STORIE/KANAFANI Anche se pensavo a più cose contemporaneamente, da dove stavo riuscii a capire tutto d'un colpo. Accanto ai due uomini ce n'era un terzo, magro, che con occhi svegli osservava i due, preoccupato. Mi sembrava che cercasse di quando. in quando di interrompere gli altri dµe, però poi, umiliato, si rintanava di nuovo nel suo silenzio. Nell'insieme la sua faccia era tutt'altro che contenta. Con la sua grossa mano teneva per il· braccio un ragazzino sui sei anni. Il bambino aveva girato la testa verso la strada e osservava con piacere e interesse macchine e persone. Si era messo in bocca due dita, e le succhiava rumorosamente, senza curarsi di niente. . Ora Rafiq starà aspettando il suo compagno di gioco. E va bene, che mi aspetti ... In questo paese non c'è niente di più piacevole che vivere un momento di sogno al di fuori dello spazio e del tempo, anche sotto questo sole infuocato. La lavandaia av.evaun viso rotondo, grazioso. Il suo labbro inferiore sembrava proprio pronto per essere colto. Se solo quell'idiota non avesse fatto cadere lo specchio, forse ne sarebbe venuto fuori qualcosa di buono. E poi quella storia della coscienza! Era mezzogiorno e c'era un'afa insopportabile. Ora non c'era molta gente, e anche le macchine non erano più numerose come prima. L'aria sembrava sul punto di far piovere acqua calda. "Tassì, signore?" "Uffa! No." Solb cinque metri mi separavano dai tre uomini e dal bambino. Riuscii a captare qualcosa di quello che uno dei due grassoni diceva all'altro, senza alzare la testa dal gioco: "Che ne pensi? Tutto dipende da te... Hai mosso la pedina di una casella di troppo. Con i dadi hai fatto solo ciahar-do. L'altro grassone rispose: "È stata una svista! Non ho mica cercato di imbrogliarti ... La mia opinione è che il piccolo non vada bene. In ogni.caso - gioca e non pensarci troppo - la decisione spetta a te!" "Non so. Se avesse uno o due anni di più ... Questa creatura ci imbroglia sempre, e solo perché siamo buoni di cuore. Shish-yek. Mangerò due pedine in una volta, sta' attento!" Ero arrivato alla loro altezza e guardavo il bambino che, succhiandosi ancora le dita, mi scrutava con gli occhi spalancati, · poi, con una certa apprensione tirò fuori la punta della lingua, spinse un po' la testa in avanti e sorrise. Rallentai il passo e sentii che l'uomo magro, mentre spingeva bruscamente in avanti il ragazzino diceva a quei due: "Di che vi preoccupate? Ma se non l'avete neanche guardato bene!. .." Adesso li avevo tutti alle spalle. Rallentai ancora di più e sentii quello che diceva uno dei due: "Non capisco proprio come fai a dire: 'di che vi preoccupate?'; non sei altro che un ruffiano, tu." I due dadi di avorio ticchettarono, poi ruzzolarono sulla scatola di legno della Taula; allora uno dei due con una pedina diede un colpo forte e fece schioccare la sottil.e scatola, mentre l'altro rideva a crepapelle. Riuscii ancora a sentirgli dire: "Io non lo vedo così male come sembra a te... considerando che ..." Ora non riuscivo a capire più niente. Cercai di voltarmi indietro, ma non ne ebbi la forza. 48 "Tassì, signore?" "No!No!" Campa palestinese (foto di Uliano Lucas, 1983). All'improvviso sentii due mani forti che rni scuotevano le spalle. Mi girai spaventato_: "Haram, fratello mio. E haram, haram!" Vidi un uomo piuttosto anziano, con la schiena leggermente ricurva; portava lenti rotonde con una montatura d'argento, e da dietro scintillavano due occhi piccoli piccoli. Tremava, mi scuoteva e continuava a ripetere: "Haram! È haram!" "Che cos'è haram?" Indicò dietro di sé con il pollice e disse con voce rotta: "11bambino ... Lui non sa niente. È haram!" Mi voltai verso di lui turbato, e mi dissi che quell'uomo anziano, dietro di me, doveva aver sentito le stesse cose che avevo sentito io. Ancora una volta mi posò le mani sulle spalle, lasciando che il bastone gli penzolasse dal braccio, e si mise a scuotermi: "Haram. Haram. E noi, che possiamo fare?" "Niente. Lo vedi anche tu che non sono molto robusto, e tu sei vecchio ... Tanto non potremo cambiare il mondo." · L'uomo anziano lasciò cadere le mani con un gesto di disperazione, poi si guardò intorno: "Il bambino ... il bambino ... lui non sa niente!" E come parlando a se stesso, ripeteva: "Tanto non potremo cambiare il mondo!" "Tassì, signore?" "Uffa! No! No!" Proseguivo per la mia strada sotto quella calura, in mezzo alla polvere e sotto un sole che bruciava senza pietà. Un tassì? E perché? Avrebbe potuto annullare quei dieci metri che avevo appena percorso? Un tassì? No! Tanto il mondo non lo cambieremo mai! Nota La Taula è il gioco della Tavola reale, conosciuto come Backgammon o Tric trac. Ciahar-do è "quattro-due" in persiano, e Shish-yek è "sei-uno", i numeri persiani sono usati per il gioco in tutto il Vicino Oriente. Haram significa peccato, cosa illecita. In questo caso si potrebbe anche tradurre con scandalo, ma per la varietà delle sfumature ho preferito conservare la parola araba nel testo.
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