Linea d'ombra - anno IX - n. 58 - marzo 1991

se il mare fosse una piastra rovente. Avevamo passato l'intera mattinata in barca, nella pioggia e nella nebbia. Dovevamo essere circa in mezzo allo stretto, a tratti ci arrivava un profumo di bosco bagnato e di foglie bruciate che si mescolava all'odore freddo e umido del mare e della nebbia. Non so se il lord se ne accorgesse. Era rimasto tutto il tempo seduto sul banco, immobile, a guardarsi intorno con occhi pallidi e stanchi. Non che ci fosse un accidente da vedere, ma lo stesso quegli occhi non smettevano di guardarsi in giro. Sapevo bene che non sarebbe servito a niente parlate, così non mi restava che continuare a tener ferma la barca nella debole corrente che attraversava lo stretto. Erano almeno due ore che ce ne stavamo 1ì, immobili in quella grotta di nebbia, e l'umidità brillava in grosse gocce luccicanti sul mantello nero del lord. Poiché sapevo di poterlo fare senza rischiare di essere scoperto, mi misi a fissare il suo volto come se fosse una fotografia. Linea per linea ne incidevo i tratti nella memoria, le rughe della fronte, gli zigomi, le grinze intorno al naso e quelle che si diramavano agli angoli della bocca. Era un volto allungato e stretto, trasparente come una mela Astrakan, solcato da aristocratiche rughe sottili che avevano da tempo perso ogni significato. La fine rete di grinze intorno alla bocca era come un cimitero di vecchi sorrisi - non l'avevo mai visto sorridere. E aveva sulla fronte le rughe che rivelano in genere frequenti e violenti attacchi d'ira, ma io non l'avevo mai visto dar segno della benché minima emozione. Solo una volta ... ma lasciamo perdere. Il vecchio Knutson si avvicinò ancora di più. Sollevò gli occhiali sulla fronte e i bagliori delle fiamme luccicarono come due piccoli lampioni rossi nei suoi occhi. Mi sembrò eccitato ma forse era solo il riflesso del fuoco cpe dava quell'impressione. - Così, secondo te, sarebbe partito, disse. - Sì, risposi, è proprio partito. -L'hai portato a riva e lì ha tagliato la corda, chiese il vecchio con fare sospettoso. -Sì, dissi guardando il fuoco, l'ho portato al di là dello stretto, sulla terraferma, e là ha preso l'autobus. Come fanno sempre tutti da queste parti. È salito sull'autobus, si è seduto e ha aspettato che partisse. · Ma in realtà non era affatto andata così. Quello che era successo era talmente balordo e anormale che non era davvero il caso di mettersi lì a raccontarlo. O non mi avrebbero creduto e mi sarei fatto senza nessun bisogno la fama di bugiardo, oppure, se mi avessero creduto, sarei passato per un tipo strano, cui capitano storie che un altro neppure si sognerebbe. La gente è fatta così, da queste parti. Eravamo rimasti nella nebbia.L'acqua era entrata nella barca, un po' _perla pioggia e un po' attraverso le falle dello scafo, e per non bagnarsi i piedi il lord li avevi! appoggiati sul banco centrale. Tirai i remi in barca e mi misi ad aggottare, e, dal momento che avevo smesso di oppormi alla corrente, cominciammo ad andare alla deriva verso sud, certo abbastanza lentamente ma, data la visibilità di cinque metri scarsi, per i miei gusti era già una velocità irritante. Lasciai quindi perdere la gottazza e mi rimisi ai remi; avevo appena fatto in tempo a toccare l'acqua con la loro punta che qualcosa mi colpì. Da quando avevo smesso di aggottare non c'era più stata quiete, Per tutta la mattina eravamo rimasti immersi nel silenzio del mare, della pioggia e della foschia; ma adesso alSTORIE/DAGERMAN l'improvviso, un suono duro fendeva la nebbia come un coltello e di colpo, più veloce di quanto potessi immaginare, si precipitava urlando contro di noi. Un balenio rossastro si levò dalla nebbia e un'alta ombra bianca, più bianca della nebbia stessa, ci travolse. Mi rannicchiai, chiusi gli occhi, spalancai la bocca e già sentivo il dolore di essere tagliato in due da una prua affilata quando la nostra piccola barca fu sollevata violentemente da un'ondata, per poi ricader giù come un sasso. E improvvisamente tutto si calmò. Aprii gli occhi e vidi il grande motoscafo bianco stagliarsi immobile nella nebbia, a qualche metro da noi. L.'elegante scafo lucente fremeva ancora, come un cavallo dopo un'impetùosa galoppata. Rimasi immobile in attesa di un qualche rumore, ma invano. A poco a poco, dopo tutta quella · eccitazione, lo scafo si acquietò; la. corrente si impadronl della barca, che cominciò lentamente a derivare verso di noi. Avvertii come un tremito percorrere la nostra imbarcazione e, quando ne cercai la causa, vidi che il lord aveva afferrato ii' bordo con entrambe le mani, tremando così forte che temetti che la barca si capovolgesse. Il suo volto di mela Astrakan era teso e agitato mentre sporgeva la testa sul1 'acqua, come se questo potesse aiutarlo a scoprire cosa nascondesse il motoscafo. Un 'unica volta l'avevo. già visto così sconvolto e sapevo in anticipo quel che sarebbe successo. Il motoscafo si avvicinava sempre più. La prua puntava verso di noi e io spostai di qualche metro la nostra barca con alcuni colpi di remo, per evitarla. Avrei preferito pescare a fondo con i remi nell'acqua e. dare qualche energica remata per liberarci di quella muta e minacciosa imbarcazione che ci seguiva come un rimorso. Ma la sensazione che quello che stava per succedere fosse inevitabile era così netta in me che, alla fine, non avevo nemmeno la forza di far indietreggiare la mia barca. Con un leggero gemito il motoscafo sfregò la sua fiancata contro la nostra. Quando alzai lo sguardo per cercare di scorgere finalmente il pilota, vidi dei capelli nell'angolo fra il parabrezza e il parabordo. Una fronte emerse lentamente dal bordo, seguita subito dopo da un volto pallido e spaventato. Era un ragazzo della mia età, Stig Dagerman in un disegna di Gilles Chapacou (do "Plein Chant" n.31-32, 1986) 63

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