Linea d'ombra - anno IX - n. 58 - marzo 1991

IL CONTESTO se derisa da troppi cristiani. E la regola di essa è così scritta: "a chj tj percuoterà la guancia destra porgi la sinistra, a chi ti muoverà lite per toglierti la tunica lascia anche il mantello ...". Persuasi che solo su questi principi si può fondare la pacifica convivenza dei popoli, noi accettiamo "la stoltezza cristiana" a costo di parere fuori della storia, che altrimenti continuerà a essere un.a catena di violenze o, se volete, un susseguirsi di fratricidi, cioè l'antistoria, e proponiamo: di renderne pubblica testimonianza, rifiutandoci ad ogni svuotàmento di essi, sia teorico che pratico; di accettare solo quei mezzi di fare la pace che non negano la pace, sia nei rapporti di nazione e di razza, come nei rapporti di classe e di religione, riprovando e condannando egualmente qualsiasi strumento di ingiustizia e di sopraffazione anche se si presenta sotto il nome di dovere; di creare un movimento di resistenza cristiana alla guerra, rifiutando l'obbedienza a quegli ordini, leggi o costituzioni che contrastano con la coscienza di chi deve preferire il comandamento di Dio a quello dell'uomo. Se la guerra è un peccato, nessuno ha il diritto di dichiararla, neanche un'assemblea popolare, tanto men.o di comandare altri uomini di uccidere i·fratelli. L'articolo di Ada Marchesini Gobetti, Quando non si deve ob.- bedire, che qui viene riproposto per la prima volta, risale almaggio 1962 ed è apparso nel "Giornale dei genitori", il mensile per l' educazione deifigli, da lei fondato nel 1959e diretto fino'alla scomparsa, avvenuta il 14marzo 1,968.Negli anni Sessanta il "Giornale dei genitQri" rappresentò un originale esperimento di educazione laica, diretto principalmente ai genitori e attento ai diversi aspetti della teoria e della pratica educativa. (Cfr. E. Tarozzi, Il "Giornale dei genitori" nella pedagogia popolare degli anni '60eP. Carbone,P. Polito, Il "mestiere di genitore" per Ada, in "Mezzosecolo", 7, Annali, 1987-1989, pp. 323-361. Per il pensiero educativo di A.M. Gobetti, vedi la raccolta dei suoi AdaGobetti e AldoCapitini di offesa"; propone la disobbedienza civile e l'obiezione di coscienza; assegna alla scuola e alla famiglia il compito non di formare ubbidienti che- non ragionano (Capitini), bensì quello di tr~smettere ai giovani "accanto ai valori del rispetto e della giusta obbedienza, anche quelli della ribellione e della disubbidienza". - scritti pedagogici, Educare per emancipare·, a cura di M.C.Leuzzi, con nota introduttiva di ·G. Fofi, Lacaita, Manduria, 1982). Dal punto di vista laico, il giornale pose e discusse temi importanti e ricorrenti come la sessualità, l'educazione religiosa, la famiglia, la scuola, i giovani, l'eredità della resistenza antifascista e il significato della costituzione, lapace.L'articolo Quando non si deve obbedire può.essere collegato a uno dei temi posti dalla rivista di Ada Gobetti, un tema che ha avuto ulteriori sviluppi solo negli anni Ottanta: l'educazione alla pace. Ma le prime iniziative sono già di quegli anni. Per esem-. pio è dell'aprile 1964 il Congresso - internazionale "L'educazione dell'uomo per la pace nel mondo", tenutosi ad Amsterdam, per iniziativa del!'"Associazione internazionale Montessori". Al pensiero di Maria Montessori è dedicato l'articolo di Milly Stracuzzi Mostardini Educazione epace (febbraio 1964, pp. 9-10). L'articolo, che riprende un libro omonimo della Montessori, pubblicato dall'editore Garzanti 26 Pietro Polito nel 1953, è così introdotto: "La pace non può restare più a lungo nel regno della speranza. La pace deve diventare una scienza ed è · necessario che questa scienza divenga la 'scienza della formazione dell"uomo'". Per "attuare l'educazione alla pace" - scrive Stracuzzi Mostardini - bisognerebbe "tendere ad eliminare la violenza da ogni aspetto dei rapporti tra l'adulto e il bambino". In che modo? Occorre "rieducarci, ·noi adulti, per educare meglio". A tal fine si auspica "un dialogo, tra i genitori e il loro "Giornale", sul problema di educare alla pace". L'interesse per l'educazione alla pace non è da scambiarsi pèr una adesione al pacifismo. Ada Gobetti - "rivoluzionaria liberale" (nel senso di Piero Gobetti), antifascista e partigiana, azionista, comunista-non fu mai pacifista. Solo negli ultimi tempi sviluppò una maggiore sensibilità per il tema della pace, attraverso Aldo Capitini, il filosofo italiano della nonviolenza, col quale aveva condiviso dopo la Liberazione la speranza in un rinnovamento "religioso" del! 