Linea d'ombra - anno IX - n. 57 - febbraio 1991

5 p E T T- A e o L o TESTAMENTO E AMORE INCONTROCON TADEUSZKANTOR a cura di Georges IJanu Kantor e la morte Da.quasi quindici anni Kantor si era ritirato nel Teatro della morte come Goya nella Quinta del sordo: una reclusione totale. Ma in questo universo rigorosamente chiuso ognuno dei due si comportava da padrone assoluto, e poteva liberare le proprie paure, urlare i propri timori, scatenare i propri mostri. Entrambi hanno scoperto molto tardi quest'imprigionamento che ha trasformato gli importanti artisti che essi erano in geni della notte. Goya e Kantor si esprimono compiutamente allafine, quando si dedicano anima e corpo alla costruzione di una prigione - la loro-da cui non potevano più uscire, è vero, ma in cui la loro arte poteva raggiungere il massimo di intensità. Di incandescenza. Kantor è davvero esploso nel suo stesso mondo. Provava C'est mon annjversaire (E il mio compleanno) e dopo due scatti di ira che, come dice Guy Scarpetta,facevano perfino parte della sua strategia per mettere costantemente in crisi l'equilibrio raggiunto nel gruppo, è morto nel suo letto, al numero 7 della rue de Sienne. La morte del!' artista preda dei suoi più terribili segreti, in una stanza chefinisce per saltare in aria e trascinarlo con sé. Kantor non ha lasciato il teatro della morte cui in questi ultimi tempi aveva collegato un vocabolo bizzarro, l'amore, pe,fino estraneo; ed è lì che egli è imploso. Come un alchimista che avesse trovato il segreto tanto a lungo cercato e da cui non poteva più separarsi. Di ciascuno dei suoi spettacoli Kantor faceva l'ultimo spettacolo, dando a esso il senso di un addio ... Il suo teatro era abitato, o meglio animato, da quello che Jean-Pierre Sarrazac ha chiamato "il gesto testamentario". Viveva ormai solo guardando ali' indietro, non nostalgicamente ma con quel!' ironia carnascialesca che ritroviamo soltanto nei Testamenti del suo maestro, François Villon. La morte, essi la trattavano come "una realtà del rango più basso". Un gioco. Mosca cieca ... Ma la morte arriva sempre di sorpresa, e l' ultjmo spettacolo di Kantor non è stato una delle sue ultime opere abitate dallo spettro del genio, ma uno schizzo, un abbozzo, un'opera d' incertezza. Con un titolo non orgoglioso e non provocatorio, con un titolo una volta tanto pacifico, tranquillo, O, douce nuit... o dolce notte ... stille nacht. Una ninnananna per la notte di Natale su sfondo di famiglia attorno al caminetto e gusto di avanguardie ritrovate. Un'opera in cui c'era tutto Kantor, quello in continuo dialògo con i suoi morti e quello che risuscitava i suoi maestri degli anni Venti-Trenta, i suoi amori di allora. Questa volta Kantor non dirigeva più lo spettacolo dalla scena, come un padre che segue i figli da vicino, ma rimaneva al lato, come attaccat9 al proscenio, inquieto, attento, incantato. Oggi mi sembra che questa sua immagine rimanga la più sorprendente: era passato dal!' altro lato, sul!' altra rivà della "dolce notte". La morte costruisce senso. La morte rovescia nel suo contraFoto di Fabio D'Amico !archivio Ubulibri).

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