Linea d'ombra - anno IX - n. 58 - marzo 1991

STORIE/DAGERMAN abbiano detto di smammare, andare all'inferno, alzare i tacchi e filare. Forse hanno visto qualcosa. Ma certo qualcosa è cambiato dai teni.pi in cui fecero la loro comparsa gli scrittori proletari svedesi degli anni Trenta. Mio padre non avrebbe mai detto a uno scrittore di andare all'inferno. D'altra parte, in tutta la sua vita non incontrò mai uno scrittore vivente: a nord del fiume Dala gli scrittori erano rari come le querce. Inoltre, la società in cui viveva era chiaramente più simile a ciò che la società svedese era stata in passato. La cosa più interessante della società svedese di oggi è che non assomiglia più · a se stessa. Nessuna società al mondo è più diversa da se stessa di quella svedese, il che rende facile distinguerla dalle altre. · Di fatto, questa dissimiglianza crea un'identità molto chiara e netta: un profilo stagliato e dolorosamente presente sul volto della società la cui immagine cerco sempre di mettere sulla carta. Ho dimenticato una cosa che complica il quadro. Parecchi anni fa, ho scritto un romanzo intitolatoMusikanteras uttag (L'uscita dei musicisti), un romanzo sul mio background e sulla mia famiglia. nella Svezia settentrionale ali' inizio del secolo. Questo libro ha una seconda parte non ancora scritta che parla dell'emigrazione di quella stessa famiglia in Argentina .nel 1910. Duemila operai di Norbotten andarono in Argentina e in Brasile; nel giro di un anno, metà di loro morirono nella giungla a causa delle malattie e delle epidemie, alcunì tornarono1 e alcune centinaia rimasero. Essi sono ancora là, a Misiones; sono andato a trovarli e ho vissuto con loro per un po'. Essi sprakade uno svedese che era come una vecchia traduzione della Bibbia, e vivevano come all'inizio del secolo, o poco meglio. Amavano le loro radici svedesi. Continuavano a chiedere come andavano le cose in Svezia. E io non potevo rispondere, perché non avevo una risposta che loro potessero capire. Molto tempo dopo, dal momento che sono ritornato e questa seconda parte non scritta resta non scritta, mi rendo conto di ciò che ho visto. Il disastro nella giungla in cui morirono, o caddero in miseria, derivò da un paradigma esattamente opposto a quello della· società svedese, estrema conseguenza dell'idea che l'uomo era solo, che i tentativi di organizzazione erano impossibili o inutili, che gli altri erano nemici. La Svezia che essi lasciarono prese il cammino opposto, quella dell'organizzazione totale, e ora vive in un'altra sorta di dilemma. Le immagini delle due alternative sono l'una il postulato dell'altra, esattamente come il bianco del negativo diventa il nero della foto. Se le immagini vengono messe insieme in un certo punto e in un certo modo, c'è una risposta, una soluzione possibile. · Forse è questo che cercano di dirmi i gabbiani sul Sortedammen: è più difficile·volare lentamente all'indietro che in avanti. Richiede molto di più - alla gente come ai gabbiani. È facile arrabbiarsi, perdere compostezza, lasciarsi prendere dalla disperazione. Allora tutto è perduto. Ma il dilemma della graduale ritirata ci costringe in realtà ad affrontare problemi esistenziali di gran lunga più importanti di quelli del lento progresso. · Perciò sorrido di rimando ai miei amici che volano all'indietro, i gabbiani, e sussurro: Resistete. Volate con dignità. Si sta decidendo proprio adesso, tutto. Resistete. Copyright "Daedalus". Dal numero dell'inverno 1984 della rivista, dedicato a "The Nordic Enigma"; ristampato nel numero dell'estate 1988 dedicato a "Three Decades of Daedalus". 62 HO REMATO PER UN LORD Stig Dagerrnan traduzione di Fulvio Ferrari Un'estate ho remato per un lord. Un'estate molto calda, forse l'estate più calda che abbiamo avuto. La barca era dipinta di verde e faceva acqua dappertutto. Era una barca per cinque persone. Affondò l'autunno di quello stesso anno, speronata nella nebbia da un battello che trasportava legname. Il rematore, che era sordo, fu tratto in salvo sull'altra imbarcazione, ma un bambino morì annegato. Se ne parlava ancora l'estate scorsa. A riva, nel posto in cui fu ritrovato il corpo del bambino, i genitori hanno fatto mettere una grande pietra rossa.Un giorno il battello è ripassato a gran velocità attraverso lo stretto e tutti quelli che l'hanno visto dalla spiaggia e dal mare hanno pensato la stessa cosa. Ma di tutto ciò che è accaduto in seguito alla barca, di ciò che è accadùto·a noi che viviamo sulla riva dello stretto, di ciò che è accaduto nelle altre estati meno calde, il lord non ne sa niente. È scomparso com'era arrivato, senza dir parola e senza farsi notarè, come se fosse passata di lì una nuvola e l'avesse portato via con sé ~ e dopo la sua partenza tirai in secco la barca tra i ciottoli della spiaggia, chiusi a chiave i remi nella rimessa, mi sedetti sul molo e mi misi a guardare lontano verso il faro che gettava intorno le sue occhiate insolenti nel crepuscolo, e pensai: No, mai più. Un lord mai più. E ricordo che quando me ne andai ero congelato. Ero così congelato che i Knutson se ne accorsero e mi invitarono a entrare. Il vecchio in persona uscì sul pianerottolo e mi lanciò un fischio ' . come a un cane: -Vieni, ragazzo. Finché c'è grappa non c-'èmotivo di patire il freddo. E infatti non c'era motivo. Il vecchio mise un altro ceppo nel camino e mentre Ulrika, la sorella preparava bottiglie e bicchieri, ci abbandonammo ciascu'no sulla sua sedia, uno di fronte ali' altro, molto vicini. Ma per vedermi ancora meglio, il vecchio si mise gli occhiali. Io presi un bicchiere e lo vuot~ dritto nella mia anima. Ero solo e sapevo ciò che mi aspettava. Qui non si dava mai niente senza esigere in cambio il doppio. Si offriva alcol e tepore ma ogni goccia andava pagata. Dietro di me Ulrika accostò il suo sgabello e vi si lasciò cadere con un gran scricchiolio di legno. - Beh, come sta il lord oggi?, domandò il vecchio. Si chinò in avanti sopra le mie ginocchia ed era così intento che rovesciò parte del suo bicchiere sui miei pantaloni. · - Non so, dissi chiudendomi a riccio. È partito. - Ieri però c'era, insistette il vecchio. E forse c'era anche stamattina. Ulrika spinse ancora più vicino il suo sgabello. Respirava pesantemente, come se avesse corso. - Di sicuro l'ho visto a mezzogiorno, disse. E di sicuro ho visto anche te insieme a lui. Sì, avevano visto bene. Amezzogiorno il lord c'era ancora. Era una giornata piovosa e una nebbia sottile si stendeva sull'acqua. A brevi intervalli, violenti piovaschi si rovesciavano martellanti attraverso la foschia e si abbattevano sull'acqua sfrigolando, come

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