'Italia. Risulta da una lettera del 21 aprile 1947, conservata presso la Fondazione "Centro studi Aldo Capitini" di Perugia: "E poi voglio dirle - scrive Ada - che ho letto Vita Religiosa [Cappelli, Bologna, 1942) e che son stata lieta di ritrovarvi tanti pensieri che sono anche miei, ma espressi come io non so esprimerli. Possibile che si possa richiamare questa povera umanità cieca e pazza a quel fondamentale senso religioso che solo potrà darci la salvezza?". Il tema della pace è ripreso e sviluppato piu ampiamente da AldoCapitini in un intervento presentato a un convegno sul!' educazione e la pace, svoltosi a Roma nel maggio 1964 ("Giornale dei genitori", luglio-agosto 1964, pp. 8-1O; poi inserito in A. Capitini, Educazione aperta, voi. I, La Nuova Italia, Firenze, 1967, pp. 280-284). Capitini fornjsce la sua risposta alla domanda: "In che modo, in quali forme attuare l'educazione alla pace?". Dopo aver affermato che, in seguito alla svolta atomica, non si può più parlare della guerra come di unmezzo di riconoscimento reciproco tra gli stati, perché "contiene ... la determinazione deJ· diritto internazionale, per cui in essa è conservata la possibilità della pace" (Hegel, Filosofia del diritto, 1821, par. 338), osserva: "Cade perciò opportuno accennare qui ad un orientamento quasi sèonosciuto, e pur rispondente a questa esigenza: le tecniche del metodo nonviolento. Chi le conosce? chi le insegna? chi le impara". Tra queste, la più misconosciuta e attaccata, allora come oggi (nonostante il riconoscimento legislativo avvenuto nel 1972)è l 'obiezione di coscienza. È interessante riflettere sulle analogie e le differenze tra l'articolo Quando non si deve obbedire di Ada Gobetti e quello L'educazione alla pace di Capitini. La Gobetti sembramuoversinella scia di Capitini. Valuta positivamente "le protest_econtro il pericolo atomico", riferendosi esplicitamente alle marce della pace promosse da Capitini e dal MovimentQnonviolento; segnala "il bisogno di forgiare armi nuove di difesa: e anche Fin qui le analogie. Ada Gobetti non segue più Capitini sul terreno dellanonviolenza.Ellanon accetta "il principio che se la storia ci presenta leguerre, noi possiamo impegnarci a non farle in nessun caso". Si badibene: innessun caso. Al contrario, per Ada, le tecniche della nonviolenza sembrano attuabili "nelle condizioni attuali e sempre più, speriamo, in quelle future", cioè in un contesto in cui "tutti, anch~gli avversari, rispettino, sia pure formalmente, un certo livello di civiltà". In altri termini, non sempre alla violenza si può ri~pondere con la nonviolenza. Anche inAdaGobetti èpresente la convinzione comune a tanta parte del pen,sierolaico(daPieroGobetti a Norberto Bobbio) che in alcuni casi non rispondere alla forza con la forza equivale a cedere alla forza dei prepotenti. Diversa è la posizione di Aldo Capitini, che nel campo laico appare isolata e senza eredi: "bisogna - scrive - che l'umanità senta che, portati ali' estremo tutti i tentativi razionali di salvare la pace, non c'è da accettare disperatamente la guerra, perché resta ancora una trincea: la lotta col metodo nonviolento". In questi giorni la guerra è tornata a essere una alternativa praticabile alla pace: Non può non far riflettere che si sia a cettata disperatamente la guerra, senza avere esperito "tutti i tentativi razionali di salvare la pace". E ancor più non può non spaventare che la nonviolenza, ignorata dai potenti edalla cultura, sia rimasta la forza preziosa· dei piccoli gruppi.

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