IL CONTESTO Raramente gli anniversari sono motivo di seria riflessione e le eccezioni meritano di essere segnalate. È questo il caso del centenario della nascita di don Primo Mazzo lari che, anche per il momento in cui è caduto, ha rappresentato una fertile occasione per distinguere Mazzo lari da certo mazzolarismo e iniziare a far uscire il parroco di Bozzolo - noto per il suo antifascismo, per le attenzioni di cui fu fatto oggetto da pwte del Sant'Uffizio, per la pas.torale verso i "lontani" e le sue battaglie a favore della pace - dalle schiere dei dimenticati o dei santini. . In questa direzione è andato il convegno celebrato a Urbino dal 7 al 9 novembre scorso, venuto a coincidere con la pubblicazione Nato a Boschetto (Cr) nel 1890 nel se~o di una famiglia di contadini, Mazzolari entra nel ,.seminario di Cremona nel 1901. Sono gli am:iidella crisi modernista e Mazzolari ne segue le vicende, simpatizza con il movimento murriano, è in stretti rapporti con p. Pietro Gazzola e il° vescovo Geremia Bonomelli. Consacrato nel 1912, nel '14 è sulle posizioni dell 'interventismo democratico. Volontario nei servizi di sanità, poi cappellano militare, viene smobilitato nel 1920. È parroco di Bozzolo (Mn) dal '20 al '21, poi di Cicognara (Mn)dal '21 al '32dov'èoggetto di intimidazioni da parte dei fascisti, indi arciprete ancora di Boizolo dove resta fino alla morte. Il suo primo libro, La più bella avventura (1934), è ritenuto erroneo dal Sant'Uffizio che interviene poi anche nel caso di Impegno con Cristo ( 1943). Quando si astiene la curia romana, ci pensa la censura del regime, con denunce e sequestri (/ cattolici italiani e i_lcomunismo, 1937; Tempo di credere, 1941). Già in rapporti d'amicizia con Piero Malvestiti, partecipa alla Resistenza con ii Movimento guelfo. Arrestato dai repubblichini e poi rilasciato, resta alcuni mesi nascosto fino alla Liberazione. Suscitano scalpore il suo dibattito con Guido Miglioli (Con Cristo, 1947) e le lettere che scambia con Davide Lajolo, ali'epoca direttore dell'edizione settentrionale de "L'Unità" 22 DonMazzolari e il Dio defigurato delle guerre Alfonso Botti della preziosa testimonianza resa da Lorenzo Bedesch.i in L'ultima battag{.ia di Mazzolari 1 , che oltre a ricostruire la vicenda del foglio mazzolariano "Adesso" di cui fu partecipe, presenta le lettere a lui dirette dal parroco di Bozzolo. Colto e di vaste letture (autori francesi soprattutto), Mazzolari non fu e mai si atteggiò a intellettuale. Fu anzitutto parroco ed è nel senso forte della pastoralità che va cercata anzitutto la sua peculiare cifra2 • Che non poche analogie presenta con don Milani ( 1950). Intanto, negli ultimi giorni del' 48, ha fondato il quindicinale" Adesso" (1949-59)che gli procura ammonizioni e provvedimenti disciplinari da parte dell'autorità ecclesiasticanel '51, nel '54 e nel '56, a causa delle posizioni che assume sui temi della rivoluzione cristiana, del rapporto con le forze della sinistra, del dialogo con i comunisti e i protestanti, della pace e del1'obiezione di coscienza. Sofferente di cuore, muore il 12aprile 1959. (A.B.) (di cui si veda la lettera inedita pubblicata a lato), pur così diverso per forrnaziooe, linguaggio, temperamento. Molto resta ancora da studiare, tuttavia, dell'esperienza mazzolariana. La ricerca è anzi appena agli inizi anche a proposito del suo impegno a favore della pace e della· sua scelta non violenta3. Sulla quale più che le atrocità belliche (impresa libica, grande guerra, guerra civile spagnola, gueua d'Africa, secondo con fii tto mondiale, Resistenza, guerra di Corea) di cui fu testimone più o meno prossimo, influì probabilmente l'esperienza vissuta nei primi mesi del 1920 nell'Alta Slesia come cappellano militare