CONFRONTI Poesia curda:la letteratura di unaminoranzaa rischio Pino Blasone Popolo divisoe assoggettato a ben tre entità statali - Iran, Irak e Turchia (ma anché, in minor misura, Siria) - i Curdi hanno sempre mostrato una notoria e indomita aspirazione . all'indipendenza e all'unità nazionali. A essa si accompagna la coscienza di una compless_a identità culturale: dà!punto di vista linguistico, etnico e tradizionale, affine a quella iraniana (essi parlano, infatti, una lingua indo-iranica, della più ampia famiglia indo-europea). Dal punto di vista religioso, i Curdi appartengono invece - così come Arabi e Turchi - alla corrente "sunnita" ossia. ortodossa, maggioritaria nel mondo islamico. Dai canti· popolari alla più recente produzione a stampa, la loro letteratura si esprime nella lingua curda. Ne è anzi un veicolo di gelosa conservazione, nonché strumento di presa di coscienza e di rivendicazionedellapropria autonomia,afronte dellepersecuzionio.deitentatividi sradica.mento subiti. Altra caratteristica di tale letteratura a noi misconosciuta, ma già storicizzata da uno studioso e poeta come Emin_Bozarslàn, è di aver scelto quale mezzo prevalente di espressione la poesia, sull'onda ancora vitale della tradizione dei canti popolari (si ascolti, in particolare, l'incisione discografica del "bardo" Temo: La tradition et l'exil, Radio France, Parigi 1981). Questa produzione poetica è stata scelta e introdotta in italiano in una recente antologia, curata da Gianrobèrto Scarcia e da Biancamaria Scai:ciaAmoretti: Un destino in versi: liricicurdi(VecchioFaggio, Chieti 1990). Temi attuali.di denuncia e di protesta politica vi si alternano ad altri più convenzionali, in cu{ l'ispirazione è comunque una originalemiscela di amore mistico e profano, salvo restando in primo piano il sentimento nostalgico per la patria negata. Dall'antologia citata riportiamo e proponiamo al lettore alcuni testi esemplari, di seguito alla presente nota. Per completare questa breve panoramica, è opportuno tuttavia specificare che gli scrittori e i poeti curdi non hanno disdegnato di avvalersi delle lingue dei paesi "ospiti": in particolare dell'arabo, rivolgendosi così a una più ampia koinè, di cui pure si sentono partecipi, se non ·altro per originari motivi religiosi. È il caso di uno dei più importanti poeti irakeni contemporanei, Baland al-Hàidari, appunto di estrazione curda. Egli ha partecipato a suo. tempo al cosiddetto Movimento di Poesia Libera: una delle fondamentali esperienze innovatricinella letteraturaarabamoderna,sotto l'aspetto formai~ e quello contenutistico, non aliena da modelli àngloamericani quali T. S. EliÒt, o l'oriundo libanese - più che noto anche da noi - Gibràn -Khàlil Gibràn. Nel componimento di al-Hàidari che presentiamo, è affrontatosenzamezzi ter-mini e con coraggio il tema della necessaria laicizzazione delle società medio-orientali: terreno di battaglia da millenni. fra I~ tre religioni "sorelle", monoteistiche e "rivelate", ovvero teatro di una pesante egemonia da parte di quélla fra esse che abbia prevalso. Ciò, in chiave ovviamente progressista, ma con riferimento esplicito non tanto alle grandi città occidentalizzanti, quanto al proprio modesto villaggio d'origine e a situazioni di arretratezza analoghe, contro ogni tentazione di compiacimento idilliaco. Non appare del tutto casuale, né è un caso del resto unico, che tale riflessione critica sorga proprio presso un intellettuale di una minoranza "a rischio", nell'area in questione. Un rischio, al limite, di fanatico genocidio, che ha già colpito e decimato in passato i confinanti Armeni. La stessa istanza emblematica - di sofferta riconversione dell'orizzonte metafisico - finiva per imporsi, ad esempio, sempre informa letteraria, nel magistrale racconto Uomini sotto il sole,'· del narratore e militante palestinese . Ghassàn Kanafàni (in Palestina tre racconti, trad. di Isabella Camera d'Afflitto, Ripostes, Salerno 1984). lo sono curdo Hemresi Resho · Io sono curdo, un folle curdo mangiacervelli spargisangue: constringo la carovana a volgersi indietro, rallegro gli amici, amareggio i nemici. Io sono fuoco, un fuoco furioso, per i curdi mi estinguo, · per loro sono profumato roseto: brucio le case dei fascisti. Io sono un fiume, un fiume a primavera, insensibile e incosciente, · un fiume fidanzato, a libertà promesso. Sono serpe, un serpe squamosa al caldo e al freddo indifferente. Piego· e luna e stella a far tramonto, dove striscio è veleno. 'Io sono leone, leone dai quattro colori catena degli schiavi spezzo in due, attendo al leone grigio per la vendetta a compiere dei miei. Io ero ... , ora sono Hémresh, per il Curdistan fatto predone, tale sarò fino alla tomba: curdo, e ne vado fiero. Finalmente Kemal Burkey Villaggi montanari rideranno e fette di orzo e di pane rideranno con loro. Ché da tempo il sorriso mia madre ha abbandonato. Molte cose si scambieranno: passato, futuro ... la povertà, l'oppressione. Il viaggio delle lettere dorate Baland al-Hàidari traduzione di Pino Blasone Ragazzi del mio triste villaggio, per più di un migliaio di anni noi siamo S!ati le lettere dorate della Toràh della Bibbia del Corano. Noi eravamo il mordace acuminato cesello che intagliava nei vostri occhi le nostre ombre inquietanti. E quelle oml;>resolite ad essere venerate nei vostri cuori divennero una storia senza uomini. Le lettere a volte crescevano così alte come un minareto, oggetto di reverenza, e altre·volte una chiesa su un monte inaccessibile, o altre volte ancora foschi patiboli e capestri, consapevoli delle vostre faccende informati dei vostri peccati nel nostro triste villaggio. , Per più di un migliaio di anni noi siamo state le lettere dorate della Bibbia della Toràh del Corano. Le lettere erano fatte di fango che assumeva ogni giorno la forma di un'empia minaccia: un idolo una frusta un sultano un dio o un diavolo ma mai un essere umano. Ragazzi del mio triste villaggio, per più di uh migliaio di anni noi abbiamo vissuto nell'oblio adorando nei nostri occhi le loro ombre inquietanti! ·31
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