contraddizioni del rock business. Soprattutto in Inghilterra il fenomeno pu~ aveva assunto il rilievo di un definitivo smascheramento: esistevano le condizioni ideali per un gigantesco happening generazionale da vivere nei calderoni suburbani in trasformazione. La "grande truffa del rock & roll" spiazza momentaneamente i burattinai della società dello spettacolo; ma il rilanciato mito della controcultura è destinato ad avere il fiato corto ed è lo stesso sistema produttivo a essere chiamato ben presto in causa per "articolare la riconciliazione di ribellismo e capitale". Da allora, il grande riflusso: la disco music, il tecnopop, la mitologia del look, la leggerezza coatta degli anni Ottanta. Non c'è da sorprendersi se il giovane-studioso perde una certa rigidità accademica e il gusto per il lavoro sistematico e si spinge in direzioni diverse e talora perverse che stimolino maggiormente la sua curiosità: "mi scoprii poco interessato all'organizzazione del business musicale in quanto tale, preferivo studiare I 'impatto dell'innovazione tecnologica e la subordinazione ai mass media". L'altro grande problema che sembra coinvolgerlo in modo crescente è quello relativo ali' elemento umano, al musicista: in particolare indagando sul contesto che ha creato una fuorviante opposizione tra il dilettante suburbano e ribelle e il professionista che accetta le regole dell'industria. Un tema che suggerisce grandi. speranze anche in chi come il sottoscritto aveva colto nei primi lavori di Frith (che restano comunque di indiscussa rilevanza) alcuni limiti tipici dello specialista sociologo. È infatti persino ovvio che ùn determinato approccio al rock e alla pop music in generale si basi sulla considerazione di un prodotto destinato ai consumatori di-una precisa fascia-d'età (teenagers e ventenni), quindi con uno status sociale emarginato e transitorio che li dispone facilmente alla rivolta (purché altrettanto velleitaria e non destinata a durare). Su quella strada era facile prevedere risultaMUSICA ti apprezzabili soprattutto nell'analisi generale del sistema di produzione e consumo: e indubbiamente Frith ha colto fin dall'inizio notevoli spunti sulla figura del consumatore di rock (più che un guerrigliero un Peter Pan, il cur rifiuto di crescere che non ha molti significati politici ma piuttosto edipici). Su quella strada invece non era facile produrre scoperte altrettanto significative riguardo ·acoloro che fanno musica rock. E non a caso nel suo primo libro Frith ha dedicato ai musicisti uno spazio piuttosto modesto, ammettendo tra l'altto che le sue difficoltà erano determinate anche dalla varietà di individui con origini, valori e credenze molto differenziate, che rendevano avventurosa qualsiasi generalizzazione. Oggi che una esasperata frammentazione del mercato ha reso estremamente difficile qualsiasi generalizzazione anche sul consumo, lo studioso sembra rinunciare a un approccio troppo sistematico, preferendo la dimensione del critico militante, innamorato delle occasioni "live" e delle intuizioni che possono raggiungerci mentre si è "colti dal piacere" di vivere un evento musicale. (Anche se talvolta è un po' irritante lo sguardo di quel presenzialista attento, intelligente e un po' troppo lontano dal fruitore di massa che ha al suo fianco.) Ecco perché quest'ultimo libro di Frith si lascia leggere con più divertimento e anche con maggior libertà, scorrendo avanti e indietro come su una tastiera, riprendendo e confrontando temi e divagazioni che a prima vista possono sembrare impossibili da collegare. In un simile gioco c'è spazio davvero per qualsiasi esplorazione anche al di là dei confini del rock: da una suggestiva riflessione sui tempi della diffusione del jazz in Gran Bretagna, al ruolo storico della BBC come "focolare radiofonico" nella resistenza all'invasione delle nuove proposte americane; da un divertentissimo saggio sulla (mai abbastanza discussa) importanza