egoismo individuale e nello scontro. La competizione è oggi largamente considerata come il frutto più importante dell'attività umana, perlomeno nei paesi occidentali. Si pensa che l'eccellenza in campo accademico o artistico sia guidata dallo stesso spietato processo che si suppone funzioni così bene sui campi sportivi o al mercato, e tutto questo ha molto in comune con ciò che si suppone-avvenga nella giungla. L'immagine di geni egoisti che competono l'uno con l'altro nel corso dell'evoluzione si è impercettibilmente confusa con la nozione di individui egoisti che competono l'uno con l'altro nel corso d!°lla propria vita. Gli individui traggono vantaggio solo dalla vittoria. L'argomento è entrato a far parte delle convinzioni comuni in maniera così profonda che è difficile scorgere a prima vista ciò che vi è di sbagliato. Per dirla schiettamente, il pensiero è stato condotto molto fuori strada dalla retorica. Cominciando dal punto in cui ha inizio il ragionamento, in biologia, i geni non operano in un vuoto. La sopravvivenza di ogni gene, naturalmente, dipende dalle caratteristiche dell'intera "squadra" di geni che costituisce la caratteristica genetica complessiva di un individuo. Una simile osservazione può essere fatta a livello degli individui quando si verificano fenomeni di simbiosi tra diverse specie. Prendiamo per esempio i licheni che si trovano dall'Artico ai Tropici - e praticamente su tutte le superfici, dalle rocce e dai vecchi tetti ai tronchi degli alberi. Un esempio spettacolare è il Muschio Spagnolo che pende dai rami degli alberi nelle zone calde. Essi sembrano organismi singoli. Invece, rappresentano la fusione di funghi e alghe che lavorano insieme in simbiosi. I partner dipendono completamente l'uno dalf'altro e le caratteristiche dell'intera entità forniscono gli adattamenti all'ambiente. Allo stesso modo, la cooperazione tra gli animali sociali inficia il mito della lotta continua. Molti uccelli e mammiferi si stringono in gruppo per conservare meglio il calore o per ridurre la superficie corporea esposte alle punture degli insetti. I maschi di un gruppo

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