Linea d'ombra - anno IX - n. 58 - marzo 1991

SOLO DIECI METRI Ghassan Kanafani trad~zione di Isabella Camera D'Afj7,itto Ghassan Kanafani (' Akko 1936 - Beirut 1972), palestinese, è uno dei più si~nificativi scrittori arabi. E l'autore di Uomini sotto il sole, romanzo che in italiano sarà pubblicato dall'editore Sellerio, e di Ritorno a Haifa, di . prossima pubblicazione presso le Edizioni Lavoro. Nel 1948 segue la famiglia in Libano. Muore a soli trentasei anni per un attentato terroristico, a Beirut, dove risiedeva dopo vari anni trascorsi in Siria e in Kuwait. Nei suoi numerosi scritti si sente sempre la nostalgia per la patria perduta, che, come molti altri palestinesi della sua generazione, Kanafani ha dovuto lasciare da bambino. Il racconto 'Ashra amtarfagat (Solo dieci metri), qui tradotto, è tratto dalla raccolta al- 'Alam Laysa Lana (Il mondo che non è nostro). In Italia sarà pubblicato in un'antologia di scrittori palestinesi in preparazione presso le Edizioni Lavoro. Questo racconto simbolico, per il trasparente riferimento alla Palestina in balìa dei giochi spregiudicati dei grandi, è quanto mai attuale in questi giorni, anche se è stato scritto nel 1959, periodo in cui lo scrittore viveva in Kuwait. ' A portarci laggiù erano stat~ più o meno le stesse circostanze. · Avevamo preso la via dell'esilio con una specie di decisione eroica; volevamo mandare alle nostre famiglie il necessario per sopravvivere. Quando ci incontravamo lì, cercavamo,_in qualche maniera, di renderci la vita il più sopportabile possibile. Senza rendercene veramente conto, formavamo spontaneamente gruppi di conoscenze superficiali: la vita era arida e secca, e tutte quelle conoscenze, che penetravano nella nostra esistenza, ci potevano portare solo cose semplici e futili. Era brava gente, in fondo, anche se la vita li aveva resi piuttosto duri e rozzi. Anno per anno finimmo per adattarci a quella specie di vita; ci eravamo abituati alla rudezza dei rapporti e già ci potevamo considerare soddisfatti per il semplice fatto di avere rapporti. Questa, d'altra parte, era la cosa più preziosa che potesse capitarci, in esilio. Nei giorni di vacanza ce ne stavamo seduti in piccoli gruppi, giocavamo a carte, dicevamo parolacce e ci svagavamo, - quello era il nostro passatempo, così lo chiamavamo-con piccoli giochi d'azzardo. Quel venerdì ero uscito di casa, in un tranquillo quartiere di periferia, con l'idea di andare a piedi fino a casa di un mio amico. Quando mi ero alzato, quel mattino, avevo fatto una stupida · litigata con il mio compagno di stanza ... Il succo della storia è che lui era stato a sentire mentre parlavo con la donna che era venuta a prendere la biancheria per lavarla in riva al mare. È vero, avevo pensato che dormisse ancora, ma, in ogni caso, . non mi importava proprio se dormiva o era sveglio. La donna giovane, florida, anche se un po' sudicia, aveva una bella faccia tonda. "Sei solo?" "Sì, entra~ Su ..." "No! No! Vi conosco. Poi dentro la stanza ci trovo minimo dieci uomini, e tutti mi vogliono a turno. Dite sempre bugie, voialtri:" La presi per il polso, era morbid9 morbido, ma poi il mio amico fece cadere qualcosa per terra e la donna scappò via spaventata. "Lo hai fato apposta a buttare quello specchio?" "Sì... L'ho fatto apposta ... Non volevo che tu facessi una cosa così squallida." "Ma che squallido e squallido! Sei appena arrivato in questo paese, domani anche tu soffrirai e patirai per la nostalgia!" La strada era lunga, silenziosa e in parte polverosa. Mentre . camminavo solo, grondando sudore sotto quel sole torrido, insopportabile, pensavo di aver fatto una pazzia. Sarebbe stato meglio prendere una macchina. Non era proprio piacevole andare a piedi a quell'ora del giorno e in una strada come quella. Ma continuavo a camminare come se questi pensieri non mi riguardassero. Non aveva senso fargli presente che questa società aveva perso l'equilibrio. Una sola donna per tutti quei settanta uomini che, magari, non la vedevano nemmeno. Ogni cosa perde il senso quando ci si abitua. Tutti i pomeriggi giocavo a carte, perdevo, vincevo, bestemmiavo, litigavo. Il mattino dopo era tutto passato. Se quella donna fosse entrata in casa ... se fosse venuta con me, in quel letto sudicio, sudato, ancora pieno dell'odore del sonno, almeno sarebbe stata una còsa umana, qualcosa di nuovo, qualcosa che valesse la pena di fare. · "Come? Sedurre una ragazza innocente? L'uomo deve dominare i propri sensi!". • Uffa! Come siamo stupidi quando vogliamo a tutti i costi far entrare la civiltà nella disperazione e nella sofferenza umana. "Tassì, signore?" "No, sono,quasi arrivato." , Davanti a me c'era ancora più di mezz'ora di strada. E ridicolo sedersi in un'automobile per cogliere i frutti della civiltà. In questo modo l'uomo perde completamente la consapevolezza della propria umanità. · Al diavolo questa civiltà di cui ci riempiamo la bocca, e al diavolo puré il gioco delle carte! "Supponiamo che la donna ti avesse seguito in casa, che ci avresti guadagnato? Non ti avrebbe morso la coscienza, dopo?" "La coscienza? La mia coscienza, ragazzo mio, sono le mie necessità, imiei desideri, le mie normali esigenze umane. È qua che ho imparato questa filosofia." Ma dovevo proprio dare delle spiegazioni a quel gentiluomo del mio compagno di stanza? II calore era sempre tremendo, e ugualmente tremendo era il desiderio di andare avanti. Ali' ombra di un edificio, lì vicino, davanti a una bottega, erano seduti due uomini che giocavano a Tau/a. Per quel che potevo vedere - dal momento che stavano seduti - tutti e due erano grossi e grassi. E benché sembrassero completamente immersi nel gioco, notai, dalla distanza di circa dieci metri, che stavano parlando di qualcosa che non aveva niente a che fare con il gioco. 47

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