dei.testi poetici delle canzoni a un esemplare ritratto di Ennio Morricone come "genio" delle colonne sonore; delle recenti infiltrazioni afro pop al video come grande incognita dei Novanta; dalla difficile e inquietante autoanalisi di un critico rock agli arguti spunti sull' con cui i fans imitano i divi. Ma una consistente parte del volume (intitolata "Eroi della classe operaia. E un'eroina") è dedicata ai protagonisti: una serie di capitolettiritratti di musicisti, i cui destini (nel bene o nel male) rispecchiano alcuni nodi essenziali. E la scelta è quanto mai sorprendente: John Lennon, gli Specials, il vignettista rock Ray Lowry, Paul Weller degli Style Council, Green Gartside degli Scritti Politti, gli Husker Du, BruceSpringsteen e soprattutto Grace Fields (grande cantante leggera inglese degli anni Trenta-Quaranta). Davvero non è e non vuol essere una Hit Parade; ma è qualcosa di ben più st_imolante! Proprio per questi meriti Il Rock è finito è un testo che merita l'attenzione di tutti, appassionati del genere e non. Quanto al titolo italiano, si rifà a un brano dell'introduzione in cui Frith afferma che il rock (nato con Presley, cresciuto con i Beatles e morto nell'epoca punk dei Sex Pistols) è "uno degli ultimi tentativi romantici di conservare forme di produzione musicale - l'interprete come artista, l'esibizione come condivisione- rese obsolete dalla tecnologia e dal capitale". In questo senso possiamo tranquillamente concordare con il sociologo Frith: il rock inteso come fenomeno consumistico di massa è una storia conclusa. Ma il rock va inteso anche come linguaggio, come assieme di tracce residue del lavoro di tanti musicisti. E questo assieme ancora si evolve e si rigenera nella disperata speranza di trovare nuove falle nel sistema, di çleterminare nuove miscele con altre schegge impazzite nella sempre più frammentaria Babele della pop music, di far esplodere altre energie creative. Ecco, il rock come linguaggio (disponibile a tutto, a qualsiasi imbastardimento o compromesso) forse non è ancora morto. Neppure per Frith. u G u A G L A N z A w M ....J w a: ::::, a: .... "' o -~ rossoscuola TUTTI I COLORI D~LLA SCUOLA Con il1991,piùpagine e piùcolore, una nuovagrafica, un nuovo formatopiùpraticoe maneggevole,nuovicollaboratorie nuove redazioni locali. Pedagogia della differenza, scuola multietnica,letteratura su e per gli "anni verdi", politicascolastica, lotta al "mal di scuola" e allaselezione, educazione ambientale,alla pace e ai dirittiumani,reportages da tutto ilmondo, inchieste, denunce, dibattiti, polemiche, ecc. Unainiziativaeditorialedi ScholéFuturo,associazionedi idee.Unnumero6.000lire.Abbonamentoannuale(5numeri) 25.000lire,cumulativocon École, laprimarivistaitalianadi educazioneambientale,40.000 lire. Versamentisul CCP 26441105intestatoa Scholé,via S. Francescod'Assisi,3 - 10122Torino,Tel. 011/545567- Fax 011/549552 OL 92 B E R A R E L N z w a: w LL LL e E CENT R"ivistainternazionale di dibattito teorico e politico Trimestrale Uno spazio di confronto e di aggregazione aperto a quanti si richiamano alla teoria marxiana e ai progetto comunista; a quanti vogliono continuare a pensare, a capire, a progettare con le armi della critica N. 4 - febbraio S. Amin G. Frank L. Cillario La cnst del golfo - U. Santino Fenomenologia dell'orlandismo -L. Cortesi C. Cases Ancora un partito per i comunisti, dopo il PCI? - M. Florio S. Loleggio A. Catone A. Natoli M. Bonzio Il tema. L'Urss e l'Est europeo - S. Timpanaro -Dialogo sul materialismo - M. Buiatti Marxismo e biologia - Un testo di L. Althusser inedito in Italia - B. Silver Il caso di Israele - Rassegne, lettere, note Pp. 192, L. 15.000-f\bb. L. 50.000-Ass. (3 copie o più) L. 40.000-Richiedere a Marx centouno, v. Festa del Perdono 6, 20122 Milano t. 02/58305261 o a Edizioni Associate, v. del Biscione IO,00186 Roma, t. 06/6892586----6897I26, ccp. 48282008
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