e l'originale concezione del peccato maturata poco più di un decennio dopo. Non si dimentichi che don Primo aveva preso parte con entusiasmo al primo conflitto mondiale. Con lo sparuto drappello dei cattolici democratici del tempo, dei quali condivideva le ansie di rinnovamento religioso venute al pettine· con la crisi modernista, egli aveva ritenuto che si dovesse superare con l'esempio la frattura risorgimentale dei cattolici con la patria. Era stato allora volontario in sanità, poi cappellano militare. Alcuni scritti postumi testimoniano del travaglio ·successivo e della sua progressiva presa di distanze dalla dottrina cattolica della guerra giusta. Critico dei modi e della retorica clerico fascista, di fronte alla guerra d'Africa non riuscì ad andar oltre nella denuncia forse a causa della concezione, propria della teologia anche più avanzata dell 'epoca, che attribuiva alle guerre coloniali lo statuto di guerre sui generis. Giudicò poi la guerra civile spagnola nei terrnini non di crociata, ma di '.'orrendo fratricidio". Fin dall '.ingresso dell'Italia nel secondo conflitto mondiale sviluppò una serie di riflessioni attorno al tema dell'obbedienza e -dell'obiezione di coscienza 4 • Tema sul quale insisterà durante. la ricostruzione con una serie di pensieri, aforismi e citazioni poi confluiti in Tu non. uccidere 5 • Ma, come si è detto, è il primo dopoguerra ad avere un ruolo decisivo nel suo itinerario. Tedeschi, polacchi e francesi ai quali si aggiungono i soldati italiani, fanno dell'Alta Slesia postbellica un singolare crocevia di lingue, popoli e nazionalismi. Il comportamento dei soldati induce Mazzolari a considerazioni di chiaro sapore antimilitarista, mentre le divisioni tra il clero tedesco e quello polacco gli lasciano scolpiti nell'anima gli ef- . fotti deleteri di ogni connubio tra idea religiosa e nazionalistica. I frequenti colloqui con un giovanè ufficiale francese simpatizzante dell'"Action francaise" gli confermano ulteriormente che il di• scorso religioso finisce per snaturarsi se speso a complemento di quello non solo nazionalistico, ma -perfino nazionalitario. Forse non è un caso che a quei mesi risalga pure la rilettura di·Guerra epace 6 • Anche se in seguito Mazzo lari farà dell'interpretazione sine glossa del "tu non uccidere" il punto di forza della propria scelta pacifista e nonviolenta, l 'impres- ·sio_neè che tale ap;rodo non sia espressione di un radicalismo evangelico, per così dire, 'immediato, quanto piuttosto il risultato della sofferta esplorazione delle· lacerazioni indotte dai nazionalismi e del rigetto della copertura religiosa di cui essi sovente si servono per legittimarsi e incontrare consensi meno circoscritti. E qui s'incontra l'altro motivo forte sul quale Mazzolari poggia la propria posizione. "Il peccato - scrive nel '34 ne La più bella avventura, forse il suo scritto migliore sul piano teologico-pastorale - più che la disobbedienza, è la defigurazione di Dio la quale si compie ogni qualvolta gli attribuiamo pensieri, intendimenti, azioni che non gli convengono" 7 • E quale defigura- · zione maggiore di quella che chiama Dio a schierarsi in un conflitto da una delle parti, che pretende derivare dalla sua volontà missioni storiche, piani imperiali d.iconquista, ali' insegna del "Dio è con noi" o del "Dio lo vuole" ? È probabilmente nota l'ammirazione che Mazzo lari ebbe per Gandhi di cui v'è più di una traccia suite pagine di "Adesso". Meno si sa, invece,. della via attraverso cui vi giunse. Nella sua prefazione, anch'essa postuma, ai Pensieri del Mahatma, si legge: "Quasi non vorrei scrivere di lui per non interrompere la segreta venerazione che gli ho sempre dato